{Capitolo 1}

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*Driin! Driin!*

Ma si può mai dormire senza che ci sia qualcuno che ti sveglia?

Tiro una manata alla sveglia che si zittisce subito, probabilmente l'ho rotta ma non m'importa in questo momento.

Faccio per riaddormentarmi, ma subito trovo un altro "ostacolo" tra me e il mondo dei sogni.

«Kristen! Non pensare minimamente di riaddormentarti! Alzati e vai a scuola!» sentii le urla di mia madre dal piano di sotto.

Ma porca puttana, voglio dormire.

Ignoro quel desiderio e mi rotolo letteralmente giù dal letto cadendo anche sulla sveglia facendomi quasi bestemmiare per il dolore alla schiena.

Mi alzo da terra e mi dirigo verso il bagno per darmi un aspetto perlomeno umano rispetto a quello da zombie attuale.

Capelli arruffati peggio di Medusa? Ci sono.
Occhiaie? Ci sono.
Bene, sono sempre io.

Dopo essermi fatta la doccia, mi vesto, mi asciugo e mi piastro i capelli, prendo la cartella dalla camera e scendo al piano di sotto per fare una breve colazione prima di andare alla fermata del bus.

«Buongiorno tesoro!» mi saluta mia mamma.

«Salve madre.» risposi ancora assonnata.

Bevo la mia dose quotidiana di caffè, dò un bacio sulla guancia a mia mamma per salutarla ed esco di corsa di casa essendo leggermente in ritardo.

Riesco a non perdere l'autobus per un soffio e una volta a bordo mi vado a sedere al mio solito posto, tiro fuori le mie cuffiette e faccio partire la riproduzione casuale nel mentre leggo uno dei miei soliti libri.

Ah, scusate se non mi sono presentata, mi chiamo Kristen Shane, ho 17 anni e frequento la terza liceo a Houston.

Adoro leggere; chi mi conosce sa che mi porto sempre dietro un libro con me ovunque io vada. Non me lo dimentico mai.

Una volta arrivata a scuola, mi dirigo verso il mio armadietto per posare i libri delle lezioni successive e mi dirigo verso l'aula di matematica con il libro tra le braccia e la musica ancora nelle orecchie.

Senza accorgermene, vado a sbattere contro qualcosa facendomi cadere i libri dalle mani e una macchia scura si forma sulla mia felpa grigia.

«Ma che ca-»

«Shane, porca puttana! Ma guardi dove vai? Era il mio caffè quello che adesso è sulla tua felpa!» disse la cosa contro cui avevo sbattuto. E la cosa si chiamava...

«Marton! Ma guarda tu dove vai! Sei tu che mi sei venuto addosso!»

Ecco, appunto. La cosa contro cui ho sbattuto è James Marton, il tipo più popolare della scuola nonchè puttaniere.

Ogni giorno (o settimana quando va bene) ha un giocattolino nuovo e, ovviamente, tutte (meno me) gli vanno dietro.

La campanella interrompe la nostra discussione, per fortuna.

«Sappi che mi devi un caffè, Shane!» urlò lui mentre correva verso la sua classe.

«E tu mi devi una felpa, vaffanculo Marton!» gli risposi ancora incazzata nera.

Arrivo in classe e per poco non entro in ritardo. Mi dirigo al mio posto vicino alla mia migliore amica e subito nota la macchia di caffè.

«E quella? Come te la sei fatta?» disse indicando la zona ancora umida.

«Quel coglione di Marton mi è venuto addosso e ha rovesciato il suo caffè su di me! Quanto lo odio!» sussurrai cercando di non farmi sentire dalla prof.

La mia amica si trattiene dal scoppiare a ridere rischiando di farci beccare disattente da quella vipera.

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La giornata passò abbastanza in fretta e anche l'ultima campanella suonò.

Una volta arrivata a casa, saluto mia mamma e decido di saltare il pranzo. Mi cambio subito e mi metto i vestiti da casa, tiro fuori i libri e comincio a fare i compiti.

Una volta finiti i compiti si sono fatte le quattro del pomeriggio, così decido di uscire a farmi un giro da sola.

Nel mentre che ascolto la musica seduta su una panchina a gambe incrociate ripensando a quella mattina, mi fumo una sigaretta per placare la rabbia e il nervosismo.

Un'ora e mezza dopo decido di tornare a casa, mi faccio la doccia e vado in camera mia a leggere aspettando l'ora di cena.

Una volta cenato, mi metto il pigiama, mi infilo sotto le coperte e mi addormento quasi subito.

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La mattina dopo ebbi quasi lo stesso traumatico risveglio, caduta sulla sveglia a parte.

Arrivo a scuola e una volta chiuso l'armadietto mi sento afferrata al polso e vengo trascinata in un'aula vuota.

Indovinate chi è? Ovviamente Marton.

«Che cazzo vuoi da me, Marton?» sbottai, ma lui mi coprì la bocca con una mano per non farci beccare.

«Hai un debito con me, Shane, e ora o mi ridai i soldi del mio caffè oppure saldiamo il debito a modo mio.» disse lui con un piccolo ghigno sul volto.

Intuii le sue intenzioni così gli tirai una ginocchiata alle parti basse e lo stesi a terra.

«Tu non mi metti le mani addosso. Eccoti il tuo stupido caffè, Marton.» risposi poggiando le monete sulla cattedra e uscendo dall'aula correndo nella mia classe.

Arrivai ma purtroppo ero in ritardo, quindi la professoressa mi fece restare fuori per tutta l'ora.

Fottiti Marton, fottiti altamente.

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