QUATTRO

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A cena le lasagne di Lorenza si erano rivelate un piatto eccellente, degno di una vera italiana. Luke non le aveva mai assaggiate così ben cucinate e si ritrovò a fare i complimenti alla cuoca insieme agli altri. Lorenza ringraziò con modestia, per poi aggiungere che c'erano tantissimi altri piatti più elaborati e dieci volte ancora migliori che sapeva cucinare e che avrebbe preparato nei giorni seguenti.
<L'ho detto io che gli italiani sanno cucinare da Dio!> aveva ribadito Lisa, meravigliata da tutti quei discorsi sulla cucina italiana.
Nel frattempo, tra una forchettata e l'altra, Luke aveva conosciuto un po' meglio i suoi tre coinquilini, anche se sperava di conoscerli in modo più approfondito nei prossimi mesi.
Lorenza Rossi, come aveva già avuto modo di capire, veniva dall'Italia, da Genova, una città che si trovava in una regione a circa un'ora e mezza di distanza da Milano, affacciata sul mare. Lorenza amava molto il mare, si era persino definita scherzosamente un "pesce con le gambe". Inoltre, sosteneva che non poteva vivere per più di un mese lontano dalla vista di quella distesa azzurra di acqua salata, per questo motivo aveva fatto incorniciare una foto scattata dal balcone di casa sua, da dove appunto si vedeva il mare, e l'aveva appesa nella camera degli ospiti giù di sotto, che era la sua stanza attuale.
Era una ragazza parecchio estroversa ed intraprendente, e adorava in particolare modo le lingue straniere; infatti, in Italia, frequentava il liceo linguistico della sua città, studiando inglese, francese e spagnolo con ottimi risultati.
Calum Hood ed Ashton Irwin, invece, avevano rispettivamente diciassette e diciotto anni, e dormivano nella stanza accanto a quella di Luke.
Calum era stato il primo ad arrivare in casa Morgan, ad inizio luglio, prima di Ashton e Lorenza. Era un ragazzo molto simpatico, spiritoso ed anche un po' fuori di testa. Ashton lo aveva chiamato "il giullare della casa", e questo aveva fatto un po' arrabbiare il diretto interessato, perché, bisognava dirlo, era pure un tantino permaloso. Inoltre, aveva una curiosa genealogia: era scozzese, di Glasgow, dove viveva con i suoi genitori e con sua sorella, Mali-Koa, però aveva anche origini australiane e neozelandesi. Grazie al suo carisma, alla sua simpatia e anche al suo rendimento era riuscito a vincere uno scambio di un anno con uno studente inglese, per questo ora si trovava lì a Canterbury.
Per finire, Ashton veniva da New York, e avrebbe dovuto essere al suo primo anno di college, sebbene con un anno di anticipo, visto le sue ottime capacità nell'apprendimento. Appunto per questo aveva ottenuto una borsa di studio per studiare un anno in Inghilterra, e lui l'aveva accettata, rimandando il college al suo ritorno negli Stati Uniti.
Caratterialmente era una via di mezzo tra Luke e Calum, aperto e persino spiritoso con i suoi amici, ma anche timido e riservato. Con le ragazze, poi, era impacciato e non riusciva mai a spiccicare parola, un vero e proprio disastro. Inoltre, aveva il curioso vizio di non indossare gli occhiali quando era fuori casa, poiché temeva di apparire brutto ed imbranato nel caso avesse incontrato la ragazza dei suoi sogni.
E dopo di loro Luke fece ancora la conoscenza di un altro componente di casa Morgan.
Finito di cenare, portò il proprio piatto in cucina, con Calum che non la smetteva di chiacchierare. Posò le stoviglie da lavare nel lavello e, mentre l'altro ragazzo gli stava raccontando di una sua compagna di corso parecchio bella, sentì un rumore provenire dalla porta finestra. Un "tum tum" veloce, come di zampette felpate su, appunto, una superficie vitrea. Si voltò in direzione di quel bussare, e quando vide un'ombra fuori dalla finestra e due occhietti verdi luminosi e grandi, trattenne un urletto da femminuccia.
<E quello cosa é?> chiese, indicando la porta sul retro, con gli occhi sbarrati per lo spavento. Spavento non tanto per l'ombra scura, ma per la vista di quegli occhi verdi, vispi ed abbaglianti.
Occhi verdi. "Perché continuo a vedere occhi verdi dappertutto?"
Calum al contrario non ebbe alcuna reazione di paura, anzi, scoppiò a ridere. <Tranquillo, fratello. É solo Harry.>
"Harry?!" Luke non fece nemmeno in tempo a pensare ad una possibile identità di questo Harry, che il moro aprì la porta finestra e subito entrò dentro un gatto ben pasciuto, dal lungo pelo grigio. Il micio fece qualche miagolio e si strusciò un po' tra le gambe di Calum, per poi avvicinarsi a Luke.
Quest'ultimo non riuscì a trattenere una risata. <Un gatto, che stupido!>
<Lisa lo ha trovato vicino a casa il mese scorso, pochi giorni prima dell'arrivo di Lorenza> disse Calum. <Il nome glielo ha dato lei.>
Luke accarezzò la testolina della bestiola, che non smetteva di fare le fusa. <Un nome singolare per un gatto.>
<Ha detto di aver sempre desiderato di avere un gatto, e di chiamarlo Harry, come Harry Styles.>
Luke si limitò a sorridere. Ognuno era libero di ascoltare la musica che più piaceva, e se Lorenza amava i One Direction, buon per lei.
Dopo andò a lavarsi i denti e si ritirò un instante in camera sua. Doveva chiamare i suoi genitori per informarli che era arrivato a destinazione sano e salvo, altrimenti sarebbero stati in pensiero.
La sua nuova stanza gli piaceva; non era eccessivamente grande e spaziosa, però allo stesso tempo conteneva due letti, un cassettone, e un armadio. Dalla finestra, poi, si riusciva a vedere la strada e anche la casa di fronte, quella dove forse abitava il ragazzo dagli occhi verdi, quello di qualche ora prima.
"Sto pensando di nuovo a lui. Incredibile, é già la terza volta, compresa quella quando ci siamo guardati. Cioè, é stato solo uno sguardo di sfuggita..." Luke scrollò con forza la testa per concentrare la sua attenzione su altro che non fosse quel biondo dagli occhi mozzafiato.
Si sedette sul materasso morbido del letto che aveva scelto per dormire e compose il numero di casa sul suo iPhone. Squillò a vuoto per almeno quattro volte, poi Luke sentì dall'altra parte la voce di Jack.
<Ciao, Jack. Sono Luke> rispose il diciassettenne.
<Eccolo qui il campione!> esclamò l'altro. <Allora, come é da quelle parti, inglesino?>
<Stupendo.> Il ragazzo lo disse sospirando e, alla domanda di suo fratello su come era la famiglia e tutto il resto, iniziò a raccontargli di Lisa e dei ragazzi, tralasciando ovviamente la questione del probabile vicino di casa dallo stile rock e tremendamente sexy.
"Un attimo... Ho pensato veramente che fosse sexy?!" si chiese Luke tra sé e sé. Per fortuna suo fratello lo riportò alla realtà.
<Dimmi, fratellino. Quella ragazza...>
<Quale?>
<La tua coinquilina. Quella italiana.>
<Lorenza?>
<Si, vabbé, come si chiama. É carina?>
Luke lì per lì non seppe cosa rispondere. <Be', é normale...> farfugliò infine. <Ma cosa c'entra?>
<C'entra, Luke, c'entra. Hai detto che é simpatica, gentile, sa cucinare bene, e secondo me quel normale sarebbe un bel "eccome se é carina". Pensi che un pensierino potresti farcelo?>
Il più piccolo degli Hemmings si sbatté una mano sulla fronte. <Jack, perché pensi sempre e solo a quello?>
<Perché sono un uomo> disse il maggiore. <E noi uomini abbiamo anche il diritto di guardare i corpi femminili e fare pensieri su di loro. Tutto senza esagerare, però, e finché non si trova quella persona che completa la tua metà.>
Luke sospirò. <Io ho anche altri pensieri per la testa, e più seri.>
<Ma non ti ho detto di pensare costantemente alle modelle in bikini! Però, forse é giunto il momento di staccare un po' la mente dallo studio esagerato e da quei tomi che ti ostini a leggere.>
<Si chiamano classici> lo corresse il diciassettenne. <E non sono poi così antichi come dici.>
Dall'altra parte, Jack scosse la testa e sospirò. <Luke, fratello, hai diciassette anni ormai. Devi farti una vita. Non puoi rinchiuderti per sempre tra le quattro mura della tua stanza e perdere la vista tra i libri.>
"Ecco il discorso..." pensò Luke, e roteò gli occhi.
<Devi uscire, Luke, respirare aria> continuò Jack. <Devi incontrare nuove persone, vincere l tua timidezza e la tua insicurezza, farti degli amici e divertirti. Puoi fare anche qualche cazzata, perché dai, ci sta anche.> Risero entrambi. <Devi innamorarti, prenderti le prime cotte> terminò il maggiore. <Ed essere felice. Non sai quanto sia entusiasta per te della scelta che hai fatto di studiare per un po' in Inghilterra.>
Luke sorrise. <Ci proverò, Jack. Proverò a farmi degli amici, e ad essere felice.>
Sentì Jack esultare soddisfatto, poi lo udì parlare con qualcuno che sembrava sua mamma. Almeno, quello che riuscì a capire fu "sì, é lui", "un secondo solo", "aspetta".
<Senti, bello, ti devo lasciare. Mamma scalpita per parlarti> gli disse poi il fratello. <Aspetta ancora un istante, però. Devo dirti un'altra cosa.>
Il diciassettenne intuì che il maggiore si fosse spostato in un'altra stanza. Cosa diavolo voleva dirgli di così segreto per cambiare stanza?
<Fratellino, ti propongo una scommessa> quasi sussurrò Jack.
Luke, a quelle parole, emise un lamento, ma suo fratello lo zittì.
<Ascoltami: tu resti lì in Inghilterra per otto mesi, giusto? Bene. Al tuo ritorno, sentimi bene e non svenire, dovrai aver perso la verginità.>
Luke sbiancò sull'ultima parola, temette di avere un infarto da lì a breve e per poco non svenne.
<Jack...stai...stai scherzando, vero?!>
<Se riuscirai nell'impresa ti dovrò venti dollari, ma in caso contrario sarai tu a dovermi venti sterline inglesi. Tieni conto che non mi importa se finisci a letto con una quindicenne, con una cinquantenne, con un ragazzo o con un coniglio. Basta che tu sia perfettamente certo e sicuro della tua azione, se lo farai.>
<Jack...é troppo per me> balbettò Luke. <Piuttosto, fammi baciare a tradimento la vicina di casa vecchia e decrepita, ma non un faccenda così...intima.>
L'altro australiano ridacchiò. <Inglesino, ma hai capito cosa ho appena finito di dire? Devi farlo solo se ti senti innamorato, veramente pronto e desideri con tutto te stesso con la persona che hai incontrato, altrimenti no. É una scusa che ho escogitato per spronarti a conoscere nuove persone e vincere la tua timidezza.>
<Tanto non troverò nessuno, Jack.>
<Cosa ne sai? Hai otto mesi a tua disposizione. Allora, accetti?>
Luke ci pensò ancora un secondo. In fondo, Jack aveva detto che non era forzato a farlo se non se la sentiva, ed era soltanto una scusa per, intanto, cercare di farsi degli amici, quindi...
<Va bene, accetto> gli annunciò infine. <Preparo già le tue venti sterline.> Era già sicuro che tanto avrebbe vinto Jack, come succedeva sempre quando facevano delle piccole ed innocenti scommesse tra fratelli.
<Sono io che preparo i tuoi venti dollari> lo corresse Jack. Quindi lo salutò e gli passò al telefono prima sua mamma, la quale gli fece un sacco di domande e raccomandazioni, e poi suo padre, che ripeté al figlio un po' quello che aveva già detto la moglie pochi minuti prima.
Terminata la chiamata, Luke impostò la sveglia per l'indomani mattina, e dopo si fermò un attimo a fissare il piumone beige che copriva il letto.
"Posso perdere la verginità anche con un ragazzo come me" pensò ricordando le parole del fratello. Con la stessa velocità con cui si accende una lampada premendo l'interruttore, la sua mente andò subito al ricordo dello sguardo scambiato con quello sconosciuto, dalla pelle chiara come la porcellana e con quegli occhi indimenticabili.
"Ancora una volta?! Ma perché succede sempre qualcosa che mi ricongiunge a lui con il pensiero? Perché ne sono rimasto così impressionato? Non é possibile... No! Non può! Non. Deve. Essere. Possibile. Non DEVE esserlo! Basta, Luke. Smettila di pensare a quel ragazzo! É solo una stupida idea che ti stai facendo nella tua testa... Vero?!"
Luke non sapeva cosa fare, cosa pensare, a quale conclusione arrivare. Sicuramente però sapeva che non voleva farsi rovinare il suo stupendo soggiorno inglese ancora da cominciare con questi dilemmi amletici.
Fortunatamente qualcuno bussò alla porta proprio in quell'istante. Magari poteva distrarsi un po' e non pensarci più.
<Avanti> disse Luke.
La porta si aprì in uno spiraglio, da dove spuntò il viso di Lorenza. Dietro di lei, l'australiano riuscì ad intravedere Calum ed Ashton.
<Si può?> chiese gentilmente la ragazza.
<Certo, entrate pure.>
Luke si sedette meglio sul letto e diede un'occhiata veloce in giro per vedere se c'era qualcosa che poteva dare una brutta impressione su di lui, mentre nel frattempo Lorenza raggiunse il letto del ragazzo con una piccola corsetta e si accomodò accanto a lui, incrociando le caviglie. Calum ed Ashton, invece, si sedettero sul letto di fronte.
<Allora, come ti trovi qui da noi, ad una prima impressione?> gli chiese Lorenza, con il suo solito sorriso amichevole.
Luke si rese conto solo allora di avere strabuzzato un po' troppo gli occhi. Cioè...cosa aveva addosso Lorenza? Era una tuta, ma non con maglietta e pantaloni separati, tutt'uno; poi, era maculata arancione e bianca, e aveva un cappuccio con...delle orecchie? E quello appeso al collo era un sonaglietto?!
<Bene> balbettò lui, sbattendo gli occhi. <Ma...cosa hai addosso?>
Lorenza si guardò il corpo. <Questo? É un pigiama a forma di gatto! Non é adorabile, vero?>
<Non aprire mai il suo armadio!> gli consigliò Calum. <É pieno di quei pigiami animaleschi. Pensa, ha anche quello a forma di Winnie the Pooh e di Pickachu.>
<Uffa, taci, scozzese!> lo rimproverò l'italiana. <Tengono molto caldo, invece. Li vendono da Primark in centro. Se ti va un giorno di questi ti ci porto e ne provi uno, Luke.>
<Mi farebbe piacere fare un giro in centro, grazie> rispose l'australiano. Lorenza batté le mani tutta contenta.
<Non costringerlo a compare uno di quegli stupidi pigiami, però> la avvertì Calum, sorseggiando del succo d'uva. Ashton ridacchiò non appena vide l'espressione scocciata di Lorenza.
<Ti ho detto di tacere per il momento, scozzese. E poi cosa ne sai, magari a Luke piacciono i miei pigiami. Di sicuro mi sembra molto più intelligente di te, che pensi solo ad ubriacarti> rispose lei secca, alludendo alla bottiglia che lui teneva in mano.
Calum alzò gli occhi al cielo. <Guarda che é succo d'uva, analcolico. A proposito, ne vuoi un po', Luke?> chiese poi al ragazzo seduto di fronte a lui. Luke scosse la testa, ringraziando.
<Ragazzi, smettetela di punzecchiarvi, però. Che impressione diamo a Luke, se no?> lì rimproverò Ashton, facendo riflettere così gli altri due.
Luke guardò il ragazzo dai capelli ricci, arrossendo lievemente per la situazione. <No, non vi preoccupate, non mi da fastidio. Veramente.>
<Ti starai già chiedendo in che famiglia stramba e pazza sei capitato, vero?> ironizzò Lorenza.
Luke scosse la testa. <No, affatto. Siete molto simpatici ed ospitali. Non avevo mai incontrato delle persone come voi, veramente.>
<Ah, così esageri, fratello> scherzò Calum, fingendo di coprirsi il volto con le mani come fa chi é in imbarazzo.
Ashton, invece, gli sorrise. <Sono contento che ti trovi bene. Faremo del nostro meglio per non farti cambiare opinione si di noi. Vero, ragazzi?>
Gli altri due annuirono, e poi scoppiarono a ridere tutti e quattro.
Poi, Lorenza rizzò la schiena come se le fosse balenata un'idea geniale nella mente, e si mise a sedere a gambe incrociate. <Facciamo così: ognuno di noi, per presentarsi a Luke e per conoscerci ancora meglio, dovrà dire il proprio nome completo, l'età, la provenienza, e almeno cinque cose che ama. Che ne dite?>
Furono tutti d'accordo, sembrava una buona idea.
<Te lo sei inventato sul momento?> le chiese Ashton.
Lorenza scosse la testa. <L'ho già fatto in prima superiore durante l'ora di religione. É stata un'idea del prof, visto che in classe non ci conoscevamo ancora bene> spiegò. <Allora, inizio io! Dunque, io sono Lorenza Rossi, ho diciassette anni, e sono italiana. Amo leggere romanzi, parlare lingue straniere, cucinare, indossare sempre ogni giorno un paio di Dr Martens, e infine ma non per ultimo, i One Direction!> Tirò un urletto isterico da fan sfegatata e poi esclamò: <Team Larry is the way, yeah!>
Ashton si portò una mano alla bocca per trattenere una risata, mentre Calum si sporse verso Luke e gli sussurrò: <Tu annuisci in queste situazioni, dì sempre di sì, e stai sicuro che andrai alla grande.>
In un nano secondo, uno dei cuscini che si trovavano sopra al letto di Luke andò a sbattere sulla guancia destra del moro.
<Ti ho sentito, scozzese!> lo informò Lorenza.
Ashton si pulì un instante gli occhiali e se li appoggiò di nuovo sul naso. <Tocca a me, ora. Io sono Ashton Fletcher Irwin, ho diciotto anni, e sono americano. Cosa mi piace? Vediamo... Viaggiare e conoscere quasi tutto il mondo, fare surf, far divertire i miei fratelli, mi piacerebbe incontrare la ragazza dei miei sogni, e infine adoro suonare la batteria.>
<Suoni la batteria, veramente?> ripeté Luke, ed Ashton annuì. <Wow, complimenti.>
<Vado io, ora!> annunciò Calum.
<Uh, sono curiosa di sentire cosa dirà> intervenne Lorenza.
Il moro non fece caso alle sue parole, e si sistemò meglio sul materasso. <Calum Thomas Hood, diciassette anni, scozzese. Amo far ridere le persone, in modo particolare le ragazze, e specialmente quelle che non ribattono sempre quello che dico.> Qui lanciò un'occhiata a Lorenza, la quale fece una faccia innocente, come se non sapesse di cosa stesse parlando.
<Poi...Spaparacchiarmi sul divano e giocare ai videogames, indossare meno vestiti possibili...>
Lorenza scoppiò a ridere. <Lo sapevo che lo avrebbe detto!> riuscì a dire tra una risata e l'altra, asciugandosi le lacrime dagli occhi.
Calum la ignorò nuovamente e continuò il suo discorso. <É vero, però. Quindi, Luke, non ti spaventare se mi incontri in cucina con addosso soltanto i boxer.> Luke rise a quelle parole. <Ah, e per finire adoro anche suonare il basso.>
<Anche tu suoni uno strumento?> gli chiese Ashton. <Non lo sapevo.>
Calum annuì. <Da quattro anni, ormai. Mi riesce abbastanza bene, ad essere sinceri.>
Lorenza, a quel punto, batté le mani, come per attirare l'attenzione. <Bene, ragazzi. É il turno di Luke, adesso.>
A sentire pronunciare il suo nome, Luke si svegliò come dallo stato di ascolto degli altri ragazzi in cui si trovava. Per un attimo si vergognò di quello che avrebbe detto. Magari poteva fare una brutta figura, essere preso in giro o escluso, come gli era già successo.
I ragazzi, però, gli ispiravano veramente molta fiducia, non avevano la faccia da stronzi.
Alla fine, il ragazzo si schiarì la voce, pronto a presentarsi ancora meglio ai suoi coinquilini.
<Sono Luke Robert Hemmings, ho diciassettenne anni compiuti il mese scorso, e vengo dall'Australia. Uhm...mi piace leggere classici, ascoltare musica, non guardatemi male, ma mi piace anche studiare. E poi...adoro stare insieme alla mia famiglia, e suonare la chitarra.>
<Che bravo ragazzo. Da sposare!> gli disse Calum, facendolo arrossire lievemente.
<Suoni la chitarra classica o quella elettrica?> gli chiese invece Ashton.
<Entrambe> rispose Luke. <Non é proprio uno dei miei passatempi abituali, però sì, diciamo che la so strimpellare.>
<Potreste formare una perfetta rock band> scherzò infine Lorenza.
Dopo, continuarono a chiacchierare allegramente degli argomenti più disparati, e Luke dovette ammettere di non essersi mai sentito così a suo agio con dei suoi coetanei. Straordinario.
Quando l'orologio segnò le 23.30, Lorenza si rese conto dell'ora ed esclamò: <Che stupidi! Tu sarai molto stanco e non vedrai l'ora di andare a dormire, mentre noi stiamo qui a riempirti la testa di chiacchiere.>
Luke la tranquillizzò dicendole che non aveva sonno e che non lo stavano disturbando, però, in effetti, si era fatto tardi.
<Hai ragione, Lore. É ora di andare a nanna> disse Ashton, notando Calum sbadigliare.
<Ci si vede domani, Luke. Buona notte> lo salutò poi il moro, e si incamminò con gli altri verso la porta.
Luke augurò a sua volta la buona notte ai tre ragazzi, e quando uscirono dalla stanza si ritrovò a sorridere felice. Era ancora presto per dirlo, ma forse aveva trovato degli amici. Altrimenti perché aveva ancora così tanta voglia di stare in loro compagnia? Per fortuna di consolò pensando che li avrebbe rivisti l'indomani, e anche i giorni a seguire. Per otto mesi. E, sorprendentemente, non era tutto solo un bellissimo sogno.
Si infilò i pantaloni del pigiama e la maglietta maniche corte bianca che usava per dormire, poi si diresse verso la porta, dove vicino c'era un grande specchio. Alzò lo sguardo su quel rettangolo alto di vetro con un pizzico di vergogna, ma quello che vide fu il riflesso familiare di un ragazzo alto un metro e novantatré e magro, dagli occhi azzurri chiari, i capelli biondi con il ciuffo che gli copriva parte della fronte, e un accenno di acne sulle guance lisce. Era sempre lui, fisicamente, eppure, incredibilmente, dentro di sé si sentiva diverso. Forse era per tutto quello che era successo in quella giornata: l'esperienza dell'aereo, l'arrivo in Inghilterra, la conoscenza dei ragazzi e di Lisa, e anche "l'incontro" con quel ragazzo.
Sì, doveva essere per quello.
Dopo, con molta naturalezza e senza porsi troppe domande, andò alla finestra e scostò la tenda.
"Darò solo un'occhiata" si disse mentalmente. "Un'occhiata piccola piccola, sì. Cosa sarà mai poi un'occhiata? Non é mai morto nessuno per così poco, no?"
In strada non c'era nessun lampione, quindi era tutto buio e si vedeva poco o niente, se non un po' grazie alle luci fuori dalla porte delle case. Nella casa di fronte non si intravedeva alcuna luce accese dalle finestre, tranne quella sopra alla porta di ingresso che illuminava una parte del vialetto, quello dove Luke aveva visto il ragazzo. La jeep nera non c'era però, e Luke sentì stranamente un groppo al cuore, pensando tristemente che allora lui non abitava lì, proprio come avrebbe fatto una ragazzina con una cotta adolescenziale.
Era sul punto di tirare la tenda, quando scorse dei fari di una macchina in strada, e in successione vide apparire la famosa jeep nera che si fermò proprio nel vialetto della villetta di fronte.
Il cuore di Luke iniziò a battere forte nel preciso istante in cui i fari si spensero e la portiera destra si aprì, facendolo preoccupare sempre di più per le sue reazioni ogni qualvolta che quel ragazzo era nei paraggi. E poi, sembrò quasi che gli stesse per scoppiare nel petto non appena lo vide scendere dalla macchina.
Era buio pesto, però riuscì lo stesso a vederlo in tutta la sua bellezza.
"Luke, chiudi immediatamente quella tenda!" ordinò a sé stesso, ma il suo io inspiegabilmente testardo in quel momento non gli diede ascolto. Guardò il biondo chiudere la macchina, mentre quello nel frattempo si passò una mano tra i capelli, e si voltò proprio verso casa Morgan.
Accadde tutto in un attimo, esattamente come il loro sguardo nel pomeriggio.
Luke lo vide alzare gli occhi verso la sua finestra. Ovviamente aveva scorto la luce accesa, e probabilmente aveva visto anche la sua ombra osservarlo.
L'australiano ritrasse la tenda con la stessa velocità con cui si scaglia un fulmine, e corse a spegnere la luce, buttandosi infine sul letto.
"Che figura di merda! Mi avrà visto di sicuro!" si rimproverò il diciassettenne, il viso nascosto nel cuscino.
Poi, un po' per la stanchezza del viaggio, e un po' per la tensione del momento, si addormentò quasi subito, con il pensiero fisso di quegli occhi verdi del vicino di casa, dei quali, nonostante il buio della notte, ne era ugualmente riuscito a scorgere la lucentezza.

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SPAZIO AUTRICE
Hola, people! Como estaís? Yo muy bien, no soy muerta ahahah Scusatemi, sorry, je suis desolée, lo siento mucho, spero sempre di aggiornare prima invece non riesco mai. Questa settimana ci hanno messo una verifica ogni giorno, insieme a quattrocentocinquantaventicinque altri compiti, e solo oggi non ho niente per domani. Quindi...eccomi con il quarto capitolo!!! Che é pure bello lungo ahaha (ve l'ho già detto che certe volte mi dilungo troppo, scusatemi).
Dunque, qui vediamo Luke parlare con suo fratello Jack che, a modo suo, lo sprona a farsi degli amici e a vivere la sua vita (mi piaceva un sacco mettere quel discorso) e poi gli propone questa scommessa (un altra?! No, tranquille, questa é l'ultima scommessa presente nella storia). Ora non vi dirà molto, ma più avanti...be, più avanti si lol.
Poi, Luke conosce meglio i suoi tre coinquilini, e c'è un altro specie di incontro con Michael... Lo so, state aspettando questo benedetto incontro. Tranquille, vi anticipo che ci sono ancora due capitoli, e poi succederà qualcosa! Evviva! Non vedo l'ora di scrivere quel capitolo! Ahahah
Tra i personaggi chi vi piace di più per il momento, ad una prima impressione? Pensieri su Jack? (Ah, nella foto ad inizio capitolo: la ragazza bionda é Nina Nesbitt, cantautrice scozzese che ha aperto alcuni concerti di Ed Sheeran e che nella mia immaginazione da volto a Lorenza, mentre la donna a destra é Bryce Dallas Howard, che da il volto a Lisa Morgan. Se voi l'avete già immaginate in un altro modo continuante pure a immaginarle così ahah E poi Calum ed Ashton già lì consociamo - Ash con gli occhiali assomiglia molto a me con gli occhiali ahahah)
Se il capitolo vi é piaciuto mettete votini e fatemelo sapere nei commenti.
Ora scappo a riascoltare per la novantesima volta Hey Everybody ahahah Che bello, mancano soltanto quindi giorni a SGFG, e domani, se ho un po' di fortuna, vado a compare il biglietto per il concerto di Halsey aahah
Adios, people! A presto ❤️

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