Quarantunesimo giorno
Certo lasciare Louis solo in quell'hotel aveva rattristato Harry così tanto, soprattutto quando la notte prima avevan fatto quel gran sesso. O amore. Sì, meglio definirlo amore.
Quella mattina, una giovane ragazza era venuta a bussare alla porta della loro grande suite, venuta a riferire ad Harry che sua madre, Anne, lo stava aspettando al telefono, si decise senza preoccupazioni di scendere nella hall. Diede un'ultima occhiata al suo ragazzo che stava ancora dormendo con le labbra socchiuse, decise di spostargli i capelli che gli coprivano la fronte, e gli regalò un baciò. Lo lasciò lì inerme, promettendo di tornare prima che si sarebbe svegliato.
«Abbiamo bisogno di te a casa, Harry» disse Anne con un tono di voce abbastanza alto.
«Cosa è successo, mamma?» rispose il riccio aggrottando le sopracciglia.
«Ti racconto appena torni, muoviti figliolo» la donna sospirò, e ad Harry vennero per un secondo dei brividi.
«Mi stai preoccupando, per favore mamma, dimmi» ribatté il giovane.
«No, te lo spiego dal vivo»La donna attaccò senza spiegazioni, quella situazione lo stava preoccupando parecchio, scosso dalla conversazione salì sull'ascensore e premendo il tasto del piano in cui si trovava la stanza che condivideva con Louis, pensò non vagamente alla notte prima che aveva trascorso. Nei suoi pensieri si fece vivo il corpo del ragazzo dagli occhi blu, piccolo, minuto, con pochi muscoli a dir la verità, ma allo stesso tempo sensuale, affascinante, perfetto.
Il fatto che avessero perso la verginità insieme lo sentì più che onorato.
Certo, ma che ne può sapere Harry dell'amore a sedici anni?Nessuno poteva capirlo, nessuno poteva capire cosa provasse ogni volta che i suoi occhi guardavano quella meraviglia di Louis. Avevano fatto l'amore perché sentivano di amarsi, sentivano di essere pazzamente innamorati.
Appena rientrò nella suite vide che il ragazzo ancora nudo stava dormendo, avrebbe fatto in fretta, sarebbe andato in villa T e poi tornato più velocemente possibile in hotel.
Gli avrebbe lasciato un bigliettino in caso si sarebbe svegliato prima del suo ritorno."Amore, è successo qualcosa a villa T, non preoccuparti per me. Passeremo i più bei dieci giorni insieme, non mi interessa di Eleanor, dico davvero. Torno prima di pranzo, promesso.
Ti amo,
Tuo, sempre, Harry."Pensò che quella scritta andasse bene, forse per non farlo agitare quanto lo era lui.
Il suo ragazzo era un dormiglione e non poteva farci assolutamente niente.
Si mise dei jeans attillati che potessero evidenziare la lunghezza delle sue gambe ed una camicia che raffigurava delle motociclette, ovviamente tutto Saint Laurent. Ah, ma senza scordarsi degli stivaletti di pelle.Accostò l'unica finestra della suite, l'odore di sesso ancora si sentiva.
Mise il bigliettino sul divano al centro della stanza, sicuro che lì, Louis lo potesse vedere.
Harry sorrise un'ultima volta al suo ragazzo, prima di uscire definitivamente dalla stanza.
Non poteva assolutamente sapere che, una mezz'oretta dopo, accidentalmente, la finestra sarebbe stata spalancata totalmente dal vento fresco, facendo cadere il bigliettino e nascondendolo sotto il divano.
Louis si svegliò svogliatamente sentendo delle nocche battere sulla porta.
«Harry, apri tu» disse.
Non ricevette nessuna risposta, ciò lo fece sgranare gli occhi e si alzò immediatamente.
Pensò fosse Harry che, sbadatamente, si era dimenticato la chiave della loro stanza e stava facendo di tutto pur di svegliarlo.
Piegando la maniglia, praticamente urlò «Harry, non ti scordare della chia-Oh, salve»
«Signor Tomlinson, dovrei passare l'aspirapolvere nella vostra suite» disse la donna mulatta che come nome nella targa aveva "Trisha".
«Sì, certo, ha per caso visto un ragazzo più alto di me di qualche centimetro, con occhi verde e capelli ricci?» chiese aggrottando la fronte.
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17BLACK (Larry Stylinson)
Fanfiction«Che stai facendo?» chiese Harry, sedendosi accanto a lui. «Cancello la cronologia, i miei genitori non devono vederlo» rispose. Harry di scatto gli prese il polso destro per poi lasciarlo andare quando «Aspetta un attimo» disse. «Che devi fare?» gl...