Afferrai la borsa con all'interno delle armi e notai sul tavolino del salotto la mia forchetta. Naturalmente la presi, ma appena la vidi stretta nella mia mano, con le mie iniziali e quelle di Richard incise sopra mi scese una calda lacrima sul viso. Avevo annientato tutta la sua famiglia in sole due settimane, ero diventata un... mostro? Questi pensieri tormentarono la mia testa per tutta la strada che percorsi quella notte, stavo camminando da almeno due ore. Sentii delle urla da una casa vicina, poi un silenzio tombale, qualcuno si stava divertendo senza di me. Mi avvicinai all'abitazione e la mia attenzione venne attirata subito dalla porta aperta, sembrava fosse stata scassinata. Entrai senza esitazione, ma comunque senza fare nessun rumore, mi diressi all'istante al piano di sopra dove sentii dei gemiti di dolore in una stanza sulla sinistra. Avvicinai l'orecchio, il rumore di un liquido che scorreva sul pavimento era l'unico suono a spezzare quel silenzio che poteva significare solo una cosa: chiunque fosse stato lì dentro era morto. Presi la mia forchetta ben stretta nella mia mano ed entrai.Un uomo era in ginocchio sopra i corpi senza vita di una coppia. Stava tagliando la gola della donna, mentre il marito era già morto al lato destro del letto. Si girò verso di me e, con un sorriso da maniaco, face uno scatto nella mia direzione. Non si era accorto della forchetta che si conficcò nella sua spalla, mi guardò negli occhi sorpreso. Subito dopo lo spinsi lontano da me e gli tolsi il coltello che teneva stretto nella sua mano destra, mentre si trovava fermo, senza nessun tipo di paura o tremore, mi disse "Ora cosa vorresti fare? Non hai il coraggio di uccidere un uomo! Avanti! Guardati! Sei una stupida ragazzina, cosa pensi di fare?!" Stava urlando e mi dava fastidio oltre ogni cosa al mondo, la mia espressione concentrata diede spazio al mio largo sorriso, i miei occhi erano vuoti, senz'anima. "Di certo non ucciderò mai un uomo..." Sentendo queste parole si iniziò ad avvicinare, sempre con quella sua faccia da pazzo, d'altronde non diversa dalla mia. "... Però niente mi ferma dall'uccidere una stupida bestia..." Si fermò di scatto e mi guardò confuso, io portai dietro la mia testa il coltello per poi lanciarlo verso l'assassino, l'oggetto era sprofondato nel suo stomaco e lui si era inginocchiato a terra, dolorante e impaurito. "Veramente credevi non ti avrei fatto niente? Avanti! Guardati! Sei uno stupido pezzo di merda! Cosa pensavi di fare?" Mi scappò un sorrisetto mentre mi avvicinavo al killer, tirai fuori dalla mia borsa un martello da lavoro, con un manico di legno e la testa di ferro.
Gli ruppi i piedi. Stava urlando dal dolore e mi imprecava contro, che fastidio. Il suono che facevano le sue ossa quando si rompevano, però, era come una melodia per le mie orecchie. "Se non la smetti di urlare aumenterò la tua pena" Dissi, ma lui mi guardò con odio sussurrando "Puttana..." "Cosa? Non ti ho sentito, cosa hai detto?" Rimase in silenzio "Vigliacco" Dopo aver detto ciò portai con violenza il martello sulle sue parti basse, sapevo fosse doloroso, ma non tanto da svenire di colpo come fece lui. "Non esagerare, non è che avessi tanta roba" Notai solo dopo aver detto questo che non poteva sentirmi, decisi di finirlo, tanto ormai non poteva provare altro dolore. Stavo per distruggergli il cranio, quando una vocina mi bloccò dal mio intento "MAMMA! PAPA'!" Mi girai e vidi una bambina che aveva all'incirca 10 anni, le lacrime che le rigavano il volto erano simili a quelle che versai quando vidi il corpo senza vita di mio padre... o di mia madre...
Non volevo che mi desse la colpa per ciò che era successo "Non sono stata io" Mi uscii solo questa stupida frase dalla bocca "Allora chi è stato!? Chi ha fatto questo ai miei genitori!?" Disse tra le lacrime, io mi girai verso l'uomo in fin di vita a terra. Lei si avvicinò "E'... è stato lui?" "Si" "Te gli hai fatto questo?" Questa ragazzina era piuttosto sveglia e matura per la sua età. "Si, però era troppo tardi per i tuoi" Dissi abbassando la testa, non riuscivo più a vedere quella povera ragazzina in lacrime, così sconsolata. Percepii la bambina avvicinarsi al colpevole e quindi alzai lo sguardo, prese il coltello dal suo stomaco e, per il dolore, l'uomo si svegliò urlando. Lei non si fermò e lo accoltellò diverse volte, io non riuscivo a credere ai miei occhi. Una bambina che sembrava tanto innocente era appena stata la causa della morte di un uomo. Mi guardò e mi disse "Non voglio andare in un orfanotrofio" Il mio sguardo sorpreso cambiò in interessato, interessato a quella persona che davanti ai miei occhi era diventata una di noi. "Vorresti stare con me? Mi servirebbe una come te." Mi guardò confusa e annuì.
"Grazie di aver tramortito quel tipo, se non lo avessi fatto probabilmente mi avrebbe uccisa" Le sorrisi mentre ci stavamo dirigendo al piano di sotto, il silenzio fu padrone della nostra camminata finché lei disse "Mabel" "Cosa?" "Mabel, è il mio nome" "Kira... ti piacciono le bambole?" "Preferisco i peluche, ma si, perché?" "Se vuoi abitare qui è importante" Dissi mentre aprii la porta di casa, mi accolsero le mie due amiche che, preoccupate, mi corsero incontro. Poi guardarono Mabel. Sasha mi chiese "Chi è lei?""Lei è... la nuova arrivata"
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Verso la pazzia
HorreurLa mia mente si inabissa sempre più nella pazzia, nell'oscurità. Ormai vedo solo sangue e paura, urla e terrore. Non riesco più a essere razionale, ho bisogno di qualcuno, ho bisogno di te, ma non ci sei più e ora voglio solo vendetta. Questo mondo...