«Ashton» dissi, appoggiando il mio quaderno sul tavolo.
«Fratello»
«Che ti pare?» domandai, riferendomi al disegno.
«È strafico!» rispose lui entusiasta.
«Ha un'atmosfera amichevole e gioiosa» aggiunse Luke sorridendo «È perfetto per la festa. Allora, che facciamo Basquiat?»«La regola numero uno per marinare la scuola-» iniziai a dire mentre uscivamo dalla metropolitana, schivando la gente che camminava nel verso opposto al nostro.
«Io ho già marinato la scuola!» mi interruppe il biondo «Si, ma chissà che avrai fatto»
Luke mi fece la linguaccia, però io proseguii a parlare. «Regola numero uno: marinare la scuola è divertente»
«Ti sembra forse una regola?» chiese alzando le sopracciglia.
«Regola numero due: marinare poco per preservare lo specialismo»
«Questa parola te la sei inventata!» disse girandosi a guardarmi.
«Regola numero tre: fai qualcosa di culturalmente gratificante per giustificare l'atto» dissi, mettendomi le mani in tasca.
«Regola numero quattro: sei un idiota»
«Sbagliato» lo ripresi, mentre ci fermavamo al semaforo «Regola numero quattro: Noodles»
«Noodles?» domandò con un'espressione confusa sul volto.
Andammo a comprarli e poi ci fermammo in un cinema, per guardare un film.
Era francese, però era sottotitolato.
Sempre meglio di niente.
La sala era vuota. Eravamo solo in quattro. Contando anche me e Luke. Qualche volta mi girai a guardarlo. Aveva aperto il suo zaino e tirato fuori un paio di occhiali, che aveva indossato. Chi l'avrebbe mai detto che Luke Hemmings porta gli occhiali da vista. Però su di lui non stanno male, anzi, devo dire che sono carini.«Ah, è così che ci vedi? Tu saresti il vecchio e io la nipotina dodicenne?» chiese sorridendo divertito.
«No!» risposi immediatamente.
«Porti tutti i ragazzi a vedere questo film? È la tua arma segreta?» scherzò il biondo.
«Quando salti scuola ti accontenti di quello che c'è» gli spiegai, passandomi una mano nei capelli.
«Scherzavo» disse lui ridendo.
«Ehi» dissi prendendolo per un braccio.
«Che c'è?»
«È il marito di mia madre» dissi, indicandogli un uomo che attraversava la strada, di fronte a noi.
«E allora?» domandò non capendo dove volessi arrivare.
«Beh, primo, il suo ufficio è dall'altra parte della città e secondo ha un'aria... strana» continuai guardandolo. Sembrava piuttosto spaesato.
«Seguiamolo!»«Ma che sta facendo secondo te?» mi chiese Luke mentre camminavamo, tenendo sotto controllo il mio patrigno.
«Starà andando da un cliente» presupposi.
«Io scommetto che sta andando a trovare la sua amante. Anche il mio patrigno tradiva mia madre» mi disse il biondo con una specie di mezzo sorriso.
«Può darsi» risposi, tenendo per ipotesi l'affermazione appena sentita.
«Senza offesa ma... ha un fare molto sospetto» sussurrò Luke avvicinandosi.
Era qualche centimetro più basso di me, e questa cosa mi piaceva davvero molto.
«Che ci fa in quel postaccio?» chiesi vedendo Jack seduto in una tavola calda. Aveva con sè la sua 24 ore e il giornale. Sembrava stesse cerchiando qualcosa. Forse degli annunci...
«Allora forse non deve vedere l'amante ma comprare... droga da una sgualdrina tossica!»Stavo salendo le scale per dirigermi in classe quando incontrai il preside.
«Oh, salve signore» dissi salutandolo.
«Sei peggio di una spia della guerra fredda. Ti muovi furtivo nell'ombra» mi rispose lui, scherzando.
«Io?» domandai guardandolo «Ma se sono sempre qui»
«Ho visto che ti sei fatto nuovi amici» aggiunse, sistemandosi la giacca grigia.
«Non esattamente. È ancora tutto da vedere» risposi, mentre mi dondolavo sui piedi.
«No» disse immediatamente «Sono contento per te Michael. Però... devi stare molto attento»
«Cos'hanno che non va?» chiesi mettendomi sulla difensiva.
«Niente. Ma... diciamo che hanno la strada più in discesa rispetto a te. E sono sicuro che non fate gruppo per studiare. Senti, ho un'idea da proporti, tra poco ci sarà la giornata dei professionisti» iniziò, prendendo un sorso del suo caffè «E noi scegliamo sempre uno studente che rappresenti la Morgan e organizzi la giornata. Quindi che accolga gli invitati, li accompagni nelle varie classi e gli dia quello di cui-»
«Lei scherza, vero?» lo interruppi ridendo e scuotendo la testa.
«Devo considerare quello che mi ha detto la signora Dogerty?»
«La supplente?» domandai alzando un sopracciglio.
«Si esatto, perché fumare all'interno del campus significa sospensione immediata»
«Non mi passa neanche per la testa» risposi in meno di un secondo.
Già non andavo bene. Ci mancava soltanto la sospensione.
«Nessun problema! Vada la per sospensione. A partire da adesso-»
«Ah» dissi con frustrazione «Va bene, va bene! Lo farò»
«Fantastico!» aggiunse il preside sorridendo. «Allora ti manderemo una
e-mail con gli orari e tutti i vari impegni»
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The Art of Getting By| Muke
FanfictionMichael è un semplice diciottenne che vive a New York. Lui ritiene che, i compiti e l'impegno nello studio, siano solo delle perdite di tempo. Non immagina che, solo per una semplice sigaretta, la sua vita cambierà radicalmente. Dalla storia: «Prim...