Una, due, tre, quattro... Erano già passate quattro ore e Luke non se ne era praticamente reso conto, talmente si stava divertendo insieme ai ragazzi.
Dopo il Dane John Park erano giunti fino alla via principale del centro, St George's Street, ma prima però si erano fermati a scattare alcune foto e soprattutto a fare gli scemi davanti ad una tipica cabina telefonica inglese. Lorenza aveva persino aggiunto del suo, dicendo che ricordavano molto i One Direction sulla copertina dell'album "Take me home".
St George's Street era una lunghissima via costeggiata da negozi di tutti i tipi; tantissimi erano negozi di abbigliamento, ma ce n'erano anche molti che vendevano gadget e souvenir, libri, dischi e DVD, e all'angolo con la strada che portava verso la cattedrale si trovava anche un enorme boutique dove si sarebbero potute trovare tutte le varietà più strane ed introvabili di caramelle e cioccolatini.
Forse sarà stato il fatto che Luke non si immaginava una via principale del centro così affollata anche in un venerdì mattina di fine agosto, forse sarà stata la luce del sole, l'atmosfera del momento...tutto il resto, insomma. Fatto sta che il diciassettenne era rimasto letteralmente a bocca aperta alla vista di quella che secondo lui era una vera bellezza. Canterbury si stava rivelando una vera miniera di sorprese, e Luke si stava innamorando ogni secondo sempre di più di quella cittadina e dell'Inghilterra in generale.
Da lì Lorenza aveva condotto gli altri tre ragazzi fino al museo dedicato a Geoffrey Chaucer e al suo "Canterbury Tales", il poema basato sul pellegrinaggio di 30 pellegrini londinesi verso Canterbury per visitare la tomba dell'arcivescovo Thomas Beckett, e durante il quale ciascun pellegrino doveva raccontare due racconti, sia all'andata che al ritorno, e poi sempre l'italiana li aveva guidati verso il cuore di St George's Street, dove si trovava un'antica abitazione in legno e pitturata di bianco risalente al 1500, che ricordava molto una baita, un tempo adibita a rifugio per chi lavorava nell'industria tessile di Canterbury mentre ora ospitava al suo interno un pittoresco ristorante.
Nel frattempo si era fatta l'ora di pranzo, e Luke aveva dovuto ammettere di non essersi mai divertito così tanto mangiando da Mc Donald's. Insomma, nessuno avrebbe potuto resistere in compagnia di Lorenza e Calum che continuavano a beccarsi a vicenda e con Ashton che cercava disperatamente di zittirli. Facevano un tale caos che a momenti li avrebbero cacciati fuori a calci nel sedere.
Infine, dopo aver riempito lo stomaco ed essersi fatti un bel po' di risate, avevano girato qualche negozio e poi avevano visitato la famosa cattedrale in stile gotico, la sede dell'arcivescovo di Canterbury.
Era una costruzione veramente imponente e maestosa, circondata da diversi metri quadrati di tipico prato all'inglese, per non parlare poi di quanto fosse incantevole e decorata all'interno, compresa la tomba dell'arcivescovo Thomas Beckett, assassinato proprio nella cattedrale all'epoca del re Enrico II.
Lorenza aveva voluto fare un'altra serie di foto davanti alla splendida facciata in stile gotico, e visto che erano venute aveva detto che le avrebbe inviate alla sua famiglia e alla sua migliore amica.
<Sapete una cosa, ragazzi?> aveva aggiunto dopo. <In un certo senso noi quattro ricordiamo un po' i pellegrini di Chaucer. Loro volevano giungere a Canterbury per pregare di fronte alla tomba di Beckett. Noi non abbiamo raccontato alcun racconto durante il nostro viaggio di andata però abbiamo tutti quanti raggiunto Canterbury, con lo scopo di studiare otto mesi in un altro paese ma anche di incontrare nuove persone, sperimentare nuove esperienze, e crescere sia nel corpo che nella mente.> Aveva fatto una pausa, osservando la strada davanti a sé e poi i ragazzi. <Scusate i miei voli pindarici, ma io l'ho vista così.>
A Luke era piaciuta molto quel paragone della ragazza; aveva ripensato un paio di volte alle sue parole e doveva dire che lo condivideva appieno. Anche secondo lui loro quattro sembravano quasi dei pellegrini alla ricerca di un proprio scopo da realizzare, soprattutto lui stesso, che era il più insicuro tra i quattro.
Verso le 16.00 del pomeriggio, finirono la visita guidata alla cattedrale, e non appena trovarono una panca libera vi si sedettero giusto per riposarsi un po'.
Ashton inforcò gli occhiali da sole e si mise a prendere qualche raggio di sole insieme a Calum, che dalla sua espressione sembrava che si fosse quasi appisolato.
Lorenza, invece, cercò qualcosa sul suo iPhone. <Accidenti, oggi é venerdì, é vero!> esclamò poi di colpo, balzando in piedi. <Devo andare dal negozio di dischi a ritirare il poster che avevo prenotato, quello assolutamente ancora introvabile in Italia che sarà poi la copertina di FOUR, il CD che uscirà a dicembre. L'ho notato soltanto ora sull'agenda.>
<Lorenza, é tutto il giorno che facciamo gli scemi in giro per la città. Lasciami cinque minuti di relax, per favore> la supplicò Calum.
<Sì, Lore, qualche minuto e poi andiamo dove vuoi tu> aggiunse Ashton.
Lorenza, intanto, giocherellava nervosamente con i suoi numerosi anelli e spostava il piede da un piede all'altro. Le si leggeva in faccia che scalpitava per arrivare in quel negozio e prendere quel poster, come se per lei fosse stato quasi di vitale importanza. <Be', sentite gente, vado a prenderlo da sola, tanto non é molto distante da qua.>
<Aspetta, vengo con te> si offrì Luke. Tanto non aveva voglia di restare lì seduto su quella panca, anzi, voleva ancora esplorare la cittadina fin nei suoi minimi particolari.
L'italiana gli rivolse il suo solito sorriso amichevole. <Lukey, tu sì che sei il migliore! Forza, seguimi!>
<Noi vi raggiungiamo poi in negozio> li informò Ashton.
<Okay, ci vediamo lì. Ciao, belli!>
A quel punto i due ragazzi imboccarono nuovamente St George's Street a passo di marcia, Lorenza che camminava decisa guardando davanti a sé senza rallentare un attimo, e Luke che doveva accelerare per raggiungerla.
L'italiana si aggiustò meglio la borsetta a tracolla che portava su una spalla sola come una normale borsa, un modello in pelle marrone e con un motivo floreale che ricordava quelle che si usavano negli anni '80. <Allora, Lukey. Come ti sembra Canterbury?> chiese quindi all'australiano.
<Stupenda, mi piace troppo> rispose lui. <É ancora meglio di come me la ero immaginata,e poi il tour che avete organizzato é stato veramente pazzesco, indescrivibile. Non so come ringraziarvi.>
<Non devi sentirti in debito di ringraziarci, Lukey. Noi l'abbiamo fatto volentieri. Sono felice, comunque, che ti sia piaciuto.>
Nel frattempo oltrepassarono la boutique di caramelle e altri negozi, e anche la via che portava alla cattedrale, sempre a passo di carica.
<Non vedi proprio l'ora di comprare quel poster, vero?> le domandò allora Luke, ridacchiando.
Lorenza arrossì leggermente, per la prima volta da quando l'australiano era in Inghilterra. Lui, al contrario, era arrossito già così tante volte in nemmeno una settimana.
<Sto andando troppo veloce? Oh, Santi Numi, scusami.> Poi sorrise. <In realtà, non devo comprare solo quello. Ho ordinato anche un poster di St Vincent per la mia migliore amica, praticamente introvabile in Italia. É una sua grande fan, e voglio farle una sorpresa per quando tornerò a casa per le vacanze di Natale.>
<St Vincent? Mai sentita.>
<É una cantautrice americana di genere indie rock. Praticamente poco più di cento persone la conoscono in Italia, secondo me, compresa la mia migliore amica, però questo non diciamoglielo, se no poi si arrabbia con me.> Ridacchiò.
<Come si chiama?>
<Elena, anche se io sono abituata a chiamarla sempre con il soprannome che le ho dato. Te l'ho detto che trovo sempre un soprannome a tutto, sono fatta così.>
Lorenza rise di nuovo, e Luke fece lo stesso.
"Elena". Doveva essere lei la ragazza della foto, pensò il ragazzo. Sebbene l'italiana gli avesse detto poco o niente sulla sua migliore amica, Luke aveva già capito che le voleva un mondo di bene e che era una persona importante per la sua vita, e questo lo aveva intuito solo da come aveva pronunciato il suo nome.
<Eccoci, siamo arrivati> annunciò Lorenza, fermandosi di fronte ad un negozio con una grande vetrina ben allestita di CD di vari generi e l'insegna soprastante con scritto "Warman's Music" a caratteri cubitali.
Entrarono dentro, e subito furono investiti da un odore di dopobarba e gel mischiato a profumo per uomo, plastica e cartone per imballaggi.
Ad un primo impatto, il Warman's Music dava l'aria di essere un negozio di fiducia, non molto piccolo ma nemmeno enorme, e spazioso. Aveva almeno tre corsie con scaffali contenenti CD ed EP di ogni genere divisi ordinatamente per settori, una parete con solo antichi vinili, e vicino all'entrata un mucchio di contenitori contenenti un sacco di poster.
L'occhio di Luke cadde un attimo sullo scaffale dietro alla vetrina, dove si potevano trovare i dischi di musica rock. Vi si avvicinò piano piano, prendendo tra le mani prima un vecchio CD dei Blink-182 e poi uno dei Green Day, studiandone con attenzione le copertine.
<Io vado a chiedere alla casa, Lukey> lo informò Lorenza.
<Va bene, ti aspetto qui> rispose lui.
Intanto, dietro il bancone, Ed e Michael non stavano praticamente facendo niente di importante: il primo cercava su internet degli annunci di qualcuno che magari cercava un possibile paroliere per comporre canzoni, mentre il secondo stava svogliatamente giocando a Candy Crush sul suo iPhone, quando si accorse che un cliente stava vendendo verso di loro. Anzi, una cliente, e nemmeno sconosciuta.
<Ciao. Come posso aiutarti?> le si rivolse Ed.
<Ciao. Avevo ordinato due poster qualche giorno fa, dovevano arrivare oggi> rispose Lorenza. Poi, si accorse di Michael. <Oh, ciao! Come va?>
Lui abbozzò un sorriso. <Tutto bene, grazie.>
<Dunque... A che nome?> continuò Ed, controllando gli arrivi settimanali sul computer.
<Lorenza Rossi.>
"Ecco come ti chiami! Ce l'avevo sulla punta della lingua!" esclamò il biondo mentalmente.
L'altro, intanto, cercò il nome della ragazza sull'elenco delle ordinazioni. <Eccoti. Sì, sono arrivati l'altro ieri i tuoi articoli. Dovrebbero essere qui, da qualche parte>. Rovistò dietro il bancone alla ricerca dei poster dei 1D e di St Vincent.
Michael nel frattempo, si diresse verso il settore di musica rock, dove gli era parso di intravedere l'ombra di un'altra persona, che molto probabilmente era entrata in negozio contemporaneamente a Lorenza.
Prima si schiarì un attimo la voce, e poi si stampò in faccia il sorriso cortese che rivolgeva di solito ai clienti. <Ciao, posso esserti d'aiuto?>
<No, grazie. Stavo solo dando un'occhiata> rispose semplicemente Luke. E quando alzò gli occhi sul ragazzo che aveva parlato, non si immaginò di certo di trovarsi di fronte Michael Clifford, la sua splendida ossessione.
Ehi, erano già due giorni che non aveva pensato a lui. E se forse si fosse sbagliato a pensare di avere una cotta per lui?
No, era tutto vero, anche perché, non appena lo vide, sentì il suo cuore iniziare a battere forte ed improvvisamente gli parve che facesse un po' troppo caldo lì dentro.
Ora che poteva vedere il suo viso da vicino e alla luce del giorno, Luke si rese conto di quanto i suoi occhi fossero veramente verdi ed intensi; inoltre, notò che aveva delle belle labbra, rosa e piene, e che aveva un piercing al sopracciglio destro che non ricordava di aver visto le altre volte.
Michael Clifford era di fronte a lui, proprio come nel suo sogno. E questa volta era tutto vero!
Michael, invece, ebbe subito un tuffo al cuore nel preciso istante in cui incrociò lo sguardo di Luke.
"Occhi di Ghiaccio! Oh mio Dio, sei proprio tu! Merda, sento di stare quasi per svenire. E mi tremano le gambe. Cazzo, se mi tramano le gambe."
Nemmeno al suo primo appuntamento con Taylor il cuore gli batteva così all'impazzata.
<Ciao. Che sorpresa incontrarti qui> disse alla fine Michael.
Luke sorrise timidamente, arrossendo lievemente come suo solito. <Facevo un giro da queste parti... Lavori qui?> Sembrava che lo stesse chiedendo più al CD che teneva in mano che al ragazzo di fronte a lui.
<Già. Sei giorni alla settimana; lunedì, mercoledì e sabato solo di mattina, martedì, giovedì e venerdì tutto il giorno.>
"Digli anche quanto guadagni già che ci sei. Quanto sei idiota, Michael!" si rimproverò il ventiduenne. "Sei un perfetto imbecille. Non sai nemmeno cosa dirgli."
Luke accennò un sorrisino ed annuì, e Michael fece lo stesso.
Restarono per qualche secondo in un silenzio imbarazzante, poi il più grande notò il CD che "Occhi di Ghiaccio" stringeva tra le mani. <Green Day, ottima scelta. Loro sì che sono davvero forti.>
L'australiano alzò gli occhi verso Michael, rabbrividendo alla vista di quelle iridi smeraldo che lo stavano fissando da così vicino. <Grazie. Li ascolto spesso, mi piacciono molto.>
<Anche a me, sono una delle mie band preferite.>
Il ventiduenne si passò distrattamente una mano tra i capelli. Voleva sapere il nome di "Occhi di Ghiaccio", doveva assolutamente saperlo. Era il momento giusto, ora o mai più, si disse.
<Senti, io so già qualcosa di te> iniziò il giovane. <So che abiti in casa di Lisa Morgan, so che per te forse é meglio non passare di sera tardi dietro ai negozi della piazza, che non ti fidi degli sconosciuti e, be', credimi, fai bene.> Ridacchiò un attimo. <E da adesso so che ti piacciono i Green Day. Però non so ancora il tuo nome.>
"Assomiglia sempre di più al mio sogno!" notò Luke con stupore, mentre le sue guance assumevano un colorito porpora. Anche lui moriva dalla voglia di dirgli il suo nome.
A quel punto Michael gli tese la mano, e le sue labbra si allargarono in un dolce sorriso. <Io sono Michael Clifford, commesso del Warman's Music e tuo vicino di casa.>
Il diciassettenne gliela strinse. Michael aveva una stretta forte e decisa, e gli provocò un lunghissimo brivido di eccitazione lungo la schiena. <Luke Hemmings, il ragazzo che ti ha quasi scambiato per un maniaco l'altra sera, e tuo nuovo vicino di casa.>
<Però, non pensavo di avere la faccia di un maniaco> rise Michael.
<No, cioè... Non intendevo...> Luke avrebbe tanto voluto sprofondare sotto terra in quel momento.
<Tranquillo, stavo scherzando. Comunque, é un vero piacere conoscerti, Luke Hemmings.>
<Il piacere é mio, Michael Clifford.>
Intanto i minuti passavano, la gente camminava in su e in giù per St George's Street, e loro due restavano lì a guardarsi, un paio di occhi verdi che si specchiavano incantati in due enormi laghi del color del cielo limpido.
Luke sorrise mostrando i denti, quel sorriso di felicità che lasciava intravedere le fossette sulle guance. Come poteva non essere felice? Si era appena presentato alla persona per la quale aveva una cotta, anche se si trattava di un ragazzo.
Per Michael quel sorriso fu il più bello che lui avesse mai visto fino ad allora. Così dolce, sincero ed ingenuo, proprio come lui, "Occhi di Ghiaccio", che ora aveva assunto finalmente un nome: Luke Hemmings. Non aveva fatto fantasticherie sul suo nome, ma ora che lo sapeva trovava che gli piacesse un sacco, proprio come colui che lo portava.
"Ti prego, non far finire ora. Continua al più lungo possibile. Voglio che restiamo così ancora per molto, solo io e lui" desiderò Michael nel suo cuore. "Quanto vorrei che questo momento non finisse mai."
Proprio in quell'istante, però, un urlò proveniente dal bancone interruppe il loro momento idilliaco.
Luke spalancò gli occhi, preoccupato. <Lorenza!>
Michael, invece, capì al volo e ridacchiò. <Tranquillo, escludo che Ed abbia provato ad approfittarsi di lei.>
Il diciassettenne le andò comunque incontro, non si poteva mai sapere. Anche se poi la scena che si trovò davanti lo lasciò meravigliato e piuttosto divertito.
Lorenza stava saltellando istericamente avanti e indietro, stringendo tra le mani il poster raffigurante due immagini di Harry, Louis, Liam, Niall e Zayn, una mentre sorridevano e l'altra mentre avevano le facce contorte in simpatiche smorfie. Ed, invece, la stava guardando con gli occhi spalancati, mezzo nascosto dietro al bancone, chiedendosi se fosse pazza o cosa.
<Ecco cosa accade quando si vende ad una Directioner un CD o un poster dei loro idoli> disse Michael, raggiungendo Luke alle spalle.
<Devo imparare ancora un po' di cose> ammise Ed.
<Niente panico, collega. Ci farai l'abitudine, proprio come il sottoscritto.>
Lorenza saltellò in direzione del suo coinquilino e del suo vicino di casa. <Guarda, Lukey! Non sono bellissimi?>
L'australiano annuì leggermente trattenendo una risata, un po' perché lo divertiva tanto quella situazione, e un po' per non darle una rispostaccia come avrebbe fatto Calum. Avrà avuto anche una cotta - momentanea o no? - per il suo vicino di casa, però non era ancora arrivato al punto di adorare le boy band.
<Vuoi che te lo metta in una custodia?> le chiese poi Ed.
<Oh, sì, grazie mille. Non mi sembra una buona idea camminare per Canterbury mostrando un poster dei 1D. Cioè, io lo farei anche, ma mi prenderebbero per pazza.> Spostò il lunghi capelli biondi su una spalla. <Scusami se ti ho fatto spaventare prima.>
<Nessun problema. Basta che sia soddisfatta tu dell'acquisto.>
Luke, intanto, si voltò un secondo verso Michael, per scoprire che lo stava guardando a sua volta. <Non é sempre così, é l'emozione del momento> buttò poi lì, riferendosi a Lorenza, un po' per l'imbarazzo, un po' perché non sapeva cosa dire, un po' come per volersi scusare del comportamento della sua coinquilina.
Il più grande annuì. <É "l'effetto One Direction", ne ho già viste un bel po'. Devo aver sentito da qualche parte che, non appena quelle ragazze vedono i loro idoli su una rivista o ascoltano una loro canzone, gli ormoni impazziscono, la felicità sale a mille, e chi reagisce male saltella soltanto un po' sul posto urlando, chi reagisce bene, invece, scoppia a piangere come una fontana. Curioso, vero, Lukey?>
"Lukey." A Michael non era piaciuto il fatto che Lorenza avesse chiamato Luke con quel soprannome, e questo voleva dire solo una cosa: era geloso. Questo però non lo avrebbe mai ammesso.
"Geloso?! Io?! Oh, andiamo! Però come diavolo si é permessa di chiamarlo in quel modo? Siamo arrivati già ai soprannomi? C'è tutta questa confidenza?"
<Lei é fatta così, non riesce proprio a chiamare qualcuno con il suo nome per intero> gli rispose l'australiano.
<Che tipetto, la tua amica. Comunque, io preferisco Luke. Lukey non mi convince.>
In quel momento si sentì il "dlin dlon" del campanello sopra la porta, ed entrò in negozio Calum, seguito a ruota da Ashton.
<Ciao, Luke. Lorenza ha trovato il suo poster?> gli chiese l'americano.
<Trovato e perfettamente soddisfatta.>
<Mi era sembrato, infatti, di aver sentito i suoi strilli anche a metri di distanza> disse invece lo scozzese. A quel punto notò Michael. <Ehi, anche tu qui da Warman's?>
<Lui ci lavora qui, dico giusto?> rispose Lorenza, precedendo Michael, il quale a sua volta annuì alla domanda. <Senti, visto che siamo già tutti qui e hai già fatto la conoscenza di Lukey, mi sembra giusto che anche noi ci presentiamo, altrimenti facciamo una brutta figura come vicini di casa. Io sono Lorenza, e loro due, invece, sono Ashton e Calum.>
<Michael Clifford> si presentò il biondo, a sua volta. <Anche se credo che voi sappiate già il mio nome.>
<Bé, lo zampino di Lisa c'è> ammise Ashton.
<E anche di mia mamma, credimi> aggiunse Michael.
Quindi risero tutti e cinque.
Poi Calum guardò l'ora sul cellulare e disse: <Allora, gente. Continuiamo il nostro tour?>
Lorenza ed Ashton annuirono.
<Michael, é stato un piacere conoscerti> si rivolse poi l'italiana al ventiduenne, a nome di tutti.
<Il piacere é stato mio> le disse lui. Li salutò e lì guardò uscire dalla porta uno dietro all'altro.
L'ultimo rimase Luke.
Prima di seguire gli altri, il diciassettenne guardò un attimo Michael, il quale a sua volta gli sorrise.
<Bé, allora, ciao> lo salutò il ventiduenne. <Sono contento di averti conosciuto.>
<Anche io> rispose Luke, trattenendo momentaneamente l'emozione per quelle parole. Detto ciò fece per aprire la porta.
<Spero di rivederti presto, Luke> gli disse ancora Michael, fermandolo.
"Oh mio Dio, l'ho fatto veramente? Dove ho trovato tutto questo coraggio per dirglielo?" si domandò poi stupito. "E lui ora cosa mi risponderà?"
Luke si voltò semplicemente verso l'altro ragazzo. Il gesto gli fece teneramente muovere quell'adorabile ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte, e i suoi occhi sembravano quasi ancora più chiari di quanto già non lo fossero.
A Michael parve di avere un angelo davanti a sé, specialmente quando gli sorrise come aveva fatto poco prima; poi lo salutò con un timido gesto della mano, ed uscì dal negozio, seguendo i suoi tre amici.
In quel momento gli sembrò di poter toccare il cielo con un dito. Stentava a crederci, aveva finalmente parlato con "Occhi di Ghiaccio" e, soprattutto, ora sapeva il suo nome. Era proprio al settimo cielo.
Lo notò anche Ed. <Perché hai quel sorriso ebete stampato un faccia?> gli chiese con fare curioso.
Michael scosse la testa, continuando a sorridere. <No, niente.>
<Conoscevi già quei ragazzi?>
<Abitano nella casa di fronte alla mia.>
A quel punto il rosso ebbe un'illuminazione. <Aspetta un attimo... Hai rimorchiato quella ragazza?>
Il biondo scoppiò a ridere. <Ma no! Cosa ti salta in mente? É solo che erano simpatici, e non me l'aspettavo.>
In effetti, pensò che, sebbene non si fossero detti molto, quei ragazzi un po' più giovani di lui tutto sommato gli avevano ispirato simpatia e fiducia. Anche quella Lorenza, solo che non gli erano piaciuti molto il suo modo di intromettersi e tutta quella sua confidenza con Luke.
Luke.
Era sbagliato pensare a lui, tremendamente sbagliato.
Insomma, era un ragazzo, lui non era omosessuale, e poi era fidanzato e stava per sposarsi nel giro di otto mesi. Però ciò che é sbagliato attira certe volte, e Michael, sinceramente, in quel momento voleva mettere temporaneamente da parte tutti quegli ammonimenti e godersi semplicemente quella felicità.
Quella sua felicità che aveva preso il nome di Luke Hemmings.
~~~
"Sono contento di averti conosciuto" e "spero di rivederti presto, Luke".
Se la felicità fosse stata persona, in quel momento sarebbe stata sicuramente Luke Robert Hemmings.
Da quando Michael aveva detto quelle parole, Luke non aveva smesso un secondo di sognare ad occhi aperti.
<Ehi, Luke. Non é nemmeno una settimana che sei qui in Inghilterra e ti sei già fatto un amico al di fuori di noi. E bravo il nostro australiano!> aveva ammiccato Calum, dandogli qualche piccola gomitata.
<Mi sono soltanto presentato> aveva risposto il diciassettenne, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Odiava essere al centro dell'attenzione.
<Già, e poi ci siamo presentati tutti> era intervenuta Lorenza. <Non ti preoccupare, Lukey. É lui che é così impiccione.>
Avevano girato ancora un po' per i negozi, mantenendo sempre la loro allegria, e Luke sempre con la testa tra le nuvole.
Verso le 17.30 rientrarono a casa, giusto in tempo per la cena.
Lisa aveva preparato un tipico piatto inglese, fish & chips, e, mentre cenavano, le raccontarono la loro stupenda giornata.
Dopo erano così stanchi che non guardarono nemmeno nemmeno dieci minuti di tv, ed andarono subito a dormire.
Luke augurò la buona notte ai suoi tre coinquilini e si ritirò in camera sua. Non appena si coricò a pancia in sù sul letto, si ritrovò a sorridere come un ebete ripensando a tutto ciò che era successo durante quel venerdì.
Il tour con i ragazzi, ma soprattutto l'incontro con Michael, i suoi occhi, il suo sorriso, le sue parole.
Avrebbe dovuto pensare al perché fosse così attratto da quel ragazzo, però in quel momento non voleva proprio preoccuparsene. Voleva godersi quegli attimi di felicità, poi se ne sarebbe preoccupato più avanti.
Nel mentre sentì vibrare il suo iPhone, e successivamente il solito cinguettio che lo avvisava dell'arrivo di un messaggio.
Non era un SMS, era una notifica su Facebook."Lorenza Rossi ti ha taggato nella sua foto."
"Oh, Signore, quale foto? Vengo malissimo nelle foto, mi vergogno persino a vedermi."
Luke andò sul profilo della ragazza e notò l'ultimo post, aggiornato da soli cinque minuti prima."Lorenza Rossi si trovava qui: Dane John Park, Canterbury, Inghilterra", c'era scritto accanto alla sua immagine di profilo. Sotto, Lorenza aveva condiviso il selfie che avevano scattato quella mattina, al parco.
Era venuto davvero bene. In primo piano si vedeva subito il voltò sorridente di Lorenza, con i lunghi capelli biondi che le ricadevano ordinatamente sulle spalle e sfioravano l'erba verde su cui era sdraiata, poi c'era lui, Ashton, che aveva le labbra allargate in un bellissimo sorriso a trentadue denti e teneva il pollice della mano destra in segno di okay, come gesto di saluto, ed infine Calum, che spuntava tra Lorenza e Luke e non aveva per niente un sorriso come lo aveva descritto.
Luke non ricordava di essere mai venuto così bene in una foto, e di essere così sorridente.
Alla foto Lorenza aveva aggiunto una frase buttata giù di suo pugno."Luke Hemmings, Calum Hood, Ashton Irwin, vi conosco tutti e tre da nemmeno un mese, però vi voglio già un mondo di bene."
Quella frase riempì a Luke il cuore di gioia.
Sorrise. "Anche io vi voglio già un mondo di bene, amici."
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SPAZIO AUTRICE
Hola, people! Qué tal? Sorpresina, questa volta sono riuscita ad aggiornare di domenica. Guardate che brava! Ho finito di copiare il capitolo interamente ascoltando Runaway degli Urban Strangers ahaha mi sono innamorata di nuovo lol
Vi dico già che, però, per la settimana prossima ho deciso di aggiornare di mercoledì, e il motivo lo scoprirete soltanto mercoledì prossimo ahahah lol
Guardate un po': I MUKE SI SONO INCONTRATI DI NUOVO!!!! E FINALMENTE SI SONO PRESENTATI DECENTEMENTE!!!!!! CHE BELLO, ERA ORA, VERO?! (Così Federica é contenta, vero, cara? Lol) MA QUANTO SONO BELLI!!! ❤️ É uno dei miei capitoli preferiti questo.
Cosa ne pensate di questo incontro? Sono curiosa di sapere le vostre reazioni, fatemelo sapere nei commenti, mi raccomando lol
Luke e Michael si incontreranno di nuovo molto presto, secondo voi? Uhm... Chi lo sa? Vabbé, sono brava, visto che siamo sotto Natale ahah nel prossimo capitolo incontreremo un personaggio secondario (che io non sopporto per niente, e poi capirete chi sarà lol), che sarà però a modo suo utile per la storia (diciamo che grazie a quello che succede con questo personaggio forse questi due bellissimi stupidi riusciranno a mettersi insieme finalmente), e nel capitolo ancora dopo ci sarà un altro incontro tra i Muke!!!! E un gran bel casino per Michael ahah
Bene, ora scappo, vado a vedere un po' di tv. Se il capitolo vi piace, mi prego, mettete votini e commentate. Mi fa piacere sapere cosa ne pensate della storia, é importante per me sapere che vi sta piacendo, veramente.
Adios, people! A presto! ❤️
STAI LEGGENDO
Solo Per Te (Muke)
FanficLuke é un diciassettenne timido ed insicuro. La sua vita incerta trascorre senza molti amici per lo più rintanata tra le quattro mura della sua camera, a leggere classici e a studiare. Poi, ecco l'occasione della sua vita: un soggiorno studio a Cant...