«Qualcuno di voi sa dirmi quali sono gli elementi del romanzo ricollegabili alla corrente del romanticismo?»
Silenzio assordante.
«Nessuno? Michael?»
Continuai a scarabocchiare sul mio quaderno, sperando che, forse, avrebbe deciso di far parlare un'altra persona.
«Michael?» mi richiamò facendomi alzare la testa.
«Si?» domandai dedicandole tutta la mia attenzione, anche se in quel momento sarei solo voluto sparire.
«Ti ho chiesto a quali conclusioni sei arrivato dopo aver svolto l'esercizio per oggi»
Luke si girò a guardarmi. Mi morsi il labbro e feci un respiro profondo.
«Scusi, non ho capito la domanda»
«Ti ho chiesto quali sono gli elementi del romanzo ricollegabili alla corrente del romanticismo» ripeté la signorina Jensen.
Abbassai lo sguardo sul foglio, ritrovandolo bianco. Beh, era più che logico. Non sapevo neanche di che cosa stesse parlando...
«In quale romanzo?» domandai confuso.
Si alzò qualche risata di sottofondo. Tipica routine.
«Il sindaco di Casterbridge, Michael. Che ovviamente non hai neanche letto...»
«Oh, no, mi è piaciuto» risposi guardandola.
«Ah ah, certo» mi liquidò immediatamente «Qualcun altro?»
«La cosa che preferisco di quel libro è che lo spazio viene descritto dalla prospettiva di un'ape, che vola da una parte all'altra della città»
Mentre parlavo, potevo sentire gli occhi di Luke addosso. Sembrava vagamente interessato a quello che stavo dicendo.
«É molto visivo. Quindi credo che Hardy abbia scelto di identificarsi non con un dio onnipotente ma con un insetto. La più piccola e inutile creatura che esista. Il che, é molto romantico» conclusi, accennando un piccolo sorriso e passandomi la pena nera tra le dita.
«Può essere l'argomento per la tua tesina finale» rispose la signorina Jensen sorridendomi, orgogliosa del fatto che sapessi la risposta. Non era male come professoressa.Era arrivata l'ora di pranzo. Camminavo per la mensa con il mio vassoio, in cerca di un tavolo libero, quando ad un certo punto sentii una voce che mi chiamava.
«Michael, ciao!»
Feci un cenno con la testa e mi diressi verso Luke. Era seduto con i suoi due migliori amici, Ashton Irwin e Calum Hood.
«Siediti qui con noi»
«Certo» risposi. Mi sedetti al loro tavolo e appoggiai il vassoio. Avevo preso una lattina di Coca Cola ed un piatto di spaghetti. Adoravo gli spaghetti, ma mai quanto la pizza. Quella non la superava nessuno.
«Ehm... conosci già Ashton e Calum, vero?» mi domandò il biondo indicando i due ragazzi.
«Si, siamo-siamo al corso di matematica insieme»
«Perché non fai mai i compiti?» mi chiese Ashton girandosi verso di me.
«Perché... è la cosa che faccio meglio»
«Ciao Michael» mi salutò Calum mentre si metteva in bocca una patatina fritta. Ci era capitato di parlare qualche volta.
«Ciao» dissi, prendendo un sorso dalla lattina di Coca Cola.
«Ma cos'è che scarabocchi? Fai l'artista schizzato nel suo magico mondo? Non ascolti mai quello che dicono i prof»
«Perché tu ascolti?» chiese Luke al riccio che era seduto accanto a me.
«Mi fai vedere che cosa disegni?»
«Si, certo» risposi alzando le spalle.
Mi abbassai verso il mio zaino e tirai fuori un libro. Ashton lo aprì e incominciò a sfogliarlo. Pagina per pagina.
«Ma tu sei fuori» mi disse Luke, dopo aver guardato i miei disegni.
«No» lo bloccò Ashton «Si dice sensibile. Gli artisti sono sensibili. Mi fai un disegno per la festa di capodanno che sto organizzando nel locale di mio fratello?»
«Dici davvero?» domandai stupito. Voleva un disegno da me?
«Si. Possiamo ingrandirlo, fare dei poster, gli inviti, i volantini...»
«Sì!» ci disse Luke mostrando il suo perfettissimo sorriso «É fichissimo, giusto?»La sera mi sedetti alla scrivania, accesi la lampada e presi un blocco per i disegni.
Impugnai la matita e cominciai a buttare giù qualche schizzo. Sentii bussare alla porta quindi presi i libri e nascosi il disegno sotto di essi. I miei pensavano che stessi facendo i compiti.
«Ciao Michael, come va?» domandò il mio patrigno mentre era sulla soglia della porta.
«Bene» risposi senza staccare gli occhi dall'espressione di matematica che avevo davanti,
«Che stai facendo?»
«Un esercizio di matematica?» dissi, indicando il libro che avevo davanti.
«Bene! Così mi piaci!»
Sorrisi, ma, appena se ne andò, levai tutti i libri e ricominciai a disegnare.
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The Art of Getting By| Muke
FanfictionMichael è un semplice diciottenne che vive a New York. Lui ritiene che, i compiti e l'impegno nello studio, siano solo delle perdite di tempo. Non immagina che, solo per una semplice sigaretta, la sua vita cambierà radicalmente. Dalla storia: «Prim...