La guardiola doveva trovarsi nell'atrio principale, non distante dalla reception.
L'interno dell'edificio era ancora tetro e buio, nonostante lo vedessi da una prospettiva diversa, ma non percepivo più l'aria pesante ed umida, non sentivo più il pavimento scricchiolare sotto i miei piedi.
- Da questa parte - disse Elise guidandoci, chi meglio di lei poteva farlo in quel momento?
Passammo per diversi corridoi, fino a quando non arrivammo di fronte ad un cartello con su scritto "Giudiziario".
Guardai Joel, lui ricambiò.
Era proprio in quel reparto che si trovava la fatidica stanza da dove tutto era cominciato.
- Datemi un secondo - dissi entrandovi.
- Con ogni probabilità quell'uomo doveva essere un senzatetto che cercava un posto in cui dormire - sussurrai cercando di reprimere il ricordo della prima volta che lo avevo visto.
- O magari un tossico, venuto qui per nascondersi. Un ladro, un assassino... o forse semplicemente qualcuno che è stato abbandonato - disse Joel guardandomi come se provasse risentimento.
Elise era di fronte a noi, ci fissava senza sapere cosa dire.
- Secondo te quindi è colpa mia se sei stato portato via e ucciso da quell'essere - non dovevo provare rabbia nei suoi confronti, eppure mi sentivo ferito.
Volevo chiedergli scusa da tempo ma avevo dato priorità ad altro, forse era ormai troppo tardi per farlo.- So che non lo è stata - si limitò a dire come se volesse evitare di discuterne, ed aveva pure ragione, non era il momento.
Proseguimmo verso l'atrio senza dire una sola parola, fino a quando non arrivammo di fronte la guardiola.- Che facciamo adesso? - chiesi ad Elise.
Ammetto che in quel momento avevo paura, non sapevo cosa aspettarmi di preciso.
Magari Eliott era semplicemente un tipo introverso, sulle sue ecco... ma metteva davvero inquietudine da come ne aveva parlato June.
- Eliott Foster - disse allora senza pensarci un minuto di più - So che sei qui, abbiamo bisogno del tuo aiuto - rimanemmo immobili aspettando chissà cosa.
Nessuno rispose.
Ad un tratto i sussurri che circondavano l'aura di Elise iniziarono a riecheggiare agitati, non voleva dire niente di buono.- Come sospettavo... - disse lei allora.
La guardai in cerca di spiegazioni.- Il custode è qui, lo sento, non vuole uscire però. Devo essere più convincente - unì le mani e cercò di raccogliere quanta più forza potesse, poi iniziò a battere pugni contro la vetrata.
- Eliott Foster - urlò, non l'avevo mai vista così.
- Eliott Foster sei l'unico che può darci una mano! - improvvisamente e inaspettatamente comparve una figura.
- Smetti di urlare ragazzina. Si può sapere che diamine vuoi? - non so se mi aspettassi l'esatta fotocopia dello Yateveo o qualcosa di peggiore, ma mi ricredetti quando vidi di fronte a me l'immagine di un uomo senza capelli, con la barba bianca e uno sguardo severo.
- Salve, mi chiamo Elise, e questi sono Tom e Joel - ci indicò ritornando con il suo tono pacato.
- Cosa volete? -
Elise gli mostrò il documento - Se è stato lei a scriverlo, la prego di dirci di che parla - disse indicando l'ultima incomprensibile parte del foglio.
Il suo sguardo mutò in terrore.
- Lasciate perdere - disse con voce strozzata.- Per favore - intervenni.
Lo supplicammo e finalmente riuscimmo a farlo parlare.- Questa fu una parte che scrissi in seguito, un'aggiunta, quando venni a scoprire che in questo ospedale venivano eseguiti strani esperimenti sui pazienti. Osservavo da lontano ogni loro mossa, senza dare nell'occhio. Ascoltavo le loro conversazioni sul fare fuori quelli diventati più deboli, leggevo i loro appunti sull'evoluzione dei test... fino a quando notai che da un po' si concentrarono su un paziente in particolare, Albert Preston. Da allora tenni gli occhi ben aperti su tutto quello che poteva sembrare strano o sospetto, ma come temevo sarebbe successo, parte dei pazienti si ribellarono contro i medici. Impazzirono del tutto e dopo averne ucciso la maggior parte, legarono un loro compagno ad un lettino e decisero che lì, proprio in quel momento, tutto avrebbe avuto inizio, e fine - ci mostrò un foglio che trovò quello stesso giorno.
C'era scritto:"Finalmente porteremo a compimento l'esperimento numero sei. Neanche le catene possono fermarci, prenderemo possesso di questo posto una volta per tutte. Lo Yateveo, nostro signore, ci libererà e si nutrirà di tutti noi per vivere in eterno "
L'ultima parte non riuscivo a capirla.
Era una scritta in latino, che diceva "Tantum innocentium animi, iuncti, eum delebunt".
- Che significa? - domandai confuso.
- Solo le anime degli innocenti, unite, lo distruggeranno. Questa è la frase di cui volevate sapere prima -.
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The echo of silence
Horror"E' lì che vive: nell'oscurità, nella paura, nella morte. Se ti vedrà, non avrai scampo."