Capitolo 3 III parte

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Elise aveva ragione, era tutto finito. 
Lei lo sapeva sin dall'inizio che non ce l'avrei fatta, eppure mi era stata sempre accanto, o quasi. 
Tutto ciò che ricordo, è che lo Yateveo dopo avermi colpito ripetutamente, mi trascinò via con sè.
Mi teneva per i capelli e camminava lungo quei corridoi che avevo già percorso, sentendo delle fitte all'addome.
Abbassai di poco lo sguardo, mi aveva trafitto con i suoi artigli.
Ero consapevole che la mia vita a breve sarebbe terminata, temevo solo di dover soffrire ancora. 
Quando sì fermò mi accorsi che eravamo in una grande sala, con lettini e tavoli operatori, ricordavo di esserci stato prima. 
Ormai respiravo a fatica e il dolore lancinante mi provocava delle forti contrazioni, fino a quando non mi prese per il collo, e mi guardò fisso negli occhi. 
Fu in quel momento che lo sentii parlare: - Tom, ce l'abbiamo fatta, tra poco saremo di nuovo insieme -. 
Mi sentii soffocare, mi teneva così stretto che non ebbi nemmeno la forza per alzare un braccio nel disperato tentativo di fermarlo.
Stava succedendo tutto troppo velocemente. 
Notai nel suo sguardo un velo di insoddisfazione, infatti mi lasciò cadere, come se l'avermi infilzato e quasi strozzato non fosse stato sufficiente. 
- Tom devi lasciarti andare, offrigli la tua anima - sentii nuovamente.
Allora... era questo ciò che voleva. Elise me lo aveva detto, lo Yateveo si nutriva di anime per continuare a vivere, se avesse preso la mia, sarei rimasto lì come tutti gli altri, senza poter mai più uscire.

- Va all'inferno - dissi per terra, sanguinante, tenendo una mano sulla ferita. Dovevo combattere fino alla fine. 
Lui ringhiò, si avvicinò e dopo avermi ripreso nuovamente per la gola, urlando, mi lanciò con forza contro la parete.
Lo rifece altre tre o quattro volte fino a quando non caddi come un corpo morto sul pavimento. Guardavo un punto di fronte a me, aspettando ciò che di lì a poco sarebbe arrivato. 
Un altro ringhio e finalmente decise di darmi il colpo di grazia.
- L'hai voluto tu... io ti avevo avvisato - disse la voce di Joel, ormai posseduto da quell'essere. 

Vidi il tutto come se fossi una terza persona. Il mio corpo senza vita, lo Yateveo che lo sviscerava... prese il mio cuore, lo divorò, sentii la sua forza crescere. 
Uno spettacolo straziante.
Cosa sarebbe successo a quel punto? Cosa avrei dovuto fare? 
Niente mi sembrava reale, ma sapevo che lo era. 
In preda alla disperazione nel vedere me stesso come una figura quasi del tutto trasparente, arrivò Elise. 

- Mi dispiace - disse. 
- Anche a me - la guardai.
Situazione alquanto ironica, ma ce l'avrei fatta a fermarlo, ne ero certo. 


The echo of silenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora