Sono solo ed improvvisamente ripenso agli anni del liceo, lei è lì, sempre elegante in quel tailleur color vinaccia.
Sorride beata dalla sua posizione privilegiata d'insegnante e istruttrice, ma non è solo questo a renderla speciale.
Il garbo, l'intelletto e la candida bellezza, tutto in un solo essere.
Colgo quella parvenza di perfezione, tipica di un'opera d'arte ed inconsciamente esclamo: "ti amo", ma è solo un'illusione della mia giovane mente.
È felicità quella che provo?
Non ho risposte e questo mi tortura, più di quelle presenze che ogni giorno si palesano dal nulla.
Ritorno alla mia cella, stringo fra le mani una camicia sgualcita; stampata a livello del petto una cifra numerica. 29111005.
Che strano, le prime quattro cifre rappresentano giorno e mese della mia data di nascita; gli altri numeri mi dicono qualcosa ma non ricordo.
Buffo scherzo del destino.
Ora ritorno a lei, sorride mentre descrive le manie o i semplici vezzi di famosi scrittori.
Blocco il tempo quando si sofferma sulla figura controversa di Edgar Allan Poe.
Eccolo, è lui la mia nemesi, quello che avrei voluto essere e non sono mai stato; in noi convergono paura, delirio, irriflessione e piccoli distillati di genialità.
Dal quel momento divoro ogni racconto, cerco riferimenti o aneddoti sulla sua persona e mi struggo dal dolore pensando alla prematura morte.
Era il lontano 1849.
Aveva solo quarant'anni.
Ritorno al futuro, una sudicia cella, il flebile luccichio di una lampadina.... e poi lui.
Osserva, scruta i miei pensieri e gode di ogni apparente debolezza.
Balzella avanti e indietro con ritmo cadenzato, intonando una strana filastrocca a bassa voce.
"Gode il cacciatore fischiettando nella foresta, forte del fucile e il fidato cane.
Oggi è un giorno lieto, perché lieta è la caccia e nessuna preda potrà sfuggir.
Dunque arrivò quel momento e il bosco fu riempito di urla, dolore e sangue.
Il cacciatore rise e saltellò, perché molti erano i trofei che avrebbe portato a casa.
Ma la gioia è un sentimento effimero come del resto quest'inutile esistenza".
"Assurdo" pensai, osservando quell'essere informe.
Come può la mente umana generare certi scherzi?
Non credevo nei fantasmi o in presenze extracorporee, pur avendo passato l'infanzia in compagnia di strane e inquietanti visioni.
Era la mia coscienza analitica e pratica a parlare, suddividere e scartare le ipotesi più improbabili, ma come potevo rimanere impassibile di fronte ai fatti accaduti negli ultimi quindici mesi?
Semplicemente non potevo, quindi accantonai qualsiasi tipo di raziocinio e mi abbandonai a quel mondo oscuro e folle.
Ascoltai le parole di quel piccolo essere, che nel frattempo, con mio stupore si era trasformato in un fanciullo, diafano, dagli occhi spenti e il corpo segnato da decine di ferite più o meno superficiali.
"Tu vedi il mio dolore, il nostro dolore, non è vero?"
"Sì" risposi senza troppa convinzione.
"Bene e allora devi sapere che per lui è giunta la fine del viaggio".
"Per lui chi?"
"Per il cacciatore".
"E chi sarebbe?"
"Un uomo cattivo; molto cattivo".
Lentamente si dissolse nell'aria, come vapore acqueo o semplice illusione ottica.
Ricordo il suono della mia voce, mentre invano chiedevo aiuto.
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VARIANTE
HororFino a dove può spingersi una persona per amore? Può un uomo cadere fra le braccia del buio senza alcuna possibilità di ritorno? Walter Chris Stewart non aveva altre possibilità.... o almeno così credeva.