Ero solo un ragazzo, quando per la prima volta andai a visitare con un amico il Whittingham Hospital. Apparentemente non aveva niente di strano, credevo poco nel paranormale, ma essendo un ospedale psichiatrico abbandonato a partire al 1995, decidemmo di dargli un'occhiata.
Ci mettemmo d'accordo per vederci a mezzanotte sotto casa sua.
Avevo la tipica sensazione di stare facendo qualcosa di sbagliato, ma non mi importava, pensavo soltanto, inconsapevolmente, che sarebbe stata una cosa divertente.
Quando arrivammo al cancello restammo fermi per due minuti interi, guardandoci.- Metti il piede qui e scavalca - disse abbassandosi. Dopo qualche secondo di riluttanza lo feci, lui mi raggiunse poco dopo. Il giardino era in totale stato di abbandono, come l'edificio. L'erba alta si estendeva fino all'entrata.
Una volta nell'atrio iniziai a guardarmi intorno. Sentivo odore di umido e di chiuso, tuttavia notai un particolare piuttosto raccapricciante: una delle finestre era stata frantumata, dovevo mettere in conto che forse non eravamo i soli ad essere lì in quel momento. Sperai con tutto me stesso che chi fosse entrato se ne fosse andato tempo prima.
Joel estrasse dal suo zaino una pianta dell'intero edificio.
- Dove l'hai presa? - gli chiesi, non succedeva tutti i giorni di avere una mappa di un manicomio abbandonato.
- Questa? Oh beh, ce l'aveva mio padre tra i suoi progetti - giusto, potevo pensarci, suo padre era un architetto.
Procedemmo verso l'ala ovest, convinti che fosse l'area della mensa.
Sotto di me il pavimento scricchiolava, avrei voluto vedere meglio cosa avessi intorno, ma solo due torce ci illuminavano la strada.
Ad un tratto Joel si fermò di colpo di fronte ad un cartello strappato per metà, riuscii a leggere solo "giudiziario". Proseguimmo nonostante avessimo sbagliato direzione.
Iniziai ad un certo punto ad avvertire una puzza incredibile, che si faceva sempre più forte man mano che avanzavamo.
Alla nostra sinistra c'erano delle celle, alcune ancora chiuse, quasi temevo di guardarvi dentro. Osservai bene tutto ciò che mi circondava e nonostante il buio ciò che vidi mi mise preoccupazione. A causa delle torce non troppo funzionanti e anche per colpa della suggestione, iniziai a vedere delle ombre ovunque puntassi la luce.
L'atmosfera diventava sempre più inquietante ad ogni passo.
Nelle pareti delle celle vi erano delle scritte, una in particolare mi colpì: "Neanche le catene possono fermarci".
Ci bloccammo di nuovo, stavolta perché intuii da dove proveniva quella puzza.
Era una delle celle ancora chiuse.
Non avrei dovuto farlo, una parte di me voleva andare via, ma qualcosa mi diceva che dovevo guardare lì dentro.
- Forse non dovremmo... - esitò Joel, iniziava anche lui ad avere paura. Nonostante tremassi, iniziai a forzare la maniglia. Spinsi e spinsi ancora, poi finalmente la porta si aprì.
Mi dovetti tappare il naso con la manica della felpa, la puzza era insopportabile. Feci luce in tutta la stanza e ciò che vidi fu sconcertante.
Joel non riuscì a sostenere il lezzo e arretrò sconvolto. Io non credevo a ciò che stavo guardando.
Era un uomo.
Il suo cadavere si trovava sotto il lettino privo di materasso, accanto a lui topi e vermi.
Mi allontanai indietreggiando anch'io, afferrai il braccio di Joel e iniziai a piangere.
- Che diavolo! - urlai.
- Che diavolo! Dobbiamo uscire di qua! - ero disperato, soprattutto perché quel corpo non doveva essere lì da molto e questo significava che lì dentro c'era ancora qualcuno o qualcosa da cui dovevamo stare alla larga.
Iniziammo a correre ripercorrendo la strada di prima.
Volevo tornare a casa, dimenticare ciò che avevo visto, nessuno doveva sapere niente.
Correvo più veloce che potevo e finalmente fuori, con il respiro affannato dissi: - Mai più, non lo faremo mai più -.
Mi girai per vedere se Joel avesse bisogno di un minuto per riprendersi, ma con terrore mi accorsi che lui non c'era. Preso dal panico mi portai le mani ai capelli. Il cuore stava per uscirmi dal petto, volevo piangere, urlare. Che fine aveva fatto? Perché non mi ero accorto di nulla?
Cercai di schiarirmi le idee, "pensa in fretta Tom, pensa in fretta" mi dissi, dopo di che decisi di rientrare. La luce tremolava, io non riuscivo a calmarmi. Cercavo di fare meno rumore possibile, non sapevo come riuscire a trovare il mio amico, non sapevo come muovermi, non avevo la mappa con me, così provai a ricordare la strada, ma quando arrivai alla porta dove un attimo prima avevamo visto il cadavere, iniziai a non vedere più nulla. Tutto intorno a me diventò opaco, non riuscivo a sentirmi le gambe. Mi girava la testa, provai a restare in piedi ma poco dopo persi i sensi.
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The echo of silence
Horror"E' lì che vive: nell'oscurità, nella paura, nella morte. Se ti vedrà, non avrai scampo."