ricordi di un passato lontano

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Buon divertimento


Rimisi il diario sotto il letto, non dovevo aprire quel piccolo librocarico di odio e di tristezza.
In fondo al corridoio sentii dei passi, non erano passi da bambino ma da adulto.
Strisciai sotto il letto e pregai fino all'ultimo che non fosse Jack, Kevin andava più che bene.
La porta della maniglia scattò e si aprì anche se era chiusa dall'interno. Nella stanza vidi solo due scarponi neri ottocenteschi e li capii che il mio peggior incubo era entrato nella stanza.
Jack:- maledetti bambini che mi fanno gli scherzi... li ucciderò di nuovo prima o poi -.
Sul pavimento si posarono bende, subito candide come la neve e dopo sporche di sangue fresco. A quella visione mi strinsi la mano su naso e bocca, non potevo sopportare l'odore del sangue e la sola vista di quel liquido scarlatto mi faceva salire conati di vomito.
Anche dei pantaloni neri e una maglia finì sul pavimento lasciandomi ad un'immaginazione troppo pervertita per i miei gusti.
Sentii le guance andare a fuoco e il petto muoversi più velocemente insieme al cuore che stava letteralmente impazzendo.
Perché arrossivo per uno stupido clown che mi voleva uccidere? Che problemi avevo!?
Mi calmai dopo poco tenendo sempre saldamente la mano premuta contro il viso.
Avevo paura che mi scoprisse, voleva torturarmi ne ero più che certo.
Il letto si abbassò sotto il peso di Jack, non si sdraiò, restava seduto li e a volte sospirava leggermente.
Jack:- lo so che sei li sotto Sam. Esci fuori per favore -.
Il cuore perse un battito e le mie guance da infuocate divennero nivee, peggio della neve.
Jack:- muoviti su -.
Mi mossi e uscii dal mio nascondiglio tenendo lo sguardo fisso sul pavimento per non incontrare il suo sguardo glaciale.
Mi pulii dalla polvere passando le dita tra i capelli, ma tanto che mi pulivo a fare? Sarei morta a breve.
Jack:- Come sei arrivata qui?-.
Deglutii lentamente cercando nella mia mente delle valide scuse, ma non ne trovavo nessuna.
Io:- stavo scappando da te quando ho girato un angolo e mi sono ritrovata in questo posto -.
Solo ora notai che indossava una maglietta rossa e dei pantaloni di una tuta. Le sue mani erano normali, quelle di un semplice umano e il suo viso era triste come sempre: gli occhi contornati da un profondo strato di matita nera e le labbra colorate di nero.
Jack:- capisco -.
Il suo sguardo si fece più cupo e glaciale di prima rivelando un profondo odio.
Jack:- e hai anche letto il mio diario vero?-.
Non risposi, restai zitta a fissare il pavimento, che potevo dire?
'Scusa ero troppo curiosa mi perdoni veeeeero?'. Mai nella vita.
La sua mano si strinse improvvisamente contro il mio collo facendomi sussultare. Non ero pronta a quella reazione: ma in fondo lui era un killer, e i killer non provano niente per le loro vittime.
Il fiato incominciò a mancare e le mie mani non si muovevano dai miei fianchi, non avevo neanche la forza di reagire.
Jack:- tsk... ci sono abituato. Tanto ormai tutti conoscono la mia storia -.
Mi lasciò facendomi cadere con un sonoro tonfo per terra, mi strinsi il collo nervosamente: poteva uccidermi ma non l'aveva fatto. Forse voleva torturarmi dopo...
Impallidii a quel pensiero, preferivo morire sul colpo che essere torturata.
Jack:- siediti -
Io:- ma... -.
Jack:- ho detto siediti-.
A fatica mi rialzai e andai vicino a lui sedendomi sul letto, teneva le mani incrociate davanti alla bocca e il suo sguardo andava verso un qualsiasi punto della stanza.
Dopo vari minuti di silenzio imbarazzanti decisi di parlare anche se avevo molta paura.
Io:- perché non mi uccidi?-.
Jack:- e tu perché non scappi da me? Non è un po' la stessa cosa? Ora ascoltami: ho ucciso e torturato il mio migliore amico molto tempo fa e questa cosa mi pesa tutt'ora che è trascorso un secolo intero -.
Restai zitta nella speranza che continuasse a parlare e infatti lo fece tenendo sempre lo sguardo fisso nel vuoto.
Jack:- tanto tempo fa conobbi una ragazza, Vicky colei che era al cimitero quando ho cercato di ucciderti. Lei mi sapeva ascoltare e in un certo senso ti assomiglia molto. E sai cosa succede quando una ragazza si comporta ben con un ragazzo -.
Io:- ti eri innamorato -.
I suoi muscoli si contorsero in un istante, percepivo un'altra sensazione oltre all'amore che provava verso quella ragazza.
Io:- o meglio, l'amavi ma non sapevi se ucciderla o no -.
Stavi davvero parlando così "apertamente" con un kille? Avevo dei seri problemi.
Jack:- esatto. Solo che dopo l'ho uccisa quando la mia pazzia ha preso il sopravvento nella notte di Halloween. Tu non sai quanto è difficile perdere due persone... anzi tu non sai cosa si prova ad uccidere due persone a te care -. I suoi occhi azzurro ghiaccio si scontrarono con i miei provocandomi una forte sensazione di solitudine.
Io:- hai ragione: io non potrò mai capire cosa significhi uccidere due persone a me care. Ma posso capirti, si vede lontano un miglio che ti senti solo -.
A quelle parole Jack contorse il viso in una smorfia mista a rabbia che mi fece salire i brividi tutto lungo la schiena.
Jack:- ora però hai parlato abbastanza ragazzina. Non voglio di certo farmi compatire da una mocciosa come te -.
Io:- il mio non era in nessun modo un tono da compatimento. È solo che- poggiai una mano sul mio petto - capisco quanto si possa soffrire rimanendo da soli -.
Jack non disse nulla, sa calmò e ritornò a guardare la stanza passandosi una mano tra i capelli.
Jack:- non ho mai parlato così apertamente con una mia vittima. Neanche con Vicky.... tu chi sei veramente? -.
Restai abbastanza sorpresa da quella domanda, insomma era abbastanza stupida, ma la serietà che leggevo negli occhi del killer mi fece cambiare idea all'istante. Non era da sottovalutare come domanda e in tutti gli anni della mia vita non me la ero mai posta. Chi sono veramente io?
Beh la risposta era facile anche se stupida.
Io:- io sono Sam Lowrence, studentessa con un debole per le torte al cioccolato -.

Oltre la follia // Laughing Jack \\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora