Non ci è dato sapere dove come e quando i nostri occhi si persero nel profondo l'uno dell'altra, non possiamo ancora dire è lui il mio pezzo di cuore penzolante o è lei il mio desiderio latente.
Ci è concesso soltanto sentire un recondito senso di appartenenza sulle labbra
che vanno in cerca dei baci in un ricordo appena accennato dal brivido.
Possiamo essere certi che pur non essendo soli oggi
ci sentiamo difettosi quasi non adatti a questi tempi perché quel che ci manca ancora è sempre l'immenso
di quello sguardo perso chissà dove e quando in una vita diversa da questa vita.
Avvertiamo l'esigenza
di cercarci fra la folla dei volti astratti che circonda i nostri giorni.
Inconsapevoli noi della ricerca affannosa dell'altro ci attacchiamo alla speranza che nel più improbabile angolo del mondo qualcuno
sta avvertendo la nostra assenza come se gli avessero strappato le radici del cuore e le avessero lanciate a caso nel vento soltanto per mantenere irrisolto all'infinito questo nostro vivere inquieto un bene che non è mai davvero pieno, intero, uno.
E chissà dove e chissà quando è il forse che ci accompagna sospirando mentre il tempo passa nell'attesa che avvenga
quel che la mente non si spiega, che la solitudine profonda del nostro essere si colmi di quei giorni, di quei respiri che ritornano
in un sogno fatto all'infinito in cui è sempre più vero l'abbraccio, il dialogo, il sorriso.
Tutto resta sospeso tra il respiro ed il battito nel silenzio dell'anima che pretende il resto di sé.