Prologo.

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La luce. 

La luce è la nostra ancora di salvezza. 
Immaginate di essere in una stanza illuminata, con un amico. Anche se siete in silenzio non vi sentite soli. Sapete che potete parlargli in qualsiasi momento e che se dovesse accadere qualcosa, lui è lì con voi, che vive la stessa identica situazione, e può comprendervi. 
Ora invece provate a immaginarvi in una stanza buia, dove l'unica cosa visibile è una flebile luce che si intravede dalla serratura della porta. Avete ancora il vostro amico con voi, ne siete sicuri, avevate parlato un attimo prima. Dopo due ore però nonostante il silenzio assordante non riuscite più a sentire il suo respiro, vi assale il dubbio: siete soli, o no?
L'ansia comincia a farsi sentire, avete quasi paura di emettere un suono, come se nel buio si stesse celando qualcosa di terribile.
Vi sentite osservati, sotto pressione, aprite lentamente la bocca indecisi se chiedere "Sei qui?", ma la richiudete subito. Iniziate a camminare alla ricerca di una parete per orientarvi, dopo qualche passo vi accorgete che qualcosa non va. La stanza non è molto grande, o almeno, non la ricordavate così. Per raggiungere ognuna delle quattro pareti non ci sarebbero voluti più di dieci passi, non credete che ventidue siano un po' troppi?
Cosa sta succedendo?
Vi fermate e nonostante non vediate nulla, iniziate a guardarvi attorno. Il vostro unico desiderio è accendere la luce, guardare il vostro amico e tirare un sospiro di sollievo. 

Presi dal panico non avevate fatto caso che quella flebile luce non c'era più da un po'. 
Cominciate a sudare freddo, non riuscite a pensare lucidamente, ma presi di coraggio decidete di parlare. "Sei ancora qui? ".
Nessuna risposta.

Quello che più vi spaventava adesso vi si presenta davanti. Come mai se nessuno risponde, vi sentite osservati?
Dei brividi vi scorrono lungo le gambe, la schiena e per finire dietro il collo.

Siete soli, ma non lo siete.

Sapete per certo che lì, proprio alle vostre spalle, qualcuno vi fissa e aspetta che voi facciate un movimento.
Vi girate, poi ancora, poi di nuovo. 
All'improvviso qualcosa vi afferra la caviglia destra.
Vi fa precipitare sul pavimento gelido, vi trascina via.
Provate a divincolarvi, cercate appigli, non riuscite nemmeno a urlare. Non potete fare niente. 
Ma poi, all'improvviso finisce tutto. 
Siete svegli. 



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