E credi imposti

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Spalancai gli occhi, uscendo dall'incubo come da un'apnea. Inspirai profondamente, poi espirai attraverso le labbra dischiuse. Il torace mi si alzava e abbassava sotto lo sforzo del respiro affannato.

Mi passai le dita sulla fronte, facendole scivolare sulle tempie e richiudendo le palpebre. Mi sollevai a sedere, provando fitte muscolari diffuse in tutto il corpo. Guardai il cielo all'alba, oltre la finestra della mia camera da letto: tutto taceva. Distesi le gambe e poi le piegai, portandole al torace; distorsi il viso in una smorfia di dolore. Feci roteare il collo e distesi la nuca, abbassandomi a guardare l'ombelico. Le ciocche di cappelli mi solleticarono le sopracciglia e alcune mi lambirono le labbra. Ci passai una mano dentro, riportandole a posto.

Un rumore, che intercettai molto prima che l'uomo si palesasse davanti alla mia porta, accompagnò l'ingresso di Severus Piton.

« Scendi subito » mi disse solamente, così annuii.

Misi i piedi per terra, trovando conforto nel pavimento fresco. Feci pressione sulle mani per sollevarmi, tendendo le braccia e gli avambracci, finché non fui in piedi.

Mi sentivo spezzato. Come riemerso da una lunga influenza che mi aveva tenuto a letto per settimane. Invece, avevo dormito appena due ore dopo che era accaduto; dopo che Potter e i suoi avevano fatto irruzione nella mia casa e avevano ucciso i miei genitori e mia zia. Dopo avermi schiantato, erano fuggiti con la coda tra le gambe ed io... dovevo aver perso i sensi. Perché mi sembrava di avere uno strano e insopportabile vuoto di memoria.

Presi dalla sedia in legno massello una camicia nera e la indossai; infilai un pantalone classico e delle scarpe di pelle del medesimo colore. Mi guardai allo specchio. Il vetro mi restituì l'immagine di un ragazzo pallido e dal volto contratto. Chiusi, lentamente, i bottoni dei polsini, infilando quei dischi di onice nero nelle asole; mi passai nuovamente le mani tra i capelli e imboccai l'uscita.

Malfoy Manor era immersa nel silenzio. I suoi ampi spazi, le sue tende tirate, i suoi colori scuri, i suoi soffitti ampi e antichi, tutto mi ricordava i momenti che avevo passato con mio padre e con mia madre; nel bene e nel male.

Eppure non sentivo la loro mancanza.

L'ossigeno riempiva e svuotava dolorosamente la mia cassa toracica, frastornata dalla violenta caduta a causa dello schiantesimo, che mi aveva sbalzato dall'altra parte del salone principale. Era stato Potter a lanciarmelo. Con la stessa bacchetta che un attimo prima aveva freddato i miei. Avevo osservato, con la guancia premuta contro il pavimento, i loro corpi riversi, più bianchi che mai, immobili nella loro perfezione; poi avevo perso i sensi.

Eppure non sentivo la loro mancanza.

Quando fui nella sala da pranzo, trovai Severus in piedi accanto al lungo tavolo in mogano. Il Signore Oscuro era seduto con le mani incrociate davanti allo sterno e un leggero sorriso ad increspargli le labbra di cenere. Gli altri erano andati tutti via.

Voldemort si alzò e aggirò il tavolo, mentre Piton chinava appena il capo e si faceva da parte. Lo raggiunsi e mi abbassai su un ginocchio, chinandomi per baciargli l'orlo della veste. Sentii la sua mano fredda toccarmi la spalla.

« Draco... » pronunciò con una voce che mi arrivò sinuosa fin dentro le ossa. Sollevai lo sguardo e poi mi rialzai. « Stanotte abbiamo perso molto. Tre Mangiamorte, dei migliori dei nostri, sono stati brutalmente uccisi da quegli sciocchi e vili traditori del loro sangue » disse con disgusto ma con un'espressione quasi divertita.

« Sì, signore » annuii, tenendo il capo leggermente abbassato.

Le sue dita si strinsero sulla stoffa della mia camicia; si avvicinò di qualche spanna al lato del mio viso. « Tu devi vendicarli, Draco. I tuoi genitori, tua zia... meritano vendetta. Harry Potter li ha uccisi. Perciò va ucciso lui e tutti gli altri che lo sostengono » mi sussurrò all'orecchio.

Polisucco (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora