{Capitolo 16}

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Continuo ad alternare lo sguardo da mio fratello a Marton, cercando inutilmente di trovare un senso a questa situazione.

«Demetri, come fai a conoscerlo?» domando a mio fratello per cercare di capirci qualcosa.

«È una lunga storia, te lo racconterò più avanti. Tu piuttosto? Come fai a conoscerlo?» mi domanda a sua volta.

«È un mio compagno di classe... Gli ho chiesto di venire per aiutarmi a fare i compiti di matematica...»

Lui annuisce, senza distaccare lo sguardo dal ragazzo alla mia destra, il quale senza accorgermene ora mi sta stringendo il polso tenendomi dietro di lui quasi per difendermi.

Continuo a non capirci niente e l'atmosfera si fa sempre più pesante, il tempo sembra essersi congelato come gli sguardi dei due ragazzi vicino a me.

«Vieni James, andiamo in camera mia che facciamo matematica...» gli dico interrompendo il silenzio che si faceva sempre più opprimente nella stanza.

«Hai ragione Kristen, andiamo.» mi tira quasi come se conoscesse la strada.

Saliamo in camera mia e dopo aver chiuso la porta Marton esterna il suo nervosismo, cominciando a passarsi le mani tra i capelli e facendo avanti e indietro per la stanza.

«Si può sapere che succede? Come fai a conoscere mio fratello?»

Alla mia domanda si ferma, sospira un paio di volte e poi mi invita a sedermi sul mio letto, al suo fianco, con un mezzo sorriso. Prima che il mio cervello possa pensare a qualunque cosa, le mie gambe mi hanno già portata sul letto. Il mio sguardo rimane fisso sul suo viso in attesa delle spiegazioni richieste poco prima.

«Vedi Kristen, io e tuo fratello ci conosciamo da quando eravamo piccoli, siamo praticamente cresciuti insieme... I nostri genitori si conoscevano e quindi finivamo per giocare insieme per non stare a sentire i loro noiosi discorsi... Tu non ti ricorderai di me perché stavamo sempre chiusi in camera sua, ma venivo spesso qui quando avevi più o meno tre anni... Un paio di anni fa, quando ho scoperto cosa faceva tuo fratello, abbiamo litigato pesantemente e siamo arrivati anche ad usare le mani... Dopo quella volta lo incontrai anche altre volte che vagabondava per la città, e non solo, con il suo gruppetto di amici, e ogni volta che lo vedevo mi ripetevo che non avrei fatto il suo stesso errore, cioè quello di abbandonarti, e che avrei dovuto proteggerti al posto suo... So che non ci sono riuscito nel migliore dei modi, ma ti prego di perdonami... Quando i miei genitori morirono, cominciai ad affezionarmi più difficilmente alle persone, il che non mi aiutò a mantenere la mia promessa... Perdonami Kri...»

Pronunciando le ultime parole mi abbracciò quasi instintivamente, senza lasciarmi il tempo di reagire o di metabolizzare il tutto, quindi lo abbracciai a mia volta.

A quel mio gesto, lui strinse la mia maglia nei suoi pugni e potei sentire una lacrima bagnarmi la spalla, al che mi scostai e lui nascose il volto nell'oscurità che riempiva la mia stanza.

Gli prendo il mento per fargli girare la testa per poi lasciargli un dolce bacio sulla guancia, per poi riabbracciarlo dolcemente.

«Ti perdono Marton, stai tranquillo...»

James comincia a singhiozzare, facendomi stringere il cuore, quindi comincio a consolarlo stringendolo sempre tra le mie esili braccia.

«Dai facciamo 'sti dannati compiti di matematica, così ci distraiamo un po'...» dice lui, asciugandosi le lacrime e sfoderando un momentaneo sorriso a trentadue denti.

Io gli sorrido di rimando, anche ridacchiando, e vado a prendere il quaderno e il libro di matematica.

«Ah Shane, ti volevo dire un'ultima cosa...»

«Si..?»

Lui si alza dal letto, si avvicina a me, appoggia la sua mano calda sulla mia guancia fredda, creando un perfetto contrasto, e mi lasciò un caldo bacio sulle labbra.

«Grazie...»

«F-Figurati...» replico con voce imbarazzata.

~~~~~~~~

Marton si rivela un ottimo professore improvvisato di matematica, in mezz'ora riusciamo a finire tutti gli esercizi e a farne anche altri due "di potenziamento", come ha detto lui.

«Finalmente, cominciavo a temere che non sarebbero mai finiti questi esercizi.» dico tirando un sospiro di sollievo.

«Dai non esagerare, sono cose facili...»

«Si, per te.»

Alla mia occhiata lui scuote la testa e ridacchia facendomi innervosire di più. Mi alzo dalla sedia e faccio per andare a buttarmi sul letto, ma James mi afferra per un braccio e mi sbatte contro la parete, incatenando il suo intenso sguardo su di me.

«Allora deve essere proprio una mania quella di sbattere le ragazze al muro eh.»

«Io ne sbatto solo una contro il muro per poterla guardare negli occhi.»

Le sue parole e le sue mani fredde mi fanno venire la pelle d'oca e mi fanno spuntare un mezzo sorriso che causa il dilatamento delle sue pupille. Avvicino le mie labbra alle sue per lasciarci un breve bacio, ma quando mi stacco lui mette una mano dietro la mia testa e mi fa tornare sulle sue labbra. Istintivamente allaccio le braccia attorno al suo collo e lui mi prende in braccio tenendomi per i glutei, mi fa adagiare sul letto, si toglie la maglietta e si mette a cavalcioni sopra di me, mentre le nostre lingue continuano a rincorrersi.

Ad un certo punto sentiamo bussare alla porta, allora ci tiriamo subito in piedi e mente io mi sistemo i capelli lui si rimette la maglietta.

«Avanti!»

«Ehy Kri sono io, ti va ancora di uscire?» mi domanda mio fratello facendo capolino dalla porta.

A quel punto maledico la mia testa per essermene dimenticata, Marton mi ha mandato il cervello troppo a puttane.

«Ehm, che ore sono?»

«Le 18:23»

«Ti dispiace se facciamo domani? Ora sono un po' stanca...»

«Non c'è problema, sorellina. Ricordati che tra un'oretta mamma sarà qui.»

Nel pronunciare la seconda frase guarda in malo modo il ragazzo alla mia destra, per poi andarsene.

Io tiro un sospiro di sollievo e la tensione che era nell'aria sembra pian piano attenuarsi.

«Allora, che ti va di fare?» domanda Marton anche lui ancora un po' in imbarazzo.

«Non lo so, che proponi?»

«Se lo chiedo a te è perché voglio sapere cosa vuoi fare tu

«Che rompipalle che sei Marton quando fai così. Ti potrei tirare un pugno in faccia da un momento all'altro.»

Lui avvicina il suo viso al mio come per sfidarmi, facendomi innervosire sempre di più, ma invece che tirargli il cazzotto preannunciato lo bacio facendolo sorridere.

«James...»

«Si?»

«Ma quindi... Noi cosa siamo adesso? Voglio dire, ora ci comportiamo così, ma poi a scuola-»

Le sue labbra mi zittiscono prima che io riesca a finire la frase e la mia mente torna vuota, senza alcun pensiero o preoccupazione, e prima ancora che io me ne possa accorgere siamo sdraiati nuovamente a letto, uno sull'altra, mentre le nostre lingue continuano a giocare tra loro.

Mi spiace Veronica, ma ora James Marton è mio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 21, 2017 ⏰

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