Quattordicesimo capitolo

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Cinquantaseiesimo giorno

Ed era in momenti come quelli che bisognava avere il controllo delle proprie emozioni, che queste non scoppiassero come una bomba, che queste non vacillassero dai pori del proprio corpo.
Harry era turbato quella mattina, si svegliò già con le lacrime agli occhi che tutta la notte era riuscito a nascondere e trattenere. Il fatto che lui avesse sedici anni non doveva per forza significare che fosse un ragazzino dal pianto facile, no, Harry si promise di non piangere più dall'ultima volta, ma quella promessa non l'avrebbe mantenuta da lì a poco, perché il dolore che provava era lancinante. Non aveva mai provato nulla del genere, qualcosa che negli organi si stava corrodendo, qualcosa che lo stava uccidendo infinitamente. Harry non aveva più le forze di andare avanti, in quel momento voleva mettere in pausa tutta la situazione creatosi poco tempo prima e ripartire per non tornare più. Quella notte pensava di condividere il letto troppo vuoto con Louis, ma ciò che gli venne riferito lo spezzò tanto da non rivolgergli neanche più la parola. Ma cos'era che in realtà lo infastidiva? Perché, per quel che sapeva, loro due si era ufficialmente lasciati quando lui stesso era partito per New York senza avvisare il liscio. E probabilmente, Louis, aveva avuto modo di portare a letto la prima ragazza che gli era venuto in mente. Quindi in teoria, la rabbia suscitata in Harry era più che ingiustificabile.

Ma nonostante ciò, le sue paure si erano totalmente concretizzate, il perderlo, ecco, perderlo era la sua paura più grande.
L'amore che provava verso quel liscio era indescrivibile, qualcosa che non si riesce neanche ad immaginare, perché per lui, Louis era il vero amore. Il primo vero amore. E, probabilmente, il fatto che lui provasse queste sensazioni, erano una prova per poter, finalmente, dichiarare, che sì, Louis era il suo amore.
Harry stava dando tanto a quella relazione, a quante volte dava buca a Niall fino all'essere rimasto fedele al suo stesso ragazzo, a quanto lui fosse sempre in fissa con gli occhi blu del suo amante. E tutto quello che aveva fatto, non era stato per niente ripagato.

Quella notte voleva solamente riposare fra le sue braccia, respirare e sentire il suo profumo, stare bene e baciarlo fino allo sfinimento, e magari, sperava, in un "Facciamo l'amore", ma i suoi piani erano stati annullati per via della totale cavolata che aveva fatto il suo ex ragazzo.
Era vero, non gli aveva fatto spiegare come le cose erano andate realmente, ma ci era voluta sola una frase per non fidarsi più e ritrovarsi con il cuore a pezzi.

Louis ancora dormiva nella stanza accanto, era il suo piccolo rifugio da quando era ancora un pargoletto. Il vuoto che provava era doloroso, il fatto che sapesse di aver perso le speranze di essere perdonato per aver lasciato alle spalle ciò che restava di loro, lo rattristava ancor di più. In quel momento aveva voglia solo di sprofondare nel suo letto e rimanerci fino a quando Harry non gli avrebbe chiesto di alzarsi. Aveva solo la voglia di sentire la sua voce e sentire le braccia pesanti a causa del corpo del riccio. Ma non poteva sperarci, non poteva neanche sognarlo. Non poteva credere di averlo fatto davvero, di aver fatto sesso con una persona che non era Harry, si fece schifo, molto più di quanto pochi giorni prima si sentiva di essere.

I suoi occhi iniziarono ad aprirsi al rumore del cigolio della porta, quando riuscì ad identificare il volto della madre, si coprì con le lenzuola in modo che si proteggesse da qualcosa di ignoto.
«Tesoro, è tardi, mi hanno chiamato dalla centrale della polizia» la voce della madre era un po' tremolante, ma fu questo a risvegliarlo. La donna, soddisfatta di aver centrato un argomento d'interesse, gli si avvicinò ancora di più e gli si sedette accanto «Non potrai credere a quello che mi hanno riferito, Louis» continuò lei, sorridendo. Il figlio alzò di veramente poco gli angoli delle sue labbra, con tutta quella poca forza che si trovava «Ti aspettiamo in salone, siamo tutti giù, mh?». Questo voleva dire solo una cosa: Harry.

Jay ci stava mettendo parecchio, erano quasi dieci minuti che era nel piano superiore per convincere il figlio a scendere. Harry si stava letteralmente torturando le unghia delle mani, le aveva sudate, e i suoi occhi erano parecchio gonfi, ma non volle dare a vedere la sua tristezza e delusione, non poteva manifestare il suo dolore, non davanti alla sua famiglia. Ma Anne notò quanto suo figlio fosse in iperventilazione, gli prese la mano destra ed incrociò le sue dita con quelle del suo bimbo, gli sorrise per fargli capire che lei ci sarebbe sempre stata, qualunque sarebbe stata la sua decisione.

17BLACK (Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora