Capitolo 8

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Sono devastata dalla colpa. E penso che i miei amici si siano accorti che qualcosa non c'è. Non parlo, non mangio, sono distratta in classe. Peter quel giorno non era venuto, ed io avevo pensato fosse perché stesse male, o stesse con una ragazza, ed anche se la seconda ipotesi mi diede uno strana sensazione alla bocca dello stomaco, decisi di non farci caso. Decisi di concentrarmi su Pablo, però non capivo, era sempre più distante, almeno mi sembrava. Quando la campanella dell'ultima ora suonò mi diressi al mio armadietto. Oggi non avevo nulla da fare dopo scuola, ma dovevo andare a vedere come stava Peter. Per vedere se poteva provare. Quando fui d'avanti al mio armadietto. Quando lo richiusi Nico era lì, appoggiato all'armadietto di Rocio. -Cosa vuoi dal mio amico?- Mi chiese puntandomi contro un dito. Lo guardai negli occhi, occhi azzurro chiaro. Era molto bello, come Peter, provenivano dalle stesse parti, si coprivano a vicenda e si assomigliavano molto, ma non era Peter, lui aveva qualcosa di...speciale, che non sapevo identificare. -Nulla, devo soltanto vedere come sta, e portargli i compiti di chimica- Gli dissi, tirando fuori dallo zaino il libro viola di chimica. Lui allungò un braccio e me lo prese, lo guardai sorpresa. -Glielo porto io- Disse, in fine. Era troppo alto perché io riuscissi a raggiungerlo. Qualcuno spuntò dietro Nico, una testa bionda, che conoscevo abbastanza bene. -Dalle il libro Nicolas- Disse la, ormai, familiare voce di Rochi. Nico si girò verso di lei, sorpreso, ed abbassò il braccio, arrivando all'altezza di lei. Rochi  prese il quaderno e me lo passò. -Scusalo Lali, penso che abbia perso qualche neurone nella rissa- Mi disse Rochi, scusando il suo amico, e dandogli uno schiaffo sul braccio, lui la guardò male.

Mi trovavo di nuovo d'avanti casa di Peter, con uno zaino pieno di libri, un MP3 con la canzone che dovevamo ballare, ed un cuore che batteva forte. Sta volta la porta era chiusa. Ad aprirmi fu Luna, una sua "amica", da quello che sapevo. -Che vuoi?- Mi chiese in modo brusco. Io sospirai. Certo che gli amici di Peter, eccetto Rochi, non mi volevano vicino a lui. -Sono venuta a portare i compiti a Peter- E mi tolsi lo zaino. Lei lo prese, con ferocia, come aveva fatto Nico, quella mattina, col quaderno. -Glieli do io- Disse, e tentò di chiudermi la porta in faccia. -Luna ma che cavolo?- Era Peter, che era uscito dalla sua stanza, mi vide e mi sorrise. E si mise vicino alla porta, impedendo alla ragazza di chiuderla. -Ciao Lali- Mi disse, lasciandomi entrare, io gli sorrisi, e presi lo zaino dalle mani della ragazza, un po' interdetta. -Cosa fai qui?- Mi chiese, ma con dolcezza, e calma. Io mi sedetti sul divano, sporco e rotto, non era certamente comodo, ma mi sentii stranamente rilassata sopra di esso, come ogni volta che stavo con Peter, anche se ero pure nervosa. Lui si sedette accanto a me, ed io gli risposi -Ti ho portato i compiti di chimica- E gli feci l'occhiolino mostrandogli il mio MP3. Lui sorrise, e fece cenno di si con la testa, poi si girò verso la ragazza in piedi che ci fissava e disse -Luna, puoi andare, a prendersi cura di me, ora c'è Lali, come puoi vedere- Luna mi fulmino con lo sguardo, ma se ne andò via, comunque. Guardai Peter, lui mi sorrise. -C'è la fai a ballare?- Gli chiesi. Lui fece cenno di si con la testa. Si alzò dal divano e mi prese le mani, iniziammo a ballare, senza musica. -Non ho messo la musica- Gli dissi, pure per allontanarmi da lui, da quel contatto. Eravamo così vicini che sentivo il suo fiato sulle mie labbra. -Io la sento- Mi disse. -Spegni il cervello- Mi disse avvicinandosi al mio orecchio. Per una volta, feci come mi aveva detto lui, spensi il cervello, perché per ballare non c'era bisogno del cervello. -Love Me Like You Do, Love Me Like You do. Take Like You Do, Take Like You Do- Disse lui, ed un sorriso comparve sulle mie labbra. Stava cantando quella canzone, lui...Peter Lanzani. -Stai cantando una canzone sdolcinata- Gli feci notare, man mano che andava avanti, stavamo improvvisando, non era la nostra coreografia, eravamo uno contro l'altra e ballavamo abbracciati. -Si, ma solo perché ne vale la pena- Mi rispose non appena la canzone terminò. Mi scostai un po' da lui, lo guardai negli occhi, sorrisi e gli dissi -Ma non è questa la canzone che ci farà vincere!- E sempre col cervello spento, mi alzai sulle punte e lo baciai sulle labbra.      


My Milagro LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora