Sono in anticipo di un'ora per il mio "appuntamento", quindi decido di andare al parco della zona per rilassarmi e svuotare i pensieri.
Una volta arrivata mi sdraio sul prato fresco di rugiada e mi concentro sul grigiore del cielo immergendomi nei miei pensieri.
Mi sto sul serio innamorando di Marton? Com'è possibile? Perché all'improvviso mi da tutte queste "attenzioni"?
Sospiro pensando che molto probabilmente non avrò risposte a questi miei dubbi, chiudo gli occhi cercando di rilassarmi e inconsciamente mi addormento lì, sdraiata su quel prato verde, da sola.
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«Shane svegliati... Dai che fa freddo qui...» sento una voce calda, dolce e roca sussurarmi queste parole e una mano morbida scuotermi leggermente il braccio.
«Mhh...»
«Finalmente sei sveglia..» mi dice lui.
Sorrido senza neanche sapere chi sia, magari ci si potesse sempre svegliare così bene per andare a scuola.
Apro gli occhi e il sorriso sulle mie labbra si spegne di colpo. Sobbalzo seduta dalla sorpresa e guardo stupita l'individuo di fronte a me.
«M-Marton?»
«Ciao Shane..» mi sorride lui con un'espressione dolce.
Cosa avevo detto prima? Che sarebbe fantastico svegliarsi così?
Mi rimangio tutto.«Che ci fai qui? Che ore sono?» chiedo preoccupata che fosse tardi.
«Sono le quattro meno dieci del pomeriggio, stavo venendo da te e poi ti ho vista qui, sdraiata a terra e avevo paura che ti fosse successo qualcosa...» dice passandosi una mano tra i capelli biondi come se fosse imbarazzato.
Scoppio a ridere. Da quando James Marton si preoccupa di qualcuno?
«Tu? Che ti preoccupi delle persone? Da quando?» dico tra una risata e l'altra e asciugandomi le lacrime.
«Nah, hai ragione. Sinceramente non mi frega nulla di te. Avrei potuto benissimo violentarti appena ti ho vista addormentata qua, nel bel mezzo del nulla, da sola. Ma non l'ho fatto.» dice lui fissando un punto fisso nel vuoto con un leggero sorrisetto sulle sue labbra e il suo sguardo, improvvisamente, si spegne.
Smetto di ridere a quelle sue parole, davvero si era preoccupato? Con tutte le persone al mondo di cui potersi preoccupare lui, James Marton, si preoccupa per una come me? Quelle parole mi hanno fatto sentire come una fitta al cuore, ma perché? Cosa mi importava sul serio di lui?
«Sai -continua lui- forse non dovevo neanche chiederti di uscire, ma l'ho fatto lo stesso, e non so il perché.»
Lui si alza il piedi e comincia a camminare in tondo quasi combattuto tra sè e sè. Mi alzo in piedi anche io e attiro per un attimo la sua attenzione e vedo i suoi occhi illuminarsi in un secondo per poi rispegnersi il secondo dopo.
Dì qualcosa, scema.
«Scusami... È solo che... Insomma, non avrei mai immaginato che tu, James Marton, ti potessi preoccupare per una come me, una come Kristen Shane...» dico guardandomi i piedi, incapace di fissare quelle due pozze azzurre.
«Non importa, in certi casi mi meraviglio anche io di me stesso.» dice alternando lo sguardo tra gli alberi attorno a noi, come per evitare il mio sguardo.
Continuo a tenere lo sguardo fisso a terra, ma ad un certo punto sento dei passi allontanarsi e appena alzo lo sguardo vedo che è lui quello che si sta allontanando.
Che fai? Lo vuoi davvero lasciare andare? Oppure ti decidi e cerchi di rimediare questa situazione?
«Ehy Marton aspetta! -urlo correndo verso di lui, appena lo raggiungo gli metto una mano sulla spalla facendolo girare all'istante. Mi perdo un attimo nei suoi occhi, ma poi riprendo lucidità e continuo a parlare- Mi sbaglio o noi avevamo un patto?» dico facendo spuntare un sorrisetto.
Lui mi guarda interrogativo e il mio sorriso, senza un motivo apparente, si allarga ancora di più.
«Io ho accettato di uscire con te a patto che mi offrissi una sigaretta, ricordi?»
Quel suo sorriso ricompare facendo spuntare anche un'adorabile fossetta nell'angolo a destra della sua bocca che non avevo mai notato prima.
«E va bene, ma che sia la prima e l'ultima volta!» dice lui porgendomi il pacchetto aperto non prima di prenderne una lui e posizionarsela tra le labbra.
Ne prendo una, gli rubo l'accendino dalle mani e accendo la mia sigaretta per poi riconsegnarglielo trattenendo una risata per la sua espressione stupita e leggermente arrabbiata ma divertita allo stesso tempo.
Lui accende la sua sigaretta e ci sediamo entrambi su una panchina a fumare.
«Marton...»
«Sì Shane?»
«Perché mi hai chiesto di uscire con te?» gli chiedo curiosa di sapere la risposta.
Ci mette un po' a rispondere, probabilmente l'ho lasciato senza parole, forse non immaginava che gli facessi quella domanda.
«Beh, mi sono stancato di Veronica e non avevo voglia di restare a casa o comunque di stare da solo tutto il pomeriggio ad annoiarmi, quindi ho voluto passare un po' di tempo con te..» dice fissando il vuoto davanti a sè.
«Aspetta, cosa? Ti sei stancato di quella gallina di White? Questo sì che è strano.» faccio io sarcastica.
«Beh, vedi Shane, devi sapere che se io punto gli occhi su una delle troie della scuola voglio che sia solo mia, e di nessun altro. Ho saputo che lei si faceva anche Rogers, il capitano della squadra di football della scuola, e allora l'ho piantata in asso.» dice lui indifferente e inespressivo.
Non rispondo e faccio l'ultimo tiro prima di buttare a terra il mozzicone.
Passiamo il resto del pomeriggio a scherzare e stuzzicarci, lui fa anche il pervertito come suo solito e io gli tiro anche qualche pugno ogni tanto come risposta. Ci comportavamo come semplici amici insomma.
«S'è fatto tardi, devo andare Marton.. Grazie per il pomeriggio e per la sigaretta..» lo saluto con un gesto della mano e poi mi volto dirigendomi verso casa.
Dopo due soli passi, mi sento prendere dal polso e vengo girata di scatto.
Il mio sguardo si incatena a quello di Marton, ha le pupille dilatate e il grigiore del cielo intensifica l'azzurro dei suoi occhi rendendoli ancora più belli.
«Non hai dimenticato nulla Shane?» sussurra sorridendo malizioso e avvicinandosi lentamente a me.
Mi prende il mento con due dita facendomi arrossire, poi posa le sue labbra sulla mia fronte, dei brividi mi percorrono la schiena e trattengo il respiro.
Lo sento sorridere mentre mi bacia e mi fa arrossire ancora di più.
«Ci si vede a scuola, Shane..» disse lui per poi andarsene per la sua via lasciandomi lì, di nuovo da sola, imbambolata, stordita.
Mi riprendo dopo un po' e mi dirigo verso casa.
Appena entro, mia mamma mi viene incontro un po' preoccupata e mi abbraccia.
«Kristen dove sei stata? Mi hai fatta spaventare..» mi chiede lei sciogliendo l'abbraccio ma tenendo le mani sulle mie spalle.
«Al parco. Volevo respirare un po' di aria fresca.» rispondo fredda per poi scansarmi e dirigermi su per le scale fino in camera mia.
Chiudo la porta, mi metto la tuta da casa e mi butto sul letto. Prendo un cuscino tra le braccia e lo stringo forte cominciando a piangere.
Mi ero innamorata. Di nuovo. E io non lo volevo.
Sarebbe stato tutto una merda. Di nuovo. E io non lo volevo.
Non ce l'avrei fatta. E io lo sapevo.
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•Game Of Feelings•
Teen FictionLei, Kristen Shane, 17 anni. Capelli castani, occhi azzurri, avventuriera, fantasiosa, ma allo stesso tempo molto timida. È la classica ragazza considerata "sfigata" solo perché non fa parte del gruppo delle ragazze popolari o delle cheerleader. Lui...