Capitolo 17 - Non è un addio, ma un arrivederci!

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Dopo minuti interminabili di corsa, giungo finalmente alla foce di un grazioso fiumiciattolo però molto inquinato. "Dove è andata?" penso mentre annuso i tronchi degli alberi per cercare qualche traccia. Non mi resta altro che sorpassare il fiume camminando sopra i sassolini che sono impantanati nel suo letto. Sono ricoperti di muschio e perciò molto scivolosi. L'acqua è gelida e preferirei evitare di cascarci dentro. Davanti a me si staglia un boschetto composto da pochi alberi e alcuni cespugli sparsi per il prato. Ad un tratto, sento un odore particolare, forse troppo. "Che roba è?" mi domando mentre annuso il terreno con attenzione. Sembra un misto fra pesce marcio e una qualche strana composizione schifosa, ma non riesco a percepire altro. "Magari Eva è passata di qui..." ipotizzo, riprendendo il cammino verso la direzione che la traccia mi indica. "E se mi stessero tendendo una trappola?" penso aggrottando la fronte.


Ma ormai è troppo tardi. Una figura scura slaccia un nodo legato ad un tronco e una rete mi cade sul corpo. Non riesco più a liberarmi, tento invano di strappare la corda ma senza risultati. La figura si avvicina a piccoli passi verso di me, mentre io mi preparo al peggio. "Che mi accadrà ora?" penso disperata. Mi sento sollevare da qualcuno, poi un pizzico e infine buio. Mi sento così affaticata, depressa e abbandonata. Forse avrei fatto del meglio ascoltando il consiglio di Giada, avremmo potuto proseguire insieme il viaggio e nulla di tutto questo mi sarebbe accaduto. Però, a pensarci bene, magari in questo "soggiorno" da questi tipi magari riesco a scoprire qualcosa. In effetti, non avevo pensato a questa alternativa, quindi ora sono ancora più motivata di prima. Apro gli occhi, con fatica, ma riesco ad aprirli abbastanza da capire dove mi trovo: sbarre di metallo, spazio ristretto, niente finestre, un minuscolo lettino lercio e qualche panno rovinato steso a terra. "Mi hanno portato in una cella..." penso mentre mi preparo psicologicamente ai fatti che potrebbero accadermi. "Ok, Kora, stai calma, pensa ad un modo per fuggire da qui..." mi ripeto nella mente infondendomi sicurezza. Fuori non c'è anima viva, ottimo. Non ho strumenti per distruggere nè forzare la serratura, pessimo. Non ci sono finestre nè aperture...no, aspetta un attimo. Un'apertura c'è. Sul soffitto della cella c'è una grata nera quindi quasi invisibile mezza aperta che mi fornisce aria da respirare. Quindi deduco che conduce fuori da qui. Provo svariati modi per arrampicarmi, ma senza riuscirci. Sento un rumore, mi sistemo sul lettino e aspetto che qualcuno passi davanti alla cella, faccia il controllo e poi se ne vada. Come faccio a saperlo? Fatti miei. Ma con mia sorpresa, c'è Eva davanti alla mia cella, che sghignazza contenta della mia situazione. -Hahahaha, sei in trappola! Povera piccola, senza nessuno che ti aiuti!- mi dice la gatta con il suo solito tono irritante. -Me la cavo benissimo da sola, bella- rispondo con coraggio alla gatta. -Hihi, vedo che qui qualcuno fa la coraggiosa *si avvicina alla gabbia* ma non credo che ci farai una bella fine qui- mi sussurra con perfidia. -Sei malvagia! Io lo sapevo, perchè nessuno mi ha creduto? HO fatto bene a sospettare di te! Sei senza cuore, spregevole e...non sei degna di nessuno!- rispondo infuriata, mentre lei mi squadra sdegnata. -Avrai paura, cara, tanta, hahahahaha, ora me ne vado, ciao, a domani- mi dice in tono frivolo -A domani, Miss Piagnucolona!- le grido mentre lei si allontana compiaciuta. Sono stanca di sopportarla, ora faccio una bella dormita e tenterò di sognare cose belle.

L'indomani mi sveglio presto, consumo il mio misero pasto e decido di ritentare la fuga. La grata, pur essendo stretta, dovrebbe essere della mia misura, quindi dovrei riuscire a infilarmici dentro. Dopo svariati e inutili tentativi, riesco a staccare la grata dal condotto e quindi ad aprirmi un varco più spazioso. Salto all'interno del condotto e inizio a strisiciare verso l'unica via possibile: la libertà! sento già l'aria strofinarmi il pelo e accarezzarmi il muso. Mentre continuo a viaggare nel condotto penso a cosa avrei fatto appena uscita, avrei ritrovato le mie amiche e...Kemmy. Vedo una luce molto grande e forte davanti a me. Provo a tuffarmi verso essa e mi ritrovo in un giardinetto molto curato e coltivato. Ma, appena muovo qualche passo, Eva si piazza davanti a me. -Sapevo che avresti cercato di uscire, ti conosco troppo bene, cara lupacchiotta monella!- mi dice la gatta mentre si strofina la coda. -E io sapevo che tu saresti stata qui! Anche io ti conosco troppo bene, cara la mia gatta, non pensare che io non sia furba!- le rispondo ringhiando. -Oh, mi conosci?- domanda con voce dolce la gatta, nascondendo un malvagio sorrisetto. -Sì, e anche fin troppo bene, tu non conosci nulla del mio passato, perciò non sai se conoscevo qualche tuo parente o qualche animale che mi ha fornito dettagliate spiegazioni...- le rispondo facendo la superiore. -Mi sa che...il tuo cammino finisce qui!- urla munendosi di un arco che probabilmente teneva allacciato alle spalle. -Sai, che tutti ricorderanno me, ma nessuno ricorderà te?- le chiedo, con voce tenera. -A me non interessa essere ricordata- sento che la sua voce inizia a traballare. Proseguo. -Io, ho compiuto imprese eroiche, ho aiutato la salvatrice, l'ho supportata! E tu? Non hai fatto niente! Sai solo essere cattiva e nessuno vorrà ricordarti!- le ricordo. -Basta, stai zitta- sta iniziando a incupirsi, a mollare, il mio piano sta funzionando. -Mi dispiace, poverina, hai perso la famiglia, la tua casa, oh, quanto mi dispiace!- -ADESSO BASTA!- grida scagliando una freccia. Gli attimi che seguono sono tragici. La freccia mi colpisce nel petto, sento un dolore acuto, insopportabile, vedo il mio sangue fuoriuscire dalla ferita copiosamente. Vedo una luce, nella mente scorre tutta la mia vita, rivedo mia madre, mio padre, i miei fratelli, Giada, Whitey, Kemmy, la freccia la luce e poi ritorno al presente. "E' finita" penso.


CIAO...QUESTO CAPITOLO NON AVREI MAI VOLUTO SCRIVERLO. CREDETEMI, DARE VITA AD UN PERSONAGGIO E POI, VEDERLO SPARIRE, E' BRUTTO, PER UNO SCRITTORE. QUINDI, PER ME E' STATO DIFFICILE SCRIVERE QUESTA PARTE E ANCHE IMMAGINARLA. LA REGALO A VOI, ANCHE SE SO CHE A MOLTI DISPIACERA'. MA QUESTO CAPITOLO DOVEVA, E RIPETO DOVEVA, ESSERE INSERITO NEL MIO LIBRO. PIU' AVANTI, NE CAPIRETE LE MOTIVAZIONI...PER ADESSO, RINGRAZIO TUTTI PER AVER LETTO IL MIO LIBRO E CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO.


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