Su per i Monti e giù per i Tunnel

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POV ELRIS

Il giorno arrivò presto lasciando una cupa ombra su di me e sulla sera precedente. Il confronto con Kili mi aveva privata di ogni forza, svuotata e resa ancor più fragile di quanto non lo fossi poche ore prima; non avevo dormito affatto ed ora cominciavo a sentirne il peso ma ero brava a nascondere i miei sentimenti, così mi celai dietro la mia solita maschera e con un'espressione decisa stampata sul volto mi preparai a guidare ancora una volta la Compagnia attraverso le Terre Selvagge. Non mancava molto al punto d'incontro con Gandalf ma questo invece che rassicurarmi mi preoccupava ancor di più, portandomi a pensare a cosa sarebbe successo se non l'avremmo trovato lì o se aveva brutte notizie da riferirci. Sinceramente non avrei retto altri intoppi. Questo viaggio si stava rivelando ancor più difficile di quanto pensassi e non metteva a rischio solo le nostre vite ma anche la nostra sanità mentale. Si, perché la maggior parte dei Nani della Compagnia non aveva mai affrontato viaggi simili venendo dai più umili ranghi Naneschi e tutti questi pericoli non facevano altro che portare a galla le paure di tutti, anche le più profonde e nascoste che neanche noi eravamo coscienti di avere. Era successa la stessa cosa con me quanto affrontai la mia prima missione... era passato così tanto tempo eppure mi sembrava solo ieri quando iniziai a scoprire il Male di questo mondo. Ero solo una bambina eppure venni addestrata come un guerriero: mi insegnarono ad usare ogni tipo di arma, a combattere i miei nemici con tutta la forza che avevo in corpo e soprattutto a non avere alcuna paura ma, ora, era proprio questa che mi stava corrodendo dentro. La paura dell'ignoto, del ritorno di Sauron e per la vita dei miei compagni. Era troppo e tutto assieme. Kili aveva ragione da vendere: avevo bisogno di aprire di nuovo il mio cuore, ma come potevo farlo quando avevo altre priorità come salvare la Terra di Mezzo dall'Ombra? Camminavamo ininterrottamente da qualche ora: io ero davanti a tutti per guidarli e subito dietro di me c'erano Balin, Bilbo e Dori che di tanto in tanto cercavano di iniziare una conversazione con me ma, notando il mio umore, alla fine si arresero. Mi dispiaceva chiudere fuori delle persone che volevano solo aiutarmi ma purtroppo era la cosa che mi riusciva meglio. Durante la marcia ogni tanto mi voltavo per accertarmi che nessuno era rimasto indietro e più di una volta incrociai lo sguardo tormentato di Kili che, dopo avermi scrutata per qualche istante, si posava altrove. Mantenemmo il passo fino al tramonto fermandoci solo per qualche breve sosta, ma ora che la notte stava per sopraggiungere ci posizionammo in un punto abbastanza nascosto fra due dorsi collinari; sistemammo le nostre cose trovandoci un piccolo spazio per la notte; ma stavolta non ci sarebbero stati ne fuoco né risate, solo tanto silenzio visto che il territorio non era sicuro. Ci fu qualche parola scambiata sussurrando che si perse nel vento, piccoli movimenti di chi cercava ancora di sistemarsi per la notte ma nient'altro. Tutto taceva avvolto dal silenzio più totale che sembrava aver ghiacciato ogni cosa. Neanche la natura emetteva alcun suono e tutta questa staticità non faceva altro che aumentare la mia preoccupazione provocandomi anche la pelle d'oca. Il silenzio mi piaceva, ma era in situazioni come queste che cominciavo a temerlo; se c'era una cosa che avevo imparato bene nei secoli era che il silenzio in territori come questi era preludio di catastrofe, infatti il rischio di essere aggrediti in piena notte era molto alto visto che il buio poteva benissimo nascondere ogni piccolo movimento. Pian piano tutta la Compagnia cadde in un sonno profondo cullata dal Nulla che ci circondava, tutti riposavano persi nei loro sogni, tutti tranne me; rimasi sveglia a fissare il cielo sopra di noi troppo stanca per dormire ma anche troppo impaurita dal rivivere gli orrori che tenevo nascosti negli angoli bui della mente. Non so quanto tempo passai a fissare le costellazioni ma ad un tratto la stanchezza della giornata e della precedente notte insonne presero il sopravvento; socchiusi gli occhi senza neanche rendermene conto ed improvvisamente fui trascinata lontano, in un'altra era, durante un'altra battaglia...

[FLASHBACK, ANNO 3441 SECONDA ERA, MORDOR]

Alla fine la guerra contro l'Oscuro Signore Sauron era scoppiata. Le forze nemiche che uscivano dal Nero Cancello erano mostruosamente numerose e ci avrebbero presto annientato, ma la speranza di una vittoria perdurava e fu così che uomini, guidati da Isildur, ed Elfi si riunirono ancora una volta in un'alleanza disperata. Le lande desolate della terra di Mordor erano ricoperte di sangue e la morte risiedeva in ogni angolo e volto nemico; sulle pendici del Monte Fato si stava svolgendo la battaglia che avrebbe deciso le sorti della Terra di Mezzo, caduta in rovina il giorno in cui Sauron creò gli Anelli del Potere corrompendo così il fragile cuore dell'uomo portandolo alla pazzia. Gli Orchi continuavano ad avanzare verso le nostre truppe ormai ridotte allo stremo disseminando morte ma, nonostante il numero inferiore, continuavamo a dare il meglio di noi stessi. Re Elrond di Gran Burrone, assieme al suo esercito, fronteggiava il nemico ad Ovest, Isildur era di fronte al Cancello ed io ed i miei uomini ci occupavamo dell'Est. Stavo combattendo ininterrottamente da giorni anche se qui, in questa landa desolata attanagliata dalla onnipresente tenebra, sembravano non passare mai; il giorno e la notte si confondevano rendendo lo scorrere del tempo ancor più difficoltoso da percepire fino a che tutto quanto ci cominciò a sembrare congelato in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, come una specie di Limbo eterno. Smisi di combattere per qualche secondo e mi guardai attorno: il cielo era di un rosso sangue misto ad enormi nuvoloni grigio scuro, come se lo avessero tinto così gli spiriti dei morti che giacevano a terra, brillava di una luce propria che sapeva di guerra, così incandescente da bruciarci gli occhi se lo guardavi per troppo tempo. Il sole brillante che contraddistingueva la maggior parte delle Terre non faceva mai visita in questo luogo, era come se si trasformasse adattandosi all'atmosfera diventando così solo una tiepida fiaccola nel perenne buio. Non c'era alcun segno della presenza della Vita, solo Morte. Gli uccelli avevano smesso anni orsono di sorvolare Mordor e la vegetazione rifiutava di crescere in territori maligni come questi. Era una landa abbandonata... un posto perfetto dove nascondersi e progettare vendetta. La piana sotto il Monte era occupata da ben tre eserciti che si scontravano imperterriti e senza timore contro i servi dell'Oscuro Signore; ovunque mi voltassi a guardare l'unica cosa che vedevo erano solo centinaia di innocenti mandati a morire per difendere qualcosa di più grande e fuori dalla loro portata. Ero esausta ma proseguivo ignorando la fatica ed il dolore con in mente il solo pensiero di rendere questo mondo libero dal Male. Continuavo a lottare nonostante sentissi i polmoni in fiamme per via delle esalazioni velenose che provenivano dai fuochi maledetti di questa terra; sentivo che potevamo farcela e che dopotutto gli uomini non erano così deboli come credevo. Orchi su Orchi ci venivano addosso con urla agghiaccianti e disumane ma noi d'altra parte rispondevamo con ancor più violenza. Usai tutta la rabbia che avevo in corpo per uccidere più nemici possibile ed ogni volta che mozzavo qualche testa mi sentivo ancor più carica e motivata di prima. Quando credemmo che la vittoria ormai era nelle nostre mani, il Male giocò la sua ultima arma e Sauron in persona scese a combattere munito di una nera armatura che celava interamente la sua figura: in una mano teneva un'ascia mentre nell'altra una lama Morgul. Avanzava fiero sul campo di battaglia seminando morte tra le nostre truppe con un solo gesto della mano. Fu lì che lo vidi, la fonte di questa guerra... l'Anello del Potere, l'unico che poteva governare su tutti gli altri creati in precedenza. Lo portava al dito ed era quello a conferirgli una forza immane. All'improvviso seppi cosa fare: dovevo fronteggiare Sauron. Dovevo distruggerlo o almeno provarci. I nostri eserciti erano stanchi e decimati ancor di più in quei pochi istanti che l'Oscuro Signore era sopraggiunto sul campo ed io non potevo permettere che ci fossero altre morti uomo o Elfo che sia. Mi feci largo tra gli Orchi quando ad un tratto vidi Sauron colpire con la sua ascia lo scudo di Beren, uno dei miei migliori amici e soldati, e fu lì che non ci vidi più e scattai. Non poteva ucciderlo. No. Basta morte! Basta guerre! Tutto doveva finire oggi con la sua sconfitta. Decapitai un'Orco che si mise sulla mia strada e nel momento in cui vidi Isildur poco distante da me urlai:

Keep Careful Watch of My SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora