• Chapter 9 •

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«Questa è una festa consumista perché omologarci alla massa?» chiesi, non capendo perché ci trovavamo in un ristorante.
«Perché i single devono unire le forze a San Valentino; come naufraghi che si stringono per scaldarsi»
«Chissà tu quanti ne avrai festeggiati» dissi, facendo ridere Luke.
«Cos'è? Un modo elegante per dirmi puttana?»
Non dissi una parola, annuii soltanto e mi misi a ridere.
«Quello più bello l'ho passato con mio padre» disse sorridendo.
«Dove eravate?»
«Nel Tennessee. Avevo sei anni e se n'era già andato di casa, ma ogni tanto tornava. E quel giorno arrivò in moto e mi portò a fare un giro. La sera cenammo con dei pancakes al cioccolato in un ristorante.
Mi aveva lasciato ordinare... E invece tuo padre dov'è?» mi chiese di punto in bianco.
«A... Pechino. Si è trasferito lì anni fa, durante il boom economico»
«Siete rimasti in buoni rapporti?»
«Mi chiama» risposi alzando le spalle «E mi paga la retta della scuola; ma siamo troppo diversi. Credo di averlo deluso come figlio»
Per qualche secondo ci guardammo solamente negli occhi. Si sentiva il chiacchiericcio delle altre persone presenti nel ristorante.
«Sono stato un po'... a Tokyo con lui quando avevo sette anni. Era il direttore di una società e lavorava 14 ore al giorno.
Io passavo il tempo con una baby-sitter che parlava solo giapponese; era impossibile comunicare. Dopo un po' di tempo non sapeva più dove mettermi e quindi mi lasciava tutto il giorno in albergo. Ero un vitello all'ingrasso» raccontai, facendo ridere Luke.
«Com'eri da bambino?» mi domandò sorridendo.
«Sicuramente molto meglio di come sono adesso» risposi guardandolo negli occhi.
«Ma dai!»
«Non sto scherzando! Ero sempre felice, espansivo. Ero molto... curioso.
Ma comunque sapevo già come sarebbe finita. Mi prese una tristezza sconfinata quando capì che stavo cambiando e che la mia vita sarebbe sicuramente peggiorata... Avevo nostalgia del tempo che se ne andava... Che c'è?» chiesi vedendo che non diceva niente «Sono strano, giusto?»
Luke scosse la testa dicendo «No, non sei strano» Si passò una mano nei capelli per poi dire «È strano non avere il ragazzo.
È tanto che sto da solo...»
«Forse perché il tuo stagno si è prosciugato. Non c'è più acqua»
«Tu sei fuori» rispose il biondo ridendo.
«Sono una persona molto sensibile» dissi sorridendo.
«Hai mai avuto... rapporti sessuali?»
«Ehm... certo, un sacco» scherzai io.
«Dai, l'hai fatto o no?»
«Perché mi fai questa domanda?» chiesi serio «Lo sai che non l'ho fatto»
«Beh, che ne so non... non ne abbiamo mai parlato»
Seguì il silenzio imbarazzante.
«Hai mai pensato a me?» mi chiese iniziando a giocare con il suo piercing.
«Che cosa vuoi dire?»
«Lo sai che cosa voglio dire. Hai mai pensato di farlo con me?»
«Perché mi fai questo?» domandai dopo un minuto di silenzio.
«Vuoi fare sesso con me?»
Io a quella domanda rimasi spiazzato.
Non riuscii a spiccicare parola. Tra noi due regnava il silenzio. Mi guardava negli occhi aspettando una risposta che io non riuscivo a formulare.
«Stavo scherzando» disse ridendo «Che stupido. Cioè, prova a pensarci. Sarebbe troppo strano»
Io in tutto questo ascoltavo solamente.
Ero ancora troppo scioccato.
«Tu sei il mio unico vero amico, meglio non rovinare tutto»

                                   *

«Sentiamo che fanno Ashton e Calum? Michael? Michael?»
«Io devo andare» dissi immediatamente senza pensarci due volte.
«Che cosa?» mi domandò Luke confuso.
«Non mi sento tanto bene» risposi mentendo.
«Okay. Allora... ci vediamo domani?»
«Non lo so» dissi sincero. «Penso che è... sbagliato. Non ha senso»
«Smettila di pensarti addosso Michael!» mi urlò dietro Luke mentre mi stavo allontanando.

                                   *

Rimasi sdraiato sul letto a fissare il soffitto per ore. Luke continuava a chiamarmi ma io non rispondevo. Non avevo voglia di parlare con lui.

The Art of Getting By| MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora