Decisione ardua

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Clare era distesa sul letto. La sua mente era tormentata da mille pensieri. Ora sapeva a cosa andava incontro. Lo sapeva già da prima, ma ora ne aveva avuto la conferma. Devon era l'ultimo discendente di un'antica setta di nemici di Carl: era l'ultimo dei Cavalieri Cromati, l'ultimo fedele di Silver. Ora comprendeva perché Devon aspirasse tanto alla conquista di Lazyer, era una bramosia ereditaria: Devon era pericoloso e lei lo sapeva.

La ferita le faceva ancora male, ma fortunatamente nessuno se ne era accorto, neanche Axel. Se qualcuno avesse scoperto ciò che nascondeva sotto le bende, sarebbe scoppiato il caos. Axel avrebbe trascurato la gang e non sarebbe andato a combattere contro Devon. No, lo aveva già deciso: la ferita doveva restare segreta. Ma non sapeva per quanto sarebbe riuscita a tenerla nascosta, prima o poi Axel e gli altri l'avrebbero scoperta ed allora gli Wolfy sarebbero stati trascurati ancor di più. Axel si sarebbe preoccupato solo di lei e lei stessa lo sapeva bene. Axel le voleva bene. Molto bene. Lei lo aveva cambiato sminuendo la sua testardaggine e facendolo ragionare. Aveva passato bei momenti, doveva ammetterlo ed ora tutto ciò che le era accaduto la portava ad una conclusione: lei stessa – se pur in maniera minore – voleva bene ad Axel. E gliene voleva moltissimo. Se ne era resa conto solo ora e solo ora rimpiangeva di aver fatto quel voto. Per tener fede alla sua promessa doveva andarsene, ma non poteva – e non voleva – lasciare Axel da solo contro Devon. Avrebbe aiutato Axel a riprendersi gli Wolfy, ma in seguito sarebbe dovuta andarsene per poter avere un futuro ed inseguire il suo sogno scolastico. La decisione era inequivocabile: sarebbe partita la mattina seguente. Doveva solo fare in modo che Axel non la scoprisse.

Alzò la cornetta del telefono e compose il numero di Frederick.

«Pronto?» rispose l'uomo al cellulare.«Clare che è successo? Perché mi hai chiamato al cellulare? Sarei potuto venire su»

«Calmo Frederick. Volevo chiederti una cosa»

«Parla pure, ma potevi chiedermela anche prima. Che bisogno c'era di chiamarmi al cellulare?»

«C'era Axel» disse lei quasi con un soffio.

«Non doveva sentire?»

«No»

«Non avrai intenzione di andare da Devon da sola?» azzardò preoccupato Frederick.

«No, ma cosa dici!»

«Potrei pensare tutto conoscendoti»

«Non sono così incosciente da andare nuovamente da Devon da sola. Ci andrò con Axel come ho già detto prima»

«Non mi starebbe bene neanche questo. Non la vedo di buon occhio questa faccenda, così come anche Lenny la trova assai pericolosa e non ti dico Axel!»

«Lo so»

Frederick avvertì una sorta di sconforto nella sua voce. Era labile e quasi come se fosse ostacolata da qualcosa, greve ed affaticata.

«Clare» disse con premura Frederick «è successo qualcosa?»

«No, niente» eppure i suoi occhi divennero lucidi.

«Clare? Perché mi hai chiamato, che cosa volevi chiedermi?»

«Un favore»

«D'accordo, ma dimmi cosa»

«Me ne vado»

Frederick si lasciò cadere sulla sedia. Il cellulare gli cadde di mano andando a cozzare con il pavimento. Rimbalzò e poi rimase immobile sulle piastrelle.

«Frederick?» chiese Clare dalla parte opposta del cellulare. «Che cosa è successo?»

Frederick raccolse il cellulare da terra e se lo riportò all'orecchio.

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