E vicoli ciechi

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« Ci devi riprovare. »

Abbassai lo sguardo sulle mani giunte che tenevo poggiate sul ventre. Dischiusi la bocca per parlare e sbattei le palpebre.

« Io... non- »

« Hermione » continuò Remus Lupin con fare paterno, accovacciandosi davanti a me e poggiando le sue mani ruvide sopra le mie. Sobbalzai appena e ricambiai lo sguardo intenso. « So che ti stiamo chiedendo una cosa davvero, davvero ingiusta per la tua età. Ma sono tempi difficili... e tu sei la strega più brillante della tua età » sorrise incoraggiante, così sorrisi a mia volta.

Mi strinse i palmi attorno alle nocche sbiancate e tese; sollevai lo sguardo verso Harry, Ron, Tonks, il signore e la signora Weasley... non potevo deludere tutte quelle persone. Non potevo deludere l'Ordine e la Resistenza.

« Lo farò » dissi con voce appena udibile. Poi ci riprovai. « Lo farò. Contate su di me » assicurai.

Lupin si alzò, non curandosi di celare la sua felicità. D'altronde ero la loro chiave di volta dopo mesi e mesi di calma piatta, in cui era difficile reperire le informazioni e anticipare le mosse delle schiere oscure.

Tremai. Il freddo della Stamberga Strillante penetrava oltre il legno marcio della struttura e ti scavava le ossa. Deglutii. Mi chiusi i bottoni del cappotto fino al mento, mi alzai a mia volta e me ne andai, seguita dai passi incerti di Harry e Ron.

Uscimmo dalla base del Platano Picchiatore e una sferzata di vento gelido pieno di neve ci colpì; sentii Ron borbottare che gli mancava l'estate.

Era passata appena una settimana da quando mi ero trasformata in Astoria e da quel giorno, almeno un po', tutto era cambiato. La mia percezione delle cose, i miei pensieri, le mie paure. La mia risolutezza era svanita, portata via dalle ultime temperature miti di fine novembre. Non ero sinceramente riuscita a dimenticare il vuoto allo stomaco che avevo provato quando Malfoy mi aveva baciata e non avevo alcuna intenzione di ritrovarmi di nuovo in sua prossimità, tanto più di nuovo nei panni della Greengrass: avevo ardentemente sperato che non dovessi rifarlo, ma non potevo concedermi il lusso di dire di no, almeno non in quel momento delle nostre vite. Mi passai il dorso della mano sull'occhio destro, poi rapidamente sul sinistro, sperando che i miei amici non capissero che stavo piangendo. Se potevo aiutare l'Ordine della Fenice, dovevo farlo.

Infilai le dita ghiacciate in tasca, abbassando la testa per via del vento; camminammo nei giardini, superando le serre e il campo da Quidditch, fino al portone principale del Castello di Hogwarts.

Appena varcammo l'ingresso, quando mi tolsi il cappello e mi portai i capelli dietro le orecchie, Ron spintonò Harry e quest'ultimo mi si fece accanto.

« Sei sicura che te la senti? » mi chiese, come sputando via delle parole che avevano a lungo premuto contro i denti.

Annuii solamente. Così, Harry ci riprovò. « Non devi sentirti addosso tutta la responsabilità di questa faccenda. Non avevamo informazioni prima e ce la siamo cavati lo stesso. Possiamo dire che ci hai provato, ma non hai ottenuto niente » continuò, poggiandomi una mano sulla spalla.

Distolsi lo sguardo. « No Harry, devo farlo. Non dormirei più la notte » confessai. « Contano su di me. Posso scoprire di Malfoy e di tante cose facendolo crollare, facendolo confessare. Non posso tirarmi indietro proprio ora che le cose si fanno difficili » aggiunsi ritrovando una certa risolutezza, alzando gli occhi nei suoi.

Harry Potter mi scrutò a lungo, poi annuì. « Noi saremo in giro, non sarai sola. Nel castello c'è Silente, la McGranitt e, insomma, per qualsiasi cosa noi-»

Gli sorrisi. « Basta » dissi con voce affettuosa. « Basta preoccuparti per me. Ora sono una persona adulta, Harry. »

Lui strinse la mano sulla mia spalla. « Lo so. »

Polisucco (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora