SETTE

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Mezz'ora dopo il loro incontro, proprio mentre Michael stava guidando verso casa, il suo nervosismo, il suo egoismo e la sua rabbia ebbero la meglio sulla pazienza e si affacciarono alla sua mente puntuali come un orologio svizzero.
"Spiacente, mamma. Anche oggi rincaso con le balle di traverso" pensò il ragazzo.
Una volta arrivato a Sturry parcheggiò nel vialetto di fronte a casa. Scendendo dalla macchina prese il pacchetto di Marlboro dalla tasca del giubbotto di pelle, ma aprendolo scoprì che era vuoto.
<Grandioso!> esclamò sul punto di perdere la pazienza, ma per fortuna fece un respiro profondo e mantenne la calma. Buttò il pacchetto finito in macchina e decise di andare a comprarne un altro dal tabacchino nella piazza.
Passò tra il vialetto in terra battuta tra casa Simpson e casa White: era una perfetta scorciatoia, in due secondi si arrivava subito sul retro dei negozi della piazza senza dover allungare passando davanti alle altre case. Così, in poco tempo raggiunse il negozio che serviva a lui e vi entrò dentro. Doveva assolutamente sfogare il suo nervosismo su un pacchetto di Marlboro.
Nello stesso arco di tempo, invece, Luke era seduto sull'autobus e stava tenendo gli occhi fissi sul finestrino per scorgere la sua fermata, quando finalmente riconobbe la strada dove aveva preso il bus all'andata e scese.
Subito fu investito da una fresca brezza serale e notò che in giro c'era poco movimento, visto che erano le 18.00 ed era ora di cena. Per di più il sole era tramontato da un pezzo, e così Luke si ritrovò sulla strada principale nel bel mezzo dell'oscurità, senza riuscire bene a distinguere la via che aveva fatto all'andata e che lo avrebbe ricondotto a casa.
Si sistemò meglio lo zaino sulla spalla ed iniziò ad incamminarsi nella direzione che gli sembrava esatta, l'importante era non restare troppo su quei marciapiedi da solo, al buio e senza anima viva in giro. Svoltò prima a destra e poi ancora a destra; fino a lì la strada era giusta. Dopo girò a sinistra, ma guardandosi intorno questa volta si rese conto di aver imboccato la strada sbagliata.
"Perfetto, Luke. Ti sei perso" si disse tra sé e sé, cercando di non andare nel panico. Non si era mai ritrovato in una situazione del genere, e di certo non avrebbe mai augurato a nessuno di capitarci.
Ritornò allora indietro, fino a dove aveva svoltato l'angolo, ragionando su quale fosse la via giusta da prendere, quando gli balenò nella mente l'idea di chiedere informazioni a casa. Scorse la rubrica del suo cellulare, e tirò un sospiro di sollievo quando lesse il numero di Lorenza, ricordando che si erano scambiati i rispettivi numeri due sere fa.
La ragazza rispose dopo pochi squilli.
<Lorenza, ciao, sono Luke. Sei a casa in questo momento?>
<Ciao, Luke! Sì, sono in salotto. Perché?> gli chiese lei.
<Perché...Ehm, ecco, ho un piccolo problema.>
<Ti sei perso?>
Luke arrossì, imbarazzato a quelle parole, ringraziando il Cielo che fortunatamente Lorenza non poteva vederlo. Sembrava proprio una femminuccia in certe occasioni, si sarebbe volentieri preso a schiaffi.
<Ottima deduzione> le disse alla fine.
Dall'altra parte Lorenza ridacchiò. <Tranquillo, é successo anche a me quando ero appena arrivata qui. Se riesci più o meno a dirmi il punto dove sei, magari posso darti due indicazioni.>
<Non so come spiegarti, però. Non si vede molto, é buio.>
<Vediamo...Guardati un po' intorno. Vedi per caso un cartello in un giardino con la scritta "Casa Wilson"?>
Luke fece come gli aveva consigliato Lorenza, e vide alla sua sinistra il cartello che lei aveva citato.
<Perfetto> esclamò la ragazza, dopo aver ricevuto un assenso da Luke. <É lo stesso punto in cui mi sono persa io. Quella dannata strada a sinistra ti porta all'inganno, perché é praticamente uguale alla strada che porta a casa Morgan.> Ridacchiò di nuovo. <Comunque, vai davanti a quella casa, prosegui dritto e vedrai che giungerai nella piazza con i negozi. Hai colto?>
<Uhm...Sì, perfettamente.>
<Senti, Luke, facciamo così: tu intanto fai come ti ho detto, io nel frattempo ti vengo incontro. Il tempo di mettermi un paio di scarpe, non dovrei metterci un'eternità. Dovremmo incontrarci nella piazza.>
Luke non fece nemmeno in tempo a ringraziarla e a dirle di non preoccuparsi, che se la sarebbe cavata da solo, perché lei aveva già riattaccato.
Il ragazzo alzò le spalle e si incamminò seguendo le indicazioni di Lorenza, poi quando si rese conto di essere giunto nella piazzetta dietro a casa Morgan tirò un sospiro di sollievo.
Anche lì non c'erano molti lampioni ad illuminare la strada, si scorgevano soprattutto le luci all'interno dei negozi e quelli delle insegne, e nuovamente non si scorgeva nessuna persona nei paraggi.
Sinceramente Luke non se la sentiva di aspettare Lorenza su quel marciapiede; non era notte fonda però c'era sempre la possibilità che da qualche parte potesse sbucare una banda di ubriaconi e vedendolo da solo avrebbero potuto fargli la festa, tanto non sarebbe riuscito a difendersi.
"Sei proprio una femminuccia, certe volte, Luke Hemmings! Sei stato troppo tempo chiuso nella tua camera, estraniato dalla realtà" si rimproverò mentalmente.
Nel mentre ripensò di nuovo al percorso che aveva fatto all'andata da casa alla fermata, e si ricordò proprio allora di essere passato per un vicoletto a qualche metro da casa. Glielo aveva consigliato Lisa, aveva detto che in quel modo sarebbe giunto in un attimo sul retro del negozio di alimentari e svoltando l'angolo si sarebbe ritrovato sulla piazza.
A quel punto, senza pensarci molto, Luke diede prima un'occhiata veloce alla sue spalle, e poi si diresse a passo svelto verso il retro dei negozi, con il telefono in mano nell'eventualità gli fosse servito.
Nella stessa frazione di secondi, Michael uscì dal tabacchino, e stava aprendo il pacchetto di Marlboro appena comprato, pensando che c'era un così tale affollamento di gente in quella piazza che se qualcuno si fosse sentito male sarebbero accorsi veramente in tanti in suo aiuto, quando vide un'ombra attraversare la piazza e svoltare l'angolo dopo il negozio di alimentari.
Era buio, quella persona stava camminando a passo spedito e con gli occhi fissi sulla strada, ma Michael avrebbe già saputo riconoscere quel fisionomia anche ad occhi chiusi, tastando ogni centimetro di quel corpo.
"Occhi di Ghiaccio!" dedusse, sussultando, e il suo cuore iniziò subito a battere forte, come da copione.
D'istinto Michael ripose il pacchetto di sigarette intatto nella tasca del giubbotto e si diresse nella stessa direzione del ragazzo dagli occhi chiari.
"Un attimo...Michael, lo stai seguendo?" si domandò quando si rese conto che le sue gambe si stavano muovendo senza il controllo del cervello, e in un battito di ciglia lo avevano già condotto sul retro dei negozi. Il ventiduenne guardò bene di fronte a sé, quando finalmente nel buio riuscì a distinguere la figura di Occhi di Ghiaccio.
Luke era lì, nel bel mezzo di quello spazio acciottolato, le spalle rivolte alla piazza. Aveva rallentato il passo un attimo. In quel posto era ancora più buio che nella strada, tanto che non riusciva quasi a vedere dove mettere i piedi, e poi era così terribilmente imboscato. Il ragazzo sbloccò il suo iPhone in modo che la luce dello schermo lo aiutasse un po' ad illuminargli la strada; così riuscì almeno a vedere alla sua sinistra il famoso vicoletto sterrato, solo che ai suoi occhi gli parve ancora più losco e poco rassicurante di tutta la strada.
"E se ci fosse un drogato o qualcuno con un coltello in tasca?" si preoccupò Luke. "Non ho mai sentito da nessuna parte di persone che stuprano ragazzi, però non si può mai dire. E ora cosa faccio? Sono un maschio, però, lo ammetto, ho paura a passare per quel vicoletto."
Era così immerso nei suoi pensieri che non si rese nemmeno conto di una presenza alle sue spalle. Sentì solo improvvisamente un fruscio tra i ciottoli, come di passi umani. D'istinto si fermò, trattenendo il fiato e con il battito a mille. Gettò un'occhiata dietro di sé, sperando disperatamente che fosse solo un gatto, ma invece scorse l'ombra di una persona più o meno della sua altezza. Cacciò un urlo, e per lo spavento gli scivolò il cellulare dalla mano.
<Scusami! Oddio, scusami, non volevo spaventarti> si scusò Michael, con la sua profonda voce maschile.
<Cosa...cosa vuoi?> balbettò Luke, sentendo che il suo cuore sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro.
La luce che emetteva il suo iPhone a terra illuminava parte delle gambe del ragazzo di fronte a lui, ma nonostante il buio, Luke riuscì ad intravedere i lineamenti del suo vicino di casa, quello con gli occhi color smeraldo. Il diciassettenne non sapeva se stesse sognando o se fosse arrivato a tal punto da vedere il viso di quel ragazzo in tutte le persone che incontrava.
<Io...niente> rispose Michael, che ancora non riusciva a credere di stare parlando con Occhi di Ghiaccio. <Dovevo passare di qui... Aspetta, ti aiuto.> Si chinò per raccogliere il cellulare di Luke, e anche quest'ultimo fece la stessa cosa contemporaneamente.
Si ritrovarono entrambi con una mano su quell'oggetto elettronico, e meccanicamente alzarono lo sguardo. Fu un attimo, forse un po' più lungo rispetto alle altre volte, ma entrambi furono di nuovo percorsi da quel solito lunghissimo brivido lungo la schiena e i loro cuori iniziarono a battere all'impazzata, esattamente come durante il loro primo "incontro" di due giorni prima di fronte alle rispettive case.
In quel momento così breve ma che a loro parve un'eternità fu come se il mondo intorno a loro fosse scomparso e fossero rimasti solo loro due, in preda alle loro emozioni, Michael che si specchiava meravigliato in quel mare che erano gli occhi di Luke, e Luke che ammirava incantato quelle iridi così verdi, profonde e lucenti che illuminavano il viso di Michael.
Non avrebbero mai voluto interrompere quell'attimo, ma per l'imbarazzo ritrassero entrambi lo sguardo, sentendo le guance andare a fuoco.
Luke recuperò il suo cellulare e scostò velocemente dagli occhi qualche capello ribelle che era sfuggito dal ciuffo, piuttosto impacciato.
<Be', grazie...> balbettò in un sussurro, e fece per incamminarsi verso il vicoletto buio.
<Aspetta> lo fermò Michael, meravigliandosi lui stesso per tanta audacia. <Tu sei il nuovo arrivato in casa Morgan?>
Luke si limitò ad annuire timidamente.
<Io abito nella casa di fronte, ti ho visto l'altro giorno. Ti serve una mano?>
Il diciassettenne scosse la testa. <Perché me lo chiedi?>
"Oh, perfetto, Luke. Così sarai sembrato sicuramente un ragazzo scorbutico e diffidente. Complimenti."
<Mi sembrava che non sapessi dove andare, e poi é buio. Io devo fare la tua stessa strada, se vuoi ti accompagno.>
<Faccio da solo, grazie. Non c'è problema.> Le ghiandole sudoripare di Luke stavano stavano producendo più sudore di quanto ne avessero mai prodotto. Desiderava allontanarsi il più in fretta possibile da quel ragazzo e dall'intensità dei suoi occhi, però allo stesso tempo c'era qualcosa che lo tratteneva.
Michael si avvicinò di più all'australiano. <Non sono un maniaco. Puoi fidarti di me.>
In questo modo il ventiduenne lo aveva fatto sentire ancora più sprovveduto ed indifeso di quanto già non fosse, però il sorriso che gli aveva rivolto era amichevole ed ispirava fiducia, così Luke alla fine cedette. Tanto sarebbero stati solo pochi metri, no?
Imboccarono il vicoletto sterrato senza dirsi altro, e dopo pochi passi Michael ruppe il silenzio imbarazzante che incombeva tra loro.
<Comunque, io sono Michael> si presentò il ventiduenne, incredibilmente ansioso di sapere il vero nome di Occhi di Ghiaccio.
"Michael. Dunque é così che ti chiami" concluse Luke. "Che bel nome che hai."
Dopo pochi secondi, Luke trovò il coraggio per stringere la mano a Michael - Michael, M-i-c-h-a-e-l, MICHAEL - e dirgli che si chiamava Luke, quando qualcuno cacciò un urlo di spavento dall'altra parte del vicolo.
Michael si posizionò d'istinto davanti a Luke, come per volerlo proteggere, senza pensarci due volte, mentre nel frattempo il diciassettenne avvampò per quel gesto inaspettato.
<Chi é là?> domandò Michael nella direzione da cui era provenuto l'urlo.
<No, chi é là, invece!> gridò una voce femminile. <Vi avverto, sono armata! Cioè, porto degli anfibi ai piedi, però vi assicuro che in mezzo alle gambe possono fare molto male!>
Michael era lì che si stava domandando se la ragazza dall'altro lato della strada fosse sotto l'uso di sostanze stupefacenti, o se fosse pazza, o se invece stesse facendo sul serio. Luke, invece, si rese conto che quella voce gli era piuttosto familiare. Sì, eccome se lo era.
<Lorenza? Sei tu?> chiese l'australiano.
Michael lo guardo confuso. Stava capendo ben poco di quella situazione. Lui conosceva la ragazza che aveva urlato? Ma non era in Inghilterra da solo due giorni più o meno? E poi, dannazione, doveva succedere tutto in quel momento? Si stavano presentando, avrebbe finalmente scoperto il nome di Occhi di Ghiaccio!
Nel frattempo una flebile luce dello schermo di un cellulare si avvicinò a loro, e a quel punto Michael riuscì a distinguere la fisionomia di quella ragazza bionda e non molto alta che abitava in casa Morgan con Occhi di Ghiaccio e gli altri due ragazzi.
<Oh, grazie al cielo! Sei soltanto tu!> esclamò l'italiana rivolta a Luke, tirando un sospiro di sollievo. Poi, si accorse si una presenza accanto al diciassettenne, e puntò la luce sul viso di Michael, il quale chiuse un istante gli occhi, accecato.
Lorenza parve lì per il sorpresa. <Oh, ciao. Anche tu hai perso la strada di casa?>
<No, stavo passando di qui...>
<Ah, ho capito! Passavi di qui, quando l'hai incontrato e lo stavi accompagnando a casa. Ma che gentile, grazie! Scusaci, però. Ora dobbiamo andare, é quasi ora di cena. Ci vediamo, e grazie ancora.> Detto questo Lorenza prese la mano di Luke e si avviò verso casa Morgan. L'australiano riuscì solo a voltarsi un secondo verso Michael per rivolgergli un debole sorriso, e poi seguì la ragazza.
Allontanandosi da lui, Luke percepiva una strana felicità nascergli nel cuore ed espandersi in tutto il corpo, sentiva di volersi chiudere per qualche minuto nella sua stanza, a pensare al loro incontro, al modo in cui Michael gli aveva rivolto la parola, a come fosse stato vedere il suo corpo a pochi centimetri di distanza, e al semplice fatto che la sua figura avesse assunto un nome: Michael; così melodioso e bello.
Michael, invece, rimase ancora qualche istante fermo nel luogo in cui aveva lasciato il diciassettenne, immobile. Ripensava ai suoi occhi, alla sensazione di sentire la sua voce, alla sua espressione spaventata, a quella voglia improvvisa di proteggerlo che lo aveva pervaso e al fatto che purtroppo il suo nome fosse ancora un incognito.
"Ciao, Michael. Piacere di conoscerti."
"Ciao, Occhi di Ghiaccio. Prima o poi saprò il tuo nome."
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SPAZIO AUTRICE
Salut, people! Comment ça va? Spero bene ahah OMG scusatemi se non vi dedico molto tempo nel mio spazio (avanti, dirtelo che siete contenti se parlo meno ahah) ma oggi sono troppo indaffarata. Sto facendo la valigia perché domani parto per la Spagna con la scuola, e poi devo ancora lavarmi i capelli (e chi se ne frega non ce lo metti? Lol) e volevo riuscire ad aggiornare oggi visto che la settimana prossima non ci sono e salta l'aggiornamento. Comunque... ATTENZIONE, LA BOMBA STA PER ESPLODERE TRA 3,2,1... MICHAEL E LUKE SI SONO INCONTRATI!!!!!! SIIIIIIII!!!! Oddio, non vedevo l'ora di scrivere questo capitolo!! ❤️❤️ Luana, ecco l'incontro che aspettavi tanto. Quando lo leggi fammi sapere nei commenti cosa ne pensi ahah E voi, invece? Come vi sembra? Come ve lo aspettavate, meglio o peggio? Vi prego, non uccidetemi Lorenza (anche perché un po' caratterialmente quella ragazza é uguale sputata a me ahaha) se ha interrotto il momento, ma...i Muke dovranno aspettare ancora non molti capitoli prima di presentarsi decentemente lol. Prima invece c'è Luke che si perde... Be, voglio dirvi che alla sottoscritta quando si trovava a Canterbury é successo veramente, e ancora oggi quando io e le altre due ragazze che erano in casa con me ci ripensiamo scoppiamo a ridere, però devo dirvi che non é stata molto bella come sensazione lol e le strade erano veramente molto buie e deserte xD
Bene, ora devo scappare. Le valigie mi chiamano ahah. Se leggete e il capitolo vi piace, vi prego fatemelo sapere nei commenti e mettete votini. Mi farebbe piacere sapere che la storia vi piace e cosa ne pensate.
Mi mancherete, e vi penserò mentre sarò in volo verso la Spagna ascoltando SGFG ahahahah (avanti, ditelo che ora vi mettete a gioire perché mi tolgo dai piedi per una settimana xD) Una settimana poi passa in fretta!
Au revoir, people! ❤️

Solo Per Te (Muke)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora