VENTI

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Sulla soglia di casa sua, Lisa Morgan rivolse uno sguardo dispiaciuto al ragazzo dagli occhi verdi davanti a lei.
<Mi dispiace, Michael, ma Luke non é ancora rientrato da scuola. Dovevi dirgli qualcosa di importante?>
<No, nulla di che, non si preoccupi. Grazie lo stesso, signora Morgan, e scusi ancora per il disturbo.>
Michael sospirò, avviandosi verso la sua jeep.
Era già la seconda volta che provava a cercare Luke per parlargli, ma non aveva ancora risolto niente.
Domenica pomeriggio, il giorno dopo le ripetizioni, aveva suonato a casa Morgan con l'intenzione di spiegare all'australiano come erano andate in realtà le cose, ma non aveva trovato nessuno in casa. Per forza, era domenica, però non si sarebbe mai potuto sapere.
L'indomani, ovvero quel giorno, approfittando di un giorno di pausa dal lavoro, aveva ritentato il gesto, ma il risultato non si era rivelato come aveva sperato.
Oh, dannazione! Non si sarebbe trovato in quella situazione se quegli stupidi dei suoi amici - che avrebbe, per giunta, dovuto incontrare tra breve - non avessero fatto quella scommessa,  e sì, anche se lui non fosse stato così idiota da lasciare Luke da solo in camera sua con il suo iPhone sbloccato sulla scrivania.
Quello che lo faceva più sentire giù di morale, e diciamo pure una merda, però, era l'aver visto Luke così arrabbiato e soprattutto l'averlo visto correre via da casa sua, senza riuscire a fare niente per fermarlo.
Subito, in uno sfogo di rabbia, dopo quello che era appena successo, aveva pensato di saltare sulla macchina, fare una sorpresina al caro vecchio Tom e spaccargli quel suo bellissimo muso da stronzo che si ritrovava, ma poi aveva riflettuto che non sarebbe stato molto cristiano reagire così d'impulso (anche se il bastardo se lo sarebbe meritato eccome!), così aveva lasciato perdere.
Come lo mandava in bestia il ricordo di quel sabato pomeriggio!
Dovette accendersi una Marlboro prima di salire in macchina, per sciogliere un po' la rabbia.
L'altro giorno si era fortunatamente trattenuto dallo sferrare qualche cazzotto, ma questa volta Tom e gli altri avrebbero avuto un assaggio per la prima volta di come era Michael Clifford quando si incazzava sul serio.
Finì la sigaretta con un'ultima tirata e la spense buttandola a terra, per poi entrare nella jeep e partire diretto verso il centro.
Arrivò a destinazione più velocemente del solito. Aveva proprio una voglia matta di litigare, quel pomeriggio.
Tom, Chris e George lo stavano aspettando seduti ad un tavolo di un bar non molto distante dal loro solito pub, a quell'ora del pomeriggio chiuso, davanti ad una solita, stupida birra. Non sapevano proprio bere altro.
"Eccoli lì, i tre campioni" pensò Michael, sarcasticamente. "Con le loro tre bellissime facce da schiaffi, che si riescono a vedere da lontano un miglio."
<Ehi, eccolo qua il nostro promesso sposo!> esclamò Chris quando lo vide raggiungerli.
<Dì pure il nostro insegnante privato di filosofia> ammiccò Tom con aria maliziosa. Stronzo.
Gli altri due ridacchiarono come due stupidi, mentre Michael si sedeva al loro tavolo e ordinava un semplice caffè lungo; poi, appoggiò i gomiti sui braccioli della sedia incrociando le braccia ad altezza dello stomaco e guardò quei tre imbecilli. Loro lo stavano fissando con un sorrisetto stampato sulle labbra, come se aspettassero che lui dicesse qualcosa, ma lui restò in silenzio.
<Allora?> lo incitò Chris, tradendo una certa impazienza.
<Allora cosa?> gli chiese, invece, il ventiduenne, facendo lo gnorri.
<Oh, andiamo! Non fare il finto tonto. Hai capito benissimo cosa voglio intendere!> Poi, sporgendosi un po' verso il ragazzo dai capelli biondi: <Cosa ci dici delle ripetizioni di ieri pomeriggio?>
<L'hai baciato?> andò più diretto George.
"Ora inizia il bello" pensò Michael. "Prima avete voluto divertirvi voi con questa scommessa, adesso mi diverto io."
<Ragazzi miei, mi dispiace deludere le vostre aspettative, ma la riposta é: no. Non c'è stato nessun bacio.> Sentì una leggera fitta al cuore, perché, se non fosse accaduto quello che era successo, quel bacio ci sarebbe stato, e chissà come sarebbe stato. Era strano pensare di voler baciare un ragazzo quando si era già promessi sposi ad una bella ragazza, ma quella, con molte probabilità, non era solo una voglia passeggera. Michael aveva desiderato veramente di baciare Luke quel sabato pomeriggio.
Chris e George lo guardarono delusi.
<No, ma come?! Io volevo il bacio!> si lamentò il primo come un bambino.
<Aspettate, ragazzi, perché mi sa che il nostro vecchio Mic ci sta facendo tenere sulle spine> intervenne Tom. <Secondo me, non solo quel frocetto non ha resistito a baciare il nostro amico, ma si é anche lasciato toccare per bene, e chissà che non fosse già pronto per andare oltre.> Si voltò quindi verso Michael, con un sorriso divertito. <Dì un po', amico: é stato così terribile? Non hai dovuto metterglielo nel sedere, vero?>
Gli altri due risero come babbuini, aspettando una sua risposta.
Michael, invece, cercò di mantenere almeno un po' la calma, per non commettere all'istante un mezzo omicidio, ma si alzò lo stesso dalla sedia ed appoggiò con violenza entrambe le mani sul tavolo, avvicinandosi alla faccia da culo di Tom e facendo sussultare gli altri due.
<Credi di essere divertente? Pensi di conoscere il mio vicino di casa?> ringhiò. <Bé, non fai ridere proprio nessuno, e tu non sai nemmeno lontanamente qual'e il carattere di quel ragazzo.>
L'espressione sul viso di Tom voltò dalla curiosità alla sorpresa, e poi dall'essere offeso alla difensiva. <Ehi, amico, ma che diavolo ti prende?>
<Solo uno stupido come te, o meglio, come voi, poteva confondere la timidezza di quel ragazzo con l'omosessualità> continuò il ventiduenne, incurante delle parole di Tom. <Io non so se lui sia gay o no, però so che é timido, dolce e sensibile; mi é bastato poco per capirlo, e di certo non ha il temperamento per saltare addosso ad una persona alla prima occasione buona che gli capita a tiro.>
<Ehm, Michael, che ne dici di sederti e parlare con calma?> gli propose George, ma lui non gli diede ascolto.
Era così infuriato.
<Di certo non avrei mai potuto fare quello che volevate obbligarmi a fare con la scommessa, non perché non ne avevo il coraggio, ma perché la trovavo e la trovo tuttora una cosa così disgustosa. Umiliare e prendere in giro una persona solo per divertimento. Ma é così che pensate di credervi intelligenti? Avete intenzione di vivere tutta la vita facendo i cazzoni che vanno a bere una stupidissima birra ogni sera e si credono superiori e in diritto di giudicare le persone diverse da loro solo perché sono dei figli di papà con un lavoro rispettabile?>
Gli altri ragazzi, colpiti nell'orgoglio, lo guardarono offesi.
<Ora mi sembra che tu stia esagerando, Michael> gli fece notare Chris. <Perché ti arrabbi così tanto e ci accusi in questo modo se non hai nemmeno messo in pratica la scommessa e mai lo avresti fatto?>
<Mi arrabbio perché quel ragazzo ha visto il messaggio che mi ha inviato Tom ed ha capito tutto lo stesso, senza che io mettessi in pratica alcun stupido piano.>
<E dimmi: é scoppiato a piangere "Mister Dolcezza e Sensibilità"?> lo provocò Tom.
"Oh, che gran pezzo di merda che sei!"
<Tom!> lo ammonì George.
<No, non é scoppiato a piangere> rispose Michael. <Si é incazzato come una belva. Non l'avresti mai detto, vero, Tom? Sembrava così un pappa molle, e invece no. Quando vuole sa essere un leone. E sai cosa mi ha fatto più male? Il fatto di averlo visto così arrabbiato, ferito, deluso dalla persona che pensava sarebbe potuta diventare sua amica. Mi sono sentito male, veramente male. Pensate: io. Io che non ho messo in atto nessuna scommessa e non avevo intenzione di prenderlo in giro.> Dovette fare una piccola pausa perché non aveva quasi più fiato. <Ma cosa sto a parlare con voi? Voi non provate nemmeno lontanamente un briciolo di senso di colpa per come vi comportate con certe persone. Non so nemmeno io come ho fatto ad essere vostro amico e a frequentarvi per tutti questi anni. Vi avverto che non sarà sempre così, però, perché prima o poi arriverà qualcuno o succederà qualcosa che vi darà una bella batosta e vi farà riflettere.>
Dopo queste parole quei babbuini di Chris e George non seppero spiccicare parola, e nemmeno alzarono gli occhi su di lui, preferendo dare attenzione al tavolo o ai loro piedi, o forse si scambiarono una piccola, veloce occhiata tra di loro. Tom, invece, continuò a guardare il biondo passandosi tra le mani la bottiglia della birra ormai vuota.
<Permettimi la domanda, Michael> gli disse, poi, quest'ultimo. <Non é che per caso hai capito di essere un po' uno stupido gay pure tu, e di esserti preso una mezza cotta per quel frocetto?>
Michael sussultò. Tra tutte le domande che Tom poteva fargli, quella era di certo l'unica che non aveva pensato di ricevere proprio in quel momento. Era davvero così evidente la simpatia che provava verso Luke? Ma poi con quale tono quello stronzo aveva pronunciato quelle parole. C'era un così tale disgusto, orrore in quello che era uscito dalla sua bocca. Tom non attese nemmeno la risposta del ragazzo, perché si voltò subito verso gli altri due, che lo guardarono come se fosse matto. <Per me vuole ridursi ad essere la sua troia. Anche se, in realtà, io vedrei più il frocetto nel ruolo della troia. E voi ragazzi?>
A quel punto Michael non ci vide più. Si alzò con un violento scatto dalla sedia facendola ribaltare all'indietro, caricò il braccio e sferrò un fortissimo pugno sulla mandibola di Tom.
<Merda, ma sei impazzito?> gli domandò il ragazzo, toccandosi il labbro dolorante da cui uscì un leggero rigagnolo di sangue.
Il biondo, invece, lo afferrò con entrambe le mani dal bavero della giacca, facendolo alzare dalla sedia. Praticamente tutte le persone sedute ai tavolini intorno a loro e anche qualche passante li stavano osservando, ma a lui non ne importava un bel niente.
<Prima di tutto impara a portare rispetto verso le persone> sibilò a pochi centimetri dal suo viso. <Non solo a me, ma anche a lui, e troia lo vai a qualcun altro. Poi, voglio anche farti notare che quel ragazzo ha un nome, esattamente come ce l'hai tu e come ce l'ho io, quindi la prossima volta che ti sento chiamarlo frocetto te lo spacco versante il labbro.>
Prima che la situazione peggiorasse, Chris e George intervennero tra i due separandoli.
<Ora basta, Michael. Calmati> gli consigliò George. <Va bene, abbiamo capito. Questa scommessa non ti é piaciuta per niente. Vorrà dire che dalla prossima volta non ci inventeremo più qualcosa del genere.>
<Non ci sarà una prossima volta> disse Michael in tono deciso. <Continuate da soli a fare le vostre stupide scommesse e a divertirvi alle spalle degli altri. Io non ho più voglia.>
Detto questo posò una banconota da cinque sterline sul tavolo per pagare il suo caffè e si incamminò per St George's Street, incurante degli sguardi delle persone lì vicino che avevano assistito alla scena, e senza nemmeno salutare quelli che fino a quel giorno avev chiamato "amici".
<Sì, bravo, vai dal tuo amichetto!> gli urlò Tom. <Poi vedrai come tornerai da noi in ginocchio.>
Michael non riuscì proprio a trattenere un sorriso divertito. "Sì, sì, credici, mio caro Tom. Credici."
Si sentiva molto meglio allora, senza più quel fastidiosissimo peso sullo stomaco. Finalmente era riuscito a dire a quei tre babbei tutto ciò che pensava su di loro e che non era mai riuscito a sputare davanti alle loro facce.
Certo, forse si era arrabbiato un po' troppo e avrebbe anche potuto evitare di farsi scappare quel pugno, ma quell'idiota di Tom lo aveva provocato, e almeno così era riuscito a sfogarsi, dicendo loro come la pensava.
Avrebbero soltanto dovuto riprovarci a parlare male di Luke, così avrebbero provato di nuovo cosa voleva dire vedersela con un Michael Clifford incazzato.
Con Luke era così. Michael sentiva una gran voglia matta di proteggerlo dalle cattiverie del mondo, quella creatura che a lui appariva così giovane, fragile, indifesa ed inesperta, ma che avrebbe saputo tirare fuori la furia che era in lui quando sarebbe stato necessario, come gli aveva dimostrato sabato pomeriggio.
Ora a Michael non restava altro che chiarirsi con Luke, e per farlo gli sarebbe servita soltanto una buona dose di tenacia ed insistenza, forse unite anche ad un pizzico di fortuna.

Quando Michael ritornò a Sturry, parcheggiò la jeep davanti a casa sua e si diresse subito verso casa Morgan.
Fece fare al campanello due bei trilli prolungati, aspettando con il battito a mille che venisse qualcuno ad aprire.
"Ti prego, fa che sia la volta buona. Te lo chiedo per favore."
<Oh, Michael. Ciao> lo salutò Lisa quando se lo ritrovò fuori sul pianerottolo di casa, ancora una volta.
<Buonasera, signora Morgan.>
<Cerchi di nuovo Luke?>
<Sì, sono qui per questo. É in casa adesso?>
Lisa, purtroppo, scrollò la testa, dispiaciuta. <Mi dispiace, ma anche questa volta devo risponderti di no. Mi hanno telefonato i ragazzi poco fa dicendomi che si fermavano a fare un giro in centro e che avrebbero rincasato un po' più tardi del solito. Non saprei dirti per che ora di preciso, però.>
"Merda, questa é sfiga, allora!" imprecò mentalmente Michael.
Poi annuì. <D'accordo. Grazie lo stesso.>
<Ma é successo qualcosa di grave?> si preoccupò la donna.
<No, no, assolutamente. Devo solo dirgli una cosa, ma non importa. Troverò un'altra occasione per parlargli.>
<Se vuoi, quando torna posso riferirgli che lo stavi cercando.>
Lui ci pensò un attimo, ma dopo poco scosse la testa. <É molto gentile da parte sua, signora Morgan, ma temo che sia solo fatica sprecata. Non credo che Luke verrà subito a cercarmi per sapere cosa volevo dirgli.>
<Oh, come vuoi tu, allora, Michael.>
<Arrivederci, signora Morgan. Buona serata, e scusi per il disturbo.>
<Non ti preoccupare. Buona serata a te, Michael. Salutami tua mamma.>
Quando Lisa chiuse la porta, Michael sbuffò e si incamminò per il vialetto. Una scena che aveva già visto almeno un paio di volte.
Chissà quando sarebbe riuscito a parlare con Luke.
Era un vero idiota, avrebbe dovuto inseguirlo sabato pomeriggio e costringerlo ad ascoltarlo anche se era arrabbiato, deluso e tutto il resto, invece di restare lì impalato a fissare la porta di casa sua che Luke aveva chiuso sbattendola.
Era un vero idiota, con la I maiuscola.
In un impeto momentaneo di rabbia diede un calcio ad alcuni sassolini del vialetto di casa Morgan ed aprì la tasca destra della giacca per prendere il pacchetto di Marlboro. Estrasse una sigaretta e se la portò con avidità alla bocca, accendendola, per poi dare una lunga, intensa tirata ed espirare il fumo con uno sbuffo. Era già la seconda sigaretta che fumava in quel giorno.
Non risolveva molto fumando, però forse serviva per fargli scaricare almeno in parte la rabbia verso sé stesso.
Così, un secondo tentativo di parlare con Luke era andato in fumo. Doveva assolutamente metterne in pratica un altro al più presto e presentarsi di nuovo a casa Morgan (seppur senza insospettire troppo Lisa e farle pensare di essere pazzo), anche a costo di offrirsi per sostituire la ruota posteriore dell'auto di Lisa o di inventarsi una balla assurda e mai raccontata in precedenza. Sarebbe stato anche disposto quasi a fingere di voler diventare il quarto membro di un'ipotetica rock band che avrebbero potuto fondare o restare tutta la notte in ginocchio sotto alla finestra della camera del suo Occhi di Ghiaccio, se fosse servito a qualcosa.
L'importante, il suo obiettivo da raggiungere, era chiarirsi al più presto con Luke, perché iniziava già a sentire la mancanza di quell'adorabile angelo, e non sapeva quanto a lungo sarebbe resistito ancora senza poter rivolgergli più la parola.
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SPAZIO AUTRICE
Hi, people! How are you?? Come state passando questi giorni delle vacanze di Pasqua?
Io sono sempre in giro, non sono praticamente mai in casa ahaha recupero quello che non riesco a fare in settimana lol
Sono riuscita ad aggiornare, però. Visto che brava?? 😂😂😜✌️
In questo capitolo ce la vediamo con un Michael arrabbiato con i suoi amici e che tenta di parlare con Luke per chiarirsi. Riuscirà a parlargli nel prossimo capitolo? O, invece, vedremo il nostro australiano e i suoi amici alle prese con una novità? Dedico questo capitolo a claireclifforf  perché vota e commenta sempre la mia storia e perché l'altra volta quando ho fatto la challenge le ho fatto quasi prendere un infarto... Sorry dear! 😁✌️
Ora scappo, perché come ho già detto, devo di nuovo uscire aahah Ringrazio infinitamente tutti quelli che leggono, votano e commentano la mia storia ogni volta, vi voglio un mondo di bene, sappiatelo! ❤️ Ho purtroppo la sensazione che la storia non stia più piacendo a molti, e mi dispiace, perché io sto facendo del mio meglio per farla piacere. Se avete qualche suggerimento scrivetemelo nei commenti o in chat, non mi offendo, tranquilli. Volevo anche dirvi che nelle prossime settimane sarò molto impegnata, con la scuola e non, e probabilmente non so se riuscirò ad aggiornare in tempo, quindi aggiornerò solo quando questo capitolo raggiungerà almeno 60 visualizzazioni e almeno 10 voti. Ovviamente prima raggiungerà questo numero, prima cercherò di aggiornare.
Se avete letto il capitolo e vi piace metteteci una stellina, ve lo chiedo con gentilezza e per favore. É importante per me.
Detto questo, ora vi levo dalla balle. 😂😂 Vi auguro una buona Pasqua, people, e passatela bene insieme a chi volete voi. 😘
Goodbye, people! A presto! ❤️✌️

Solo Per Te (Muke)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora