4. Il vicino di stanza

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La stanza non è molto grande, ma questo non mi crea problemi

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La stanza non è molto grande, ma questo non mi crea problemi. Il letto a una piazza, coperto da vari strati di colorate coperte e cuscini dalle forme inusuali, occupa gran parte dello spazio. Sopra di esso troneggia uno specchio, che riflette la poca luce che filtra dall'unica finestra.

Non mi stupisce che il rettangolo di vetro incastonato nella parete sia così piccolo. È il modo migliore per trattenere il calore, oltre all'antico soffitto in legno che troneggia sopra la mia testa.

Lascio le valigie sul pavimento e mi lancio sul letto, assaporando la morbidezza del materasso e il profumo di menta, un odore familiare che mi fa capire che Erin deve aver sistemato la camera.

Ho sempre avuto un rapporto particolare con le novità. Mi creano problemi, perché per natura ho bisogno di certezze, di un porto sicuro in cui ripararmi, eppure, allo stesso tempo, odio la monotonia. Sento di far parte di qualcosa di più grande e misterioso, che aspetta solo di essere scoperto. Può sembrare contraddittorio, ma in fondo la vita non segue nessuna logica e prova ne è stata la rivelazione dell'esistenza dei maestri dell'anima.

Non per niente sento che la monotonia della vita di tutti i giorni sta per essere spezzata e questo non può che rendermi entusiasta.

Molleggio leggermente e con un salto mi alzo dal letto. Non ho molto da fare e l'idea di disfare le valigie non mi attrae. Purtroppo, so bene di non poter scendere, perché sono in atto i preparativi della mia iniziazione.

Guardo l'entrata della camera e dopo un attimo di esitazione decido di uscire. Il corridoio non è molto illuminato. Alla mia destra una rampa di scale mi conduce agli altri piani e davanti a me, socchiusa, c'è una porta. Una luce tenue fuoriesce dallo spiraglio, facendo risaltare il buio presente all'interno.

Se non sentissi un ronzio provenire dalla stanza, sarei convinta che non ci sia nessuno.

Raddrizzo la schiena e mi avvio verso la camera oscura. Devo pur sempre fare la brava vicina e quel Bryan non sembra disposto a fare la prima mossa.

Busso. "Scusa il disturbo, sono quella nuova."

Non risponde nessuno e, dopo il secondo tentativo, mi prendo la libertà di spingere lievemente sul legno per guardare all'interno. La prima cosa che mi colpisce è un computer, la cui luce illumina tutta la stanza di quell'azzurro che si intravedeva dal corridoio. I mobili e il letto sono appena distinguibili tra i giochi di ombre.

Cerco con lo sguardo il proprietario della camera, ma non lo trovo, fino a quando non vedo una massa scura dalle forme simili a quelle di un corpo giacere sul pavimento.

Oh mio Dio!

Senza pensarci due volte mi lancio verso di essa, emettendo un urlo. Però, prima che possa arrivare al corpo, inciampo su dei fili e rialzandomi cerco a tentoni l'interruttore della luce. Finalmente la stanza si mostra completamente, così come il corpo di un biondo.

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