Capitolo 2

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Finiti i compiti mi abbandonai sul materasso morbido della mia stanza, osservando il soffitto mentre la mia mente galoppava lontano. I miei amici sarebbero arrivati a breve, avremmo mangiato qualcosa alla tavola calda di Frypan e visto un normale film al cinema. Un perfetto venerdì di relax dopo le fatiche della settimana: la scuola e gli allenamenti pomeridiani.

Forse vi starete chiedendo cosa sono questi ultimi, ma è piuttosto difficile da spiegare. Ogni piccola cosa nel nostro villaggio viene decisa dal Consiglio, un gruppo ristretto di cittadini eletti ogni tre anni. Ebbene, visto ciò che gran parte degli immuni avevano passato e delle scene strazianti di anime impazzite, di morte e di devastazione che apparivano ovunque nel vecchio mondo, venivano prese delle precauzioni necessarie.

Già dai primi giorni, quindi, si erano sviluppati degli addestramenti per insegnare l'arte della sopravvivenza e l'uso di alcune lame e armi da fuoco. Infatti nessuno assicurava alla nostra comunità di essere realmente al sicuro. E se un giorno fossero arrivati alcuni Spaccati? E se la C.A.T.T.I.V.O. avesse deciso nuovamente di usare il nostro miracolo genetico per sottoporci a nuovi esperimenti? Almeno questa volta avremmo avuto qualche possibilità in più, per riuscire a conquistarci la nostra libertà.

Siamo immuni, chiamati spesso in modo dispregiativo <Muni>, una razza in estinzione. Individui dalle facoltà particolari, probabilmente gli ultimi rimasti nel mondo contagiato dall'Eruzione.

Così preziosi per ricreare la razza umana, e per trovare una cura.

"Hope" la voce di mia madre interruppe le mie riflessioni, "Sono arrivati". Il volto dolce della mia incostante e forte mamma apparve all'improvviso da dietro la porta socchiusa della mia camera, scomparendo con altrettanta velocità.

Mi alzai e, dandomi un'ultima aggiustatina, mi preparai ad uscire. Mi ero fatta una doccia per togliermi di dosso tutto il sudore, il fango e la stanchezza della prova di botanica. I capelli castano ramato erano irrimediabilmente mossi, totalmente disordinati. Indossai un paio di jeans, una camicia a quadri ed il pesante cappotto marrone chiaro, avvolgendo una morbida sciarpa arancione intorno al cappuccio.

"Ci vediamo stasera!" salutai i miei genitori passando davanti alla porta della cucina ed afferrando la borsa a tracolla.

In strada era più freddo del previsto. Quasi potevo scorgere il mio fiato formare piccole nubi danzanti nell'aria gelida. I miei amici erano accalcati davanti al cancello, battendo i piedi e sfregandosi le mani. Notai con stupore che con loro c'era anche William.

"Mi sono aggregato.." aggiunse il ragazzo notando la mia faccia sorpresa. Annuii senza dare troppo peso alla cosa, d'altronde il fratello di Rachel era un tipo socievole. "Bene andiamo a mangiare prima che qualcuno si trasformi in un ghiacciolo vivente, grazie!" ribatté Newt incamminandosi verso la piazza.

Uscimmo dal piccolo ristorante ridendo e scherzando rumorosamente. La cena era stata piacevole ed era trascorsa velocemente chiacchierando del più e del meno e gustando gli ottimi panini al formaggio che solo Frypan sapeva fare. Inoltre il locale era caldo, affollato e gioioso.

"Quindi volete dirmi che secondo voi gli zombie non esistono?" domandò risoluto Chuck, mentre sbatteva la porta della tavola calda alle sue spalle.

"Oddio..." brontolò Rachel tra le risate. William ed io ci unimmo a lei scuotendo il capo e ridendo a crepapelle.

"Al massimo esistono i fantasmi, ma gli zombie proprio no... insomma come fanno da morti a ritornare i vita e a camminare in quel modo strano" Newt imitò la camminata lenta e mostruosa che avevamo visto molte volte, riprodotta nei film horror.

"Qualcuno li riporta in vita, mi sembra chiaro" William diede corda al primo gemello, che gli batté una mano soddisfatto sulla spalla.

"Si, e chi? Quei simpaticoni della C.A.T.T.I.V.O. ?" esclamai tra le risate, ma Chuck mi interruppe.

"Questo non lo escluderei...",

"Oh, ma per favore..." sbottò Newt, sforzandosi di non scoppiare in una fragorosa risata.

"Ragazzi siete tutti e quattro infantili, mi stupisco di te , Hope, che dai corda a questi marmocchi..." annunciò Rachel frenando per un secondo gli squittii divertiti.

"Ehi marmocchi a chi?" la frenò Chuck, ma il gemello gli spettinò i capelli cortissimi: "A te, stupido pive che non sei altro!". William e sua sorella obbiettarono.

"Oh ma dai, la C.A.T.T.I.V.O. non esiste più! Gli scienziati pazzi li troviamo solo..." iniziò, ma qualcosa attirò l'attenzione di tutti noi bloccandoci al limitare della foresta, qualche centinaio di metri dal piccolo cinema.

"Oh mio dio..." sussurrai involontariamente, facendo un passo avanti. I miei compagni si erano immobilizzati sul posto, cercando ,all'interno delle borse, il coltello che tutti gli abitanti del paesino portavano con loro.

Qualche metro davanti a noi una figura, la siluette scura contornata dal buio della foresta, si reggeva esausta ad un albero. Dopo pochi secondi con un mugolio smorzato dalla fatica, svenne tra l'erba alta. I miei amici stavano ancora guardando la scena sconcertati.

Senza pensare corsi verso la fine della foresta, non udendo i richiami che invocavano il mio nome, ma solo il battito del mio cuore spaventato eppure curioso di capire cosa stava succedendo. Non c'era mai stato nessun forestiero nel villaggio. Era uno Spaccato?

Mi feci largo tra l'erba alta e inginocchiandomi rimasi a bocca aperta. Un ragazzo, che probabilmente avrà avuto uno o due anni in più di me, era sdraiato sull'erba. Tremava come se avesse la febbre oppure avesse esaurito le energie, rimanendo inerme a terra. I capelli color miele, di lunghezza media, coprivano scompostamente la fronte, arricciandosi. Il volto pallido e gli abiti semplici, ma consunti indicavano che doveva essere in viaggio da parecchie ore, senza sosta.

Portava un grosso zaino sulle spalle, dall'aria molto pesante.

Mi sistemai al suo fianco e, cercando di non rimanere incantata da quel volto angelico in preda agli spasmi, appoggiai una mano sulla sua fronte. Fatto ciò il ragazzo spalancò di scatto gli occhi.

Erano di un azzurro sgargiante, un blu cobalto unico e acceso. Grossi e profondi, catturarono la mia attenzione totalmente. Sembrava spaventato.

"Va tutto bene, tutto bene..." mi affrettai a rassicurarlo con voce dolce, ma il ragazzo mi guardava come se fossi un serpente velenoso, pronto a morderlo. "Chi sei?" gli domandai approfittando di quel breve momento di coscienza. Il ragazzo parve soppesare la risposta, probabilmente non si fidava. Sentii i miei amici avvicinarsi alle mie spalle. Rachel chiamava aiuto a squarciagola.

"Tom Newton... io devo parlare con Thomas E...Ed...Edison. Porto un messaggio da Newt e Teresa. Io sono...". Dette queste minuscole e balbettanti parole, perse conoscenza abbandonandosi sul terreno umido. 

Ecco il capitolo 2! Spero che vi sia piaciuto, anche se è un po' corto XD

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