6° TANTO TEMPO FA

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20 anni prima

Quartiere di Ostatnia Nadzieja (ultima speranza)

<Daniel, sei sicuro che andrà tutto bene?>

<Come te lo devo dire? È un colpo semplice, entriamo, puntiamo la pistola verso il vecchio e ci facciamo dare l'incasso>.

<Ma perché non possiamo fare come al solito?>

<Allora proprio non mi ascolti, ti ho detto che in questo quartiere c'è troppa concorrenza e non possiamo permetterci di aprire una faida con qualche piccolo borseggiatore>.

<Ma Daniel, anche noi siamo piccoli>.

<Aaah, sei senza speranza; per fortuna hai me come amico>.

<Già, grazie Daniel>.

<Di niente, di niente>.

<Adesso ascolta attentamente, tu entrerai nel negozio e distrarrai il vecchio; in un secondo momento arriverò io e lo cogliero'alle spalle con questa>.

Daniel estrasse dalla tasca una pistola di piccolo calibro; il nero lucido brillava alla luce del sole dandole fattezze delicate come di un oggetto da collezione.

<Cavoli, che bella, è tua?>

<Beh, non proprio, diciamo che è un prestito>.

<L'amico che te l'ha prestata deve tenerci molto>.

<Direi di sì, quindi è meglio se ci sbrighiamo>.

<Ok, allora io vado, ma promettimi che arriverai subito>.

<Certo, sennò che razza di amico sarei?>

Un venticello fresco si alzò, mentre il giovane ragazzo attraversava la strada diretto al negozio del vecchio Smolak.

Era mattina inoltrata, nel locale c'erano solo il vecchio e un uomo ben vestito in giacca e cravatta; il ragazzo aspetto' vicino ad un grosso cartello che pubblicizzava una nota marca di televisori.

<Un giorno sarai mio> esclamò osservando il grande schermo a colori, davanti al quale campeggiava stupita la classica famigliola felice.

L'uomo in giacca e cravatta uscì dal negozio, era il momento di agire, seguire il piano che l'amico Daniel aveva escogitato con cura e poi godere del ricavato.

Entrò guardandosi attorno.

Il locale era un minuscolo spazio ingombro di oggetti per la casa, utensili da giardino e robaccia piena di polvere.

Si avvicinò al bancone dove il vecchio stava sfogliando una brochure che pubblicizzava il nuovo centro commerciale e la possibilità di acquistare uno spazio al suo interno.

<Mi scusi?>

Smolak alzò gli occhi seccato, cosa poteva mai volere un ragazzino a quell'ora del mattino?

Non sarebbe dovuto essere a scuola?

<Uhm, dimmi ragazzino posso aiutarti?>

<Sì signore, potrebbe farmi vedere qualcosa?>

<Qualcosa? Quest'opuscolo è qualcosa, l'anello che vedi infilato al mio anulare è qualcosa ma questo non vuol dire che sia quello che cerchi tu>.

<Mi scusi, intendevo dire qualcosa per mia madre>.

<E dimmi, cosa potrebbe interessare a tua madre? Magari un bel mestolo, utile in cucina e nell'educazione dei figli; oppure potrebbe gradire una bella scopa in saggina che come dicevano i nostri padri "zjednej strony oczyszcza inne korze" (da una parte pulisce dall'altra punisce).

Il ragazzino arretro', non stava andando come aveva detto Daniel; quel vecchio era completamente fuori di testa.

Doveva fuggire e non importava se l'amico si sarebbe arrabbiato; prima o poi l'avrebbe perdonato, ne era sicuro.

Si voltò e fu in quell'istante che sentì quel rumore, un click metallico e una tetra voce alle sue spalle.

<Pensavi fossi tanto stupido? Lo so cosa stai cercando di fare, ma sei capitato nel posto sbagliato>.

<Ma signore, io stavo solo cercando un regalo per mia madre>.

<Ah si? Ora lo vedremo>.

Il disco in ottone ruoto'più volte, componendo un numero conosciuto.

La polizia.

E poi il carcere minorile.

Il ragazzino scattò verso l'uscita, cercando scampo da quell'incubo.

<Dove pensi di andare piccolo bastardo?>

La porta si spalanco', mentre un colpo sordo inondava la stanza.

Il ragazzino cadde in avanti fra le braccia di Daniel.

Sangue e ancora sangue e poi una smorfia di dolore.

<Non è andata come avevi detto>.

Daniel s'impietri'incapace di utilizzare anche solo una particella del suo corpo.

Poi lo vide, vecchio, rugoso e ghignante, con in pugno quella belva a due teste; sputava saliva e sentenze come un diavolo spuntato dalle viscere terrene.

<Ben vi sta, così imparerete ad importunare un povero vecchio che si procura da vivere onestamente>.

Gli occhi di Daniel brillarono come fiamme ardenti pronte a bruciare ogni cosa.

Estrasse la pistola e sparò, perché lui era il fuoco, veloce e inarrestabile.

Una, due, tre lingue ardenti avvolsero il vecchio come un pezzo di legno secco e avvizzito.

Smolak urlò dal dolore e cadde pesantemente al suolo.

Daniel si avvicinò e vide in quegli occhi sbarrati la vita che scivolava verso l'aria, poi in alto, dove nessuno l'avrebbe potuta afferrare.

Il cuore si calmo', così come il respiro e lo sguardo.

Tutto era quiete.

Nessuno sparo.

Nessun dolore.

Svuoto'la cassa che conteneva solo qualche banconota di piccolo taglio e andò verso l'uscita.

Il giovane ragazzo non respirava più; di lui sarebbe rimasto solo un pallido ricordo e forse la foto su una lapide.

<Perdonami>.

Uscì, lasciando che le sirene della polizia facessero il resto.



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