Avevamo ottenuto le risposte che volevamo.
Stando a ciò che sosteneva Eliott, se tutti noi spiriti ci fossimo uniti, saremmo riusciti a contrastare lo Yateveo.
- Dovete stare attenti - aveva detto prima che ce ne andassimo, - Qui non tutti sono innocenti. Se doveste mettere in mezzo qualche anima impura, potrebbe succedere qualcosa di terribile - poi qualcosa, non so cosa di preciso, gli impedì di darci ulteriori spiegazioni.
Avevo intravisto come una specie di aura nera che lo trascinava via con sè, che fossero le anime impure di cui parlava?- Che facciamo adesso? - chiese Joel.
A dire il vero non lo sapevo nemmeno io.
- Forse so come evocare tutti gli spiriti buoni - disse ad un tratto Elise, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo da quando avevamo lasciato l'atrio.
- Mia madre praticava sedute spiritiche. Diceva di sentire il respiro di coloro che non c'erano più, sosteneva anche di saper fare esorcismi e cose simili... Ho imparato qualcosa da lei, solo che non sono sicura di riuscire a farlo -.
Io e Joel sapevamo bene ciò di cui parlava, molte volte avevamo tentato di evocare entità con una tavola Ouija improvvisata, senza ovviamente ottenere alcun risultato.
Spesso ci documentavamo sul mondo del paranormale, con una passione sfrenata per qualsiasi cosa scatenasse terrore negli altri, amavamo provare quella sensazione di inquietudine, rivelatasi fatale.
- Dobbiamo tentare - dissi convinto di poterci riuscire.
Lo Yateveo doveva essere annientato, nessuna sua traccia doveva rimanere ancora in quell'ospedale degli orrori.
- Allora... come prima cosa dobbiamo andare nella sala degli specchi - Elise sembrava avere ormai la mappa stampata nella mente.
- Sala degli specchi? In un manicomio? - chiesi sorpreso.
Il senso di stupore era dato più che altro dall'essere rimasto sorpreso ancora, dopo tutto ciò che mi era capitato.
- Sì, qui dentro c'è una sala per tutto - rispose continuando a farci strada.
- Ce n'è una per chi aveva un comportamento particolarmente pericoloso, interamente ricoperta di gommapiuma; una per chi mostrava segni di miglioramento, con tavolini e sedie per disegnare, come un asilo; una per le torture... un'altra per gli esperimenti... quella degli specchi veniva usata per studiare le reazioni dei pazienti quando vedevano il loro riflesso su ogni parete - tutto ciò suonava parecchio contraddittorio.
Stanze ricreative magari accanto ad altre dove si torturavano i pazienti, chiunque avesse progettato questo posto, non doveva essere molto lucido di mente.
- D'accordo, siamo arrivati - disse Elise.
Mi guardai intorno ed ebbi una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa lì dentro... qualcosa di pericoloso.
Osservai bene gli specchi uno ad uno, forse era solo una mia impressione, così non ci feci molto caso.
Sul pavimento bianco, le mattonelle più scure erano poste in modo tale da formare un cerchio, all'interno del quale Elise ci fece posizionare.
- Dovete liberare la mente, prima di tutto - disse, - Mettete da parte i pensieri negativi e concentratevi solo su dove siete e su cosa volete che accada, poi quando siete pronti chiudete gli occhi - prese le nostre mani e subito sentii un'energia scorrermi dentro.
Riuscii facilmente a rinchiudere ogni ricordo o paura in un angolo remoto della mia mente, come non ero mai riuscito a fare sino ad allora.
Annuii come per farle capire che ero pronto a cominciare, dopo di che chiusi gli occhi ed aspettai.
Elise iniziò a pronunciare parole in una lingua a me totalmente sconosciuta.
Frasi incomprensibili, accompagnate da sussurri ed echi... ad un tratto sentii un vento gelido alle mie spalle.
Continuai a tenere le palpebre serrate, convinto che tutto stesse procedendo bene, in fondo mi fidavo di Elise, non avrebbe mai provato a fare qualcosa se non ne fosse stata pienamente convinta.
Improvvisamente tutto cessò.
Lei smise di parlare, l'aria tremendamente fredda ci avvolse come un mantello per poi trasformarsi in un insolito tepore.
- Che succede? - aprii gli occhi.
- Qualcosa sta bloccando il flusso della mia energia... non riesco a proseguire - rispose Elise guardandosi intorno, lo feci anch'io.
Joel fissava uno degli specchi, poi distese un braccio e indicò un punto all'interno di esso: - Sono loro - disse iniziando a tremare.
In un primo momento non vidi nulla, ma poi eccoli.
In piedi una accanto all'altra, non avrei saputo dire con certezza quante fossero, delle figure nere che ondeggiavano, circondate da un'aura oscura.
Spiriti?
Allucinazioni?
Anime impure?
Le domande si affollavano nella mia testa.
Quella sorta di nube, sembrava esattamente la stessa all'interno della quale era sparito il custode poco prima.- Cosa diavolo sono? - chiesi continuando a fissarli.
- Sono ombre - disse Eliott che apparve all'improvviso davanti ai nostri occhi.
- Non vogliono che io vi parli di ciò che so, ma ormai non ho più nulla da perdere... se dovranno portarmi via con loro, almeno vi avrò detto di cosa si tratta - sembrava affaticato, debole.- Le ombre, o come avevo accennato prima, anime impure, sono coloro che hanno dato la vita allo Yateveo. Si possono distinguere facilmente dalle anime buone, noi splendiamo di una luce che a loro è stata negata - disse.
Continuammo ad ascoltarlo con attenzione, lui sembrava convinto di ciò che faceva.
Era disposto a rivelarci tutto, anche a costo della sua stessa vita, se vita si poteva chiamare.
- Le anime più deboli vivono del loro riflesso. Voi tre siete gli unici, come me e qualcun'altro, ad aver lasciato la vita per ultimi, quindi siamo più forti e possiamo ancora girovagare per l'ospedale, ma non per molto. Presto loro mi faranno fuori per avervi rivelato tutto, se così non fosse, anch'io vivrò nel mondo degli specchi, mi rimane poca energia - notai che la sua aura si stava affievolendo.
- Perciò vi dico... sbrigatevi... solo voi tre potete liberarci -.
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The echo of silence
Terror"E' lì che vive: nell'oscurità, nella paura, nella morte. Se ti vedrà, non avrai scampo."