La notte di Lazyer

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Clare uscì dalla porta dell'albergo. Si trovò immersa nel buio della città. La via principale era illuminata dalla luce della luna crescente e le luci nelle case erano spente. Nessuno era in strada. Clare esaminò l'ambiente accuratamente, valutò le luci presenti, il soffio del vento, l'atmosfera che si respirava. La luce dell'albergo dietro di lei le proiettava l'ombra sulla strada: l'ombra appariva allungata e si andava a confondere con quella delle case. La notte aveva steso il suo manto nero sulla città facendola precipitare nell'abisso dell'oscurità. Clare aspettò ancora qualche minuto sulla soglia della porta, poi si fece coraggio ed iniziò una passeggiata lungo la via principale. Era strano che in una città piena di ragazzi non ci fosse nessuno a passeggiare lungo quella via. Si aspettava di vedere molti suoi coetanei, ma nessuno era in strada: non vi era un solo essere vivente che passeggiasse. Ripensava alle parole di Frederick ed al suo avvertimento. Quelle parole la fecero sentire lievemente inquieta.

Affrettò leggermente il passo.

Gettava occhiate in ogni dove per prevenire qualsiasi cosa. Percepiva come una specie di manto che stava lentamente avviluppandola.

Quando fu a metà strada intravide una luce alla fine della via. Sembrava una piazza. S'intravedeva al centro di essa una fontana con una statua ed una flebile luce la illuminava. Decise di avviarsi verso quella piazza illuminata: voleva abbandonare l'oscurità che la opprimeva.

Affrettò nuovamente il passo.

Era preoccupata.

Passò numerosi vicoli neri. Ogni qualvolta li guardava il suo cuore accelerava come quello di una lepre che ha avvertito l'odore del lupo. Passò ancora vicino ad un vicolo.

«Miao!»

Clare sobbalzò di colpo e si girò verso il vicolo. Era estremamente scuro e buio.

«Miao!»

Dall'oscurità apparvero due occhi neri e sottili. Clare capì che era un gattino e tirò un sospiro di sollievo. Si avvicinò con cautela al gattino. All'inizio non vide nulla, ma sentì il gatto che si strusciava sulle sue gambe. Quando i suoi occhi si furono abituati al buio poté vederlo: era un micio nero con splendidi occhi gialli. Il micio si strusciava di continuo e Clare abbassò la mano per accarezzarlo. Aveva il pelo morbido e soffice ed emanava tranquillità al solo tatto. Clare si sentì più tranquilla e continuò ad accarezzare il gatto dimenticandosi di essere in un vicolo buio.

Ad un tratto il gattino si bloccò e drizzò il pelo. Annusò l'aria, guardò Clare e scappò di corsa verso la fine del vicolo. Clare non capì cosa gli fosse preso. Seguì il gattino con lo sguardo e lo vide fuggire via. Un bagliore azzurro, labile quanto fulgido. Avvertì una strana presenza. Un respiro regolare, calmo e pacato. Lei si voltò e guardò la fine del vicolo. Udì dei flebili passi, non pesanti ma decisi.

«Salve!» Clare si irrigidì e si voltò. Davanti a sé aveva una figura nera, forse alta più di lei, ma non riusciva a capacitarne l'altezza esatta.

«S...salve...» mormorò. La figura si fece avanti e Clare capì che si trattava di un ragazzo. Doveva avere diciassette o diciotto anni, aveva i capelli lisci e neri con una lunga frangia che gli ricopriva metà faccia ed indossava abiti neri e quindi quasi irriconoscibili. Si confondeva perfettamente con la notte, anzi, sembrava la notte in persona discesa a terra per un preciso scopo.

Clare aveva paura. Non aveva la minima idea di chi fosse quell'individuo. Il suo cuore palpitava e la sua fronte era madida di sudore. Piccole perle le discendevano lungo la pelle bagnandola ed impregnandola di sudore. L'individuo si avvicinò e dalla frangia s'intravide il nero dei suoi occhi, profondi ed insondabili. Clare indietreggiò verso la fine del vicolo, ma si fermò quando sentì un fruscio dietro di lei.

GANGSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora