Sentii qualcuno scuotermi la spalla. Questo semplice gesto risucchiò la mia coscienza dal profondo sonno nel quale ero caduta. Appena spalancai gli occhi capii che non era ancora l'alba. Sembrava notte fonda.
Alzai lo sguardo per incenerire chiunque mi avesse ridestata, ma incontrai il volto preoccupato di Chuck a pochi centimetri dal mio viso. Il ragazzo portava il pesante zaino sulla schiena e si guardava attorno con fare nervoso. Sollevai il sopracciglio intimandogli di spiegare, ma lui in risposta mi fece un gesto nervoso indicandomi la direzione opposta alla cima della montagna, sempre più vicina.
Grosse nubi scure si avvicinavano, scuotendo le pendici del monte con cupi rombi. Lo spettro di un fulmine brillò tra loro. Stava arrivando una tempesta e dovevamo trovare alla svelta un riparo migliore di quello in cui ci eravamo accampati. Ma non era questo ciò che preoccupava maggiormente il mio migliore amico.
"Quelle nuvole..." sospirò osservandole con occhio critico, "Sono strane. Ho un presentimento, Hope... e se fosse in arrivo una tempesta di fulmini, come quella narrataci dai nostri genitori?". Un brivido mi percorse la schiena a quel pensiero.
"Sbrighiamoci..." mi limitai a ribadire, alzandomi in piedi e cominciando a prepararmi. Uno dopo l'altro tutti i miei compagni si erano svegliati, rendendosi conto del pericolo imminente. Nei seguenti dieci minuti ci mettemmo in marcia, correndo nella direzione opposta alla tempesta, cercando disperatamente un riparo coperto. Se non l'avessimo trovato in tempo...
I miei occhi castano dorati saettavano da un lato all'altro tentando invano di notare qualche dettaglio, un qualche segno che ci desse speranza. Le nubi si avvicinavano a velocità impressionante, facendoci dimenticare persino il freddo della notte che penetrava attraverso i vestiti inibendoci i sensi e le membra.
Corri, Hope. Corri e non pensare ad altro.
Continuavo a ripetermi queste semplici parole, come una dolce litania. Mi davano la forza di andare avanti, di non cedere. Di continuare a combattere per la mia vita e quella dei miei amici.
Chuck guidava il gruppo, assottigliando lo sguardo per scorgere i dettagli del paesaggio ancora avvolto nel buio della notte. Tom era al mio fianco più concentrato che mani. Il ragazzo da gli occhi azzurri guardava dritto davanti a sé, a differenza di William che continuava a voltarsi per seguire l'avanzamento della tempesta. Le nubi si stavano abbattendo su di noi, accompagnate da suoni capaci di perforarci i timpani; ormai pareva logico che quell'abominio non avesse nulla di normale.
Calvin correva zoppicando, sostenuto da Albert che cercava di velocizzare il passo per seguirci.
Mi bloccai alcuni secondi fino ad arrivare al fianco dei due ragazzi in fondo al gruppo e senza attendere la reazione di Alby mi caricai il braccio di Calvin intorno alle spalle. In questo modo riuscimmo ad avanzare più velocemente e in meno tempo.
Intanto dietro di noi la tempesta si avvicinava, come un silenzioso spettro e non mi serviva girarmi per constatare che ormai si trovasse quasi sopra le nostre teste. Poco prima che l'inferno si abbattesse su di noi udii la voce di Chuck.
"Guardate!" il ragazzo indicava qualcosa diverse centinaia di metri davanti a noi, "Là sembra esserci un capanno abbandonato, potremmo riuscire a raggiungerlo, basta andare sempre dritti e..." ma non riuscì a terminare la frase.
Improvvisamente una quantità immensa di neve cominciò a cadere dal cielo. Normalmente la meteorologia prevedrebbe una caduta di acqua o neve dapprima lenta e rada e poi, ma mano, sempre più fitta. Ma sembrava che in questo luogo inospitale nulla seguisse le leggi della fisica.
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The Maze Runner - AFTER
Fanfiction"Il Labirinto era un codice" "Non si potevano evitare le prove della Zona Bruciata" "Ogni morte era per un cura" ° Tutto si sta ripetendo. La salvezza era solo un'illusione, le prove non sono terminate e la cianografia è più urgente che mai. Ma qu...