La pancia brontolò per l'ennesima volta. Al mio fianco, Rachel continuava a singhiozzare con la schiena e il retro del capo appoggiato contro la parete fredda della grande stanza. Eravamo rannicchiate in un angolo aspettando da quasi tre ore che ci venisse portato qualcosa da mangiare. Ma sembrava che quegli assurdi scienziati volessero farci morire di fame.
Abbracciata alle gambe piegate, non potevo fare a meno di ripetermi gli stessi interrogativi che ancora esigevano una risposta e che mi stavano tormentando, distruggendomi dall'interno.
Per quale motivo eravamo lì? Dov'erano i nostri genitori?
La confusione nella mia mente era tale da creare quasi uno stato di frammentaria lucidità. Mi afferrai il volto tra le mani, chiudendo gli occhi con forza. Per pochi istanti mi sembrò di essermi rintanata in un universo tutto mio, dove non potevo essere spiata e controllata. Ma quell'illusione durò poco. La rabbia mi risalì le vene, bisognosa di vendetta.
Ero pronta all'azione. Dovevamo fare qualcosa, prima che la situazione ci sfuggisse di mano. Dovevamo fuggire, scappare da quel luogo e ritrovare i nostri concittadini. Se la fame che mi divorava fosse stata placata, forse sarei stata in grado di ragionare con più serietà.
Un ragazzo mi si avvicinò, sedendosi al mio fianco. Mi aspettavo che fosse Newt o Chuck, ma sollevando lo sguardo incontrai due pozzi color cielo.
"Ehi" mi salutò Tom serenamente. Stranamente lui sembrava l'unico a non aver perso la calma in queste lunghe ore. Forse era naturale, dato che aveva vissuto lì per tutta la sua vita. Mugugnai un saluto, ma la gola secca non riusciva a produrre suoni adattabili a parole. Il ragazzo si espresse in un sorriso sghembo.
"Hai fame?" mi domandò candidamente e per tutta risposta mi afferrai la pancia dolente. Il ragazzo annuii, interpretando le mie mute risposte.
"Come hai fatto a vivere in questo posto, Tommy?" gli chiesi mantenendo lo sguardo fisso davanti a me. Molti ragazzi giacevano contro le pareti addormentati. Lo sguardo del ragazzo di rabbuiò.
"Non è una bella storia, ma almeno qui avevo la mia famiglia ed una specie di casa. E ciò mi bastava..." sussurrò, assumendo improvvisamente un'aria distaccata. Scossi la testa.
"Dove sono tutti gli altri, secondo te? Gli adulti e i ragazzi che erano al Campo Base?" cercai di non lasciarmi sopraffare dalle emozioni al ricordo del cadavere di Derek tra i detriti delle tende.
"Forse sono in alcune celle, o stanno subendo dei test. Hai capito subito che questo sarà anche il nostro destino vero?" il ragazzo biondo sembrava stanco, sconfortato.
Avevo raccontato ai nostri compagni ciò che mi era stato riferito dal dottor. Jackson, soprattutto come per la C.A.T.T.I.V.O. noi fossimo solo soggetti che dovevano completare delle prove ormai irrimandabili. Pedine nelle loro mani.
"Dobbiamo fare qualcosa" balbettai, abbassando il tono di voce. Il ragazzo mi guardò dubbioso.
"Vuoi sul serio metterti contro di loro?".
Lo fissai torva.
"Devo sapere cosa sta succedendo!" replicai, per giustificarmi.
Tommy annuii. Una fiamma di determinazione si era accesa nei suoi occhi e per un attimo in lui riconobbi aspetti sia di suo padre che di sua madre, da ciò che mi era stato narrato di loro.
Pensai con tristezza a quanto, tutti noi, fossimo simili ai nostri genitori ,per certi versi.
Io non ero certamente coraggiosa quanto mio padre, ma la curiosità per l'ignoto e la difesa contro le ingiustizie mi erano state trasmesse con successo. Con orgoglio avevo accettato ciò che la sorte mi aveva riservato.
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The Maze Runner - AFTER
Fanfiction"Il Labirinto era un codice" "Non si potevano evitare le prove della Zona Bruciata" "Ogni morte era per un cura" ° Tutto si sta ripetendo. La salvezza era solo un'illusione, le prove non sono terminate e la cianografia è più urgente che mai. Ma qu...