Capitolo 7

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Narra Peter:
Guardo Nico avvicinarsi, si toglie il cappuccio della felpa e mostra l'occhio violaceo, ed il labbro con un filo di sangue. Lo guardo interdetto. -Nico, ma che diamine ti è successo?- Lui sorride, come se fosse un bene che fosse stato picchiato a sangue. Sospira e dice -Nulla, mi sono fatto una tipa, però il fidanzato lo ha scoperto, era uno del Nord, ed insieme alla sua banda mi hanno ridotto così- Lo guardo male, sapeva che non doveva mettersi contro quelli del Nord, però ciò che gli dicevo, gli entrava da un orecchio e gli usciva dall'altro. -Nicolas, esci subito fuori!- Disse la voce di Theo Smit, guardai male il mio amico, e mi alzai dalla sedia. Mi avviai alla porta ed uscii. Mi tirai sopra le maniche della maglietta, e mi avvicinai a Theo, lui sorrise ai suoi amici, e tutto ciò che ricordo è il vuoto.

Narra Lali:
Alle 8 di Domenica mattina, chi diamine può chiamarmi? Sospiro, allungo una mano e prendo il telefonino, me lo porto sotto le coperte e rispondo -Pronto?- La voce assonnata, e roca. -Pronto, Lali? Mi faresti un gran favore?- Alzai un sopracciglio. Rocio che mi chiedeva un favore?

Guardai la casetta, piccola e tutta bianca, con qualche macchia nera e grigia, una di quelle case vecchiette. Vado alla porta e busso, ma mi accorgo immediatamente che la porta è aperta. Entro. -Sono qui- Dico, entrando in salotto. Chiudo la porta alle mie spalle. -Oh, finalmente!- Dice Rocio, uscendo da una camera ed abbracciandomi. Io mi irrigidisco. -Buon giorno Rochi- Le dico, non sapendo cosa dire. Lei si stacca e mi sorride, poi mi prende per un braccio e mi conduce nella stanza da cui era appena uscita. Appena entro in quella stanza, sento il forte odore di sangue, e di chiuso. Ed era tutto chiuso, e tutto al buio. Guardo il letto, dov'era steso Peter, pieno di lividi e ricoperto di sangue. -Ma che ti è saltato in mente?- Lo rimprovera lei. Lui fa un piccolo sorriso, penso che gli faccia male la faccia. Lo guardo e mi siedo sul letto, prendo la scatolina del pronto soccorso. Prendo un po' di ovatta e la bagno col disinfettante, poi la passo sulle ferite più in vista. Lui si lamenta un po' per il dolore. -Allora, vuoi spiegare?- Gli chiedo, con gentilezza, che poi non so da dove mi è uscita, ne perché sia io quella che lo sta curando. Lui mi guarda -Grazie Lali, ma non dovresti- Io faccio cenno di no con la testa, e gli premo l'ovatta su un brutto livido. Lui mi guarda, sospira ed allontana la mia mano, poi mi dice -Avevano picchiato Nico, e lo volevano pestare ancora, quindi mi sono messo in mezzo- Lo guardo male, lui mi sorride, e solo in quel momento noto che ha i denti tutti sporchi di sangue. -Be dovresti pensare a te- Gli dico. Lui fa cenno di no con la testa, alza la mano, e mi scosta una ciocca di capelli da davanti agli occhi. Poi mi dice -Scusami Lali, ma tu mi hai detto di pensare a me e questo mi rende felice- Mi attira a se e mi da un bacio dolce sulle labbra. Sento un sapore di ferro, differente dall'altra volta, ma che mi piace lo stesso, un bacio, uno di quelli di Peter, stupendi... 


My Milagro LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora