Capitolo Quattordici

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Era buio. Percy si guardava attorno nella speranza di notare un piccolo bagliore di luce, sbatteva le palpebre freneticamente, gli bruciavano gli occhi. Non capiva dove fosse e chi lo avesse portato lì.
Non gli erano sembrate le Empuse coloro che lo avevano afferrato. O meglio, colui. Si era accorto che si trattava di una sola persona, immensamente forte, che lo aveva stordito attaccandolo da dietro senza lasciargli nemmeno il tempo di reagire. Non sapeva cosa fosse successo dopo, sperava solo che Frank stesse bene e che fosse riuscito a ritornare sano e salvo al Campo.
Dopo un po' decise di muoversi e cercò di alzarsi in piedi, inutilmente. Era legato, si accorse, ad una roccia vicino alla parete del Labirinto. Almeno lui sperava fosse ancora nel Labirinto.
Ad un tratto sentì un rumore, si girò di scatto tendendo le orecchie e facendo attenzione. Qualcosa si stava avvicinando con passo strascicato, pian piano, senza fretta. Percy s'immobilizzò dalla paura, il fiato gli si era fatto corto e iniziava a sudare. Con il cuore che gli batteva a mille pensò che quella sarebbe stata molto probabilmente l'ultima giornata della sua vita.

-Nico? Nico, per piacere alzati...- Hazel gli si era inginocchiata a fianco e lo aveva circondato con un braccio, accarezzandogli i capelli, tentando di trattenere le lacrime.
Alla notizia di Frank tutti avevano smesso di parlare, nessuno aveva notato che il figlio di Ade era crollato a terra, a parte Hazel, guardavano fisso nel vuoto, come se una qualche risposta potesse comparirgli davanti all'improvviso. Il figlio di Marte si lasciò cadere sul pavimento stremato dalla ferita ed incapace di aggiungere altro. Si sentiva in colpa per non essere riuscito a fare niente per Percy, avrebbe voluto rincorrere Lamia per ucciderla con le sue stesse mani ma non aveva potuto. Quel mostro era stato furbo: aveva attaccato il figlio di Poseidone da dietro, stordendolo con un colpo alla nuca, per poi velocemente ferire lui alla gamba, rendendolo impossibilitato a salvare l'amico. L'unica cosa che era riuscito a fare era stato tornare al Campo il più in fretta possibile, trascinandosi per il Labirinto. Si sentiva un completo idiota.
-Frank, raccontami cosa è successo minuziosamente.- Nico si era alzato, livido in volto. Chiunque avesse rapito Percy se la sarebbe vista brutta ora. Se poi avesse provato solo a torcergli un capello lo avrebbe gettato direttamente nel Tartaro. Era stufo di piangere e farsi sopraffare dalla tristezza, avrebbe agito perché lui amava Perseus Jackson e non avrebbe lasciato che nessuno s'interponesse ancora una volta tra lui e il suo Testa d'Alghe. Mai più.
-Lamia...Lamia ci ha attaccato alle spalle. Ha fatto perdere i sensi a Percy e poi ha ferito me alla gamba in modo tale che non potessi seguirli. Mi ha riso in faccia quando tentavo di correrle dietro dicendomi che nessuno poteva niente contro "Lamia", che i Campi ormai erano spacciati.-
-Chi è Lamia?- chiese Jason.
-Lamia è un mostro in parte umano e in parte animale, che viene spesso scambiato per un'Empusa.- iniziò a spiegare Nico in tono asciutto –Il mito dice che Lamia era la bellissima regina della Libia che ebbe in dono da Zeus il potere di togliersi gli occhi dalle orbite e rimetterli a piacimento. Come si sa, al fascino di una donna meravigliosa il Re degli dei non sa resistere, così si innamorò di lei, tradendo ancora una volta Era che decise di vendicarsi. Fece uccidere tutti i figli che suo marito ebbe avuto da Lamia, che, presa dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Questo suo comportamento la fece cambiare aspetto, diventò ben presto un essere immondo con una sola qualità: sapeva cambiare il proprio aspetto in modo tale da attrarre gli uomini per succhiare loro il sangue.
E' per questo che il cadavere di Kyle è così secco, gli ha bevuto il sangue. E' per questo che in quel corridoio del Labirinto al quale siete arrivati tu e Percy era così buio. L'idea che i vampiri odiano la luce del Sole non è nata per caso, Lamia adora il buio, quello che vedeva quando si toglieva gli occhi.
E' per questo che Rachel non riusciva a vedere nulla, era come se il suo occhio le fosse stato tolto.-
Calò nuovamente il silenzio. Ognuno in quella stanza stava cercando di metabolizzare quello che Nico aveva appena detto loro. Tutti i pezzi andavano al loro posto, ora. Mancava solo una risposta alla domanda perché?.

Chirone aveva deciso che era giunto il momento di agire. Aveva riunito tutti i Semidei rimasti e aveva raccontato loro gli ultimi avvenimenti. Era stato chiaro su quanto si sarebbe fatto da quel momento in poi. Nico, Hazel, Jason, Piper, Leo e Frank (che si era rimesso dopo aver mangiato un cubetto di ambrosia) sarebbero andati nel Labirinto alla ricerca di Percy. Se non fossero tornati entro tre ore, altri sei semidei sarebbero corsi in loro aiuto e così fino a quando non avessero sconfitto Lamia o non fossero morti tutti. Ogni semidio sperava nella prima opzione.
Dopo aver ricevuto gli ultimi ordini dal Centauro, i sei amici entrarono nel Labirinto seguendo Jason, l'unico che conosceva l'ubicazione del nascondiglio del mostro. Armi alla mano, procedevano con cautela, in rigoroso silenzio. Dopo una decina di minuti, Leo sussurrò nel buio –Scusate se vi faccio questa domanda stupida...ma sono l'unico qui che si è chiesto che razza di dono è quello di poter togliersi gli occhi dalle orbite?-

Percy continuava a tremare. Non vedeva il mostro ma lo sentiva. Era ad un passo da lui. Non stava facendo assolutamente nulla, era fermo ormai da qualche minuto. Il semidio aveva la strana sensazione di essere osservato, anche se c'era buio pesto. Ad un tratto la presenza accanto a lui scoppiò a ridere. Una risata cristallina, musicale che lui aveva già sentito.
-Percy, sul serio non ti ricordi di me?- la voce riprese a ridere –Sei qui ai miei piedi, paralizzato dal terrore e non ti ricordi?-
La presenza si mosse e si posizionò davanti a lui.
-Lo so, lo so che il buio è snervante per te, non sapere che nemico hai di fronte deve essere veramente terribile per un combattente come te.- la voce riprese a ridere –La cosa più divertente è che non hai nemmeno il coraggio di parlare. Forse sai già di essere spacciato, non posso darti torto sai? Hai perfettamente ragione. Nessuno si salverà, nemmeno il tuo Nico. Lui sarà il prossimo che ucciderò. E sai perché? Perché mi piace vedere soffrire tutti i semidei, matricola.-
Percy perse un battito.
-Kim-Kimberly?-
-La memoria ti è tornata all'improvviso matricola?- Kimberly rise, rischiarando il corridoio con una piccola torcia che accese ad un palmo dal naso di Percy –Il mio vero nome però è Lamia.- aggiunse sorridendo per poi alzarsi e rivelarsi con il suo vero aspetto.

<Angolo Autrice (?)>

Volevo solo dirvi che il prossimo sarà l'ultimo capitolo di questa storia.

Grazie mille a tutti quelli che la leggono e commentano :)

_nicla__

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