Capitolo 18

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"Prendete le vostre cose, si parte!". A questa secca affermazione i miei compagni mi squadrarono. I loro occhi erano seri, quasi preoccupati anche se sul mio volto appariva un sorriso luminoso. Le loro espressioni sembravano domandarmi: "E' uno scherzo?".

I soldati li trattenevano ancora e molti di loro erano accasciati sul pavimento con aria stanca. Mi volai verso Adeline facendole un breve cenno. La donna annui ed ordinò ai suoi uomini di liberare i miei amici.

I soldati si fecero da parte simultaneamente, rinfoderando le varie armi da fuoco e lame affilate. I miei amici raccolsero gli zaini e mi si avvicinarono, osservando la scena con aria confusa. Chuck era intento a massaggiarsi il collo.

"Cosa caspio è successo lì dietro?" il primo a domandarmi informazioni fu William, corrucciato. Sbuffai mentre raccoglievo la mia giacca e lo zaino.

"Li ho convinti a fidarsi di noi. Ed ho scoperto che loro sono esattamente le persone che stiamo cercando: i ribelli. Grazie alla mia collaborazione ci condurranno alla loro base... vi spiegherò i dettagli in cammino" mi affrettai a scusarmi. Non potevo raccontare loro delle bugie dette alla donna sulla nostra vita, così come non potevo sottolineare che ci avevano accolto solo perché eravamo immuni, mentre decine di orecchie estranee cercavano di afferrare ogni nostro discorso.

I ragazzi parvero comprendere la cosa e non ribatterono, cominciando a seguire gli uomini che, nel frattempo, stavano uscendo. Avevano forzato una specie di uscita secondaria che sembrava condurre verso una galleria.

"Proseguiremo sotto terra per circa un chilometro, fuori la tempesta si sta già calmando. Presumibilmente quando torneremo all'aria aperta della tormenta non ci sarà alcuna traccia" spiegò l'uomo dalla barba rossiccia che avevo notato inizialmente.

Finsi di allacciarmi le scarpe, in modo da rimanere in fondo al gruppo. Volevo parlare a quattrocchi con Tom; in quel momento sentivo la necessità di ringraziarlo per il suo tentativo di proteggermi. Si era comportato quasi come un fratello maggiore, anzi come se...

Accartocciai il pensiero spazientita, non capivo come illusioni simili si potessero generare nel mio cervello anche in queste condizioni. Quando mi sollevai abbastanza sicura che l'oggetto delle mie attenzioni fosse in attesa alle mie spalle, fui stritolata in un abbraccio soffocante.

Due braccia muscolose mi avevano quasi sollevata per aria facendomi danzare. Riconobbi immediatamente l'odore del mio migliore amico, con il naso a stretto contatto con la sua pelle abbronzata.

"Chuck..." mugugnai, cercando di riprendere fiato, "Così mi soffochi!". Il ragazzo mi riappoggiò per terra staccandosi immediatamente e portandosi una mano ai corti capelli neri. Era il primo vero abbraccio che mi scambiavo con lui da sedici anni di amicizia. Entrambi non eravamo molto abituati al contatto fisico.

"Caspio Hope, non capisco cosa tu abbia combinato...ma sei stata un assoluto genio!" ammise il ragazzo rivolgendomi un sorriso sollevato. Risi godendomi la sua espressione stupida e mi esibì in un finto inchino. "Grazie mille, mi sento onorata!" ribattei.

Una voce alle nostre spalle ci interruppe.

"Seriamente, Chuck ha ragione. Sei stata grande!" Tom si avvicinò senza sorridere, ma anche al buio riuscivo a catturare la scintilla di felicità nei suoi occhi cobalto. Chuck gli mise una braccio intorno alle spalle: sembravano aver legato.

"Ti dovremmo proclamare negoziatrice ufficiale, porca sploff!" aggiunse il mio migliore amico. Poi si bloccò e spostando lo sguardo da me al ragazzo biondo intuì qualcosa.

"Io vado, non voglio che quei pive si caccino in altri guai" si giustificò, scomparendo nella galleria. Io e Tom rimanemmo alcuni istanti in silenzio, un silenzio imbarazzante e carico di pensieri. Ma nessuno dei due si decideva a fare il primo passo. Pensai bene di spezzare il ghiaccio, senza riuscire a fissare le magnetiche iridi che guardavano il mio volto. Gli feci un cenno e mi avviai verso il tunnel, fissandomi le punte delle scarpe.

Dopo pochi secondi il figlio di Newt e Teresa mi fu accanto. In lontananza di udivano le chiacchiere del gruppo che ci precedeva.

"Volevo ringraziarti..." sputai infine, "Non eri tenuto a cercare di proteggermi, ma è stato un gesto... premuroso da parte tua". Ringraziai il cielo che la galleria fosse avvolta dall'oscurità e che Tom non potesse notare le mie guance tinte di rosso acceso.

Il ragazzo abbozzò un sorriso. Dopo alcuni secondi di silenzio finalmente si decise a rispondermi. "Figurati, non so cosa mi sia preso.... Ma per un secondo ho avuto paura che ti facessero del male. Non so, non ho mai provato una sensazione del genere prima d'ora". Lasciai che le ciocche di capelli castano ramato mi scivolassero davanti al volto, nascondendo il mio sorriso quasi orgoglioso, al mondo.

"Significa voler aiutare un'amica ecco tutto..." sospirai, alzando timidamente la mano verso la sua zazzera di capelli biondo miele. Glieli accarezzai leggermente spettinandoglieli, come si fa con gli amici di vecchia data. Il ragazzo si irrigidì ma sorrise. Poi in un secondo riassunse un'espressione tremendamente seria.

"Allora, cos'è successo veramente con quella donna?" domandò, alzando un sopracciglio. Gli raccontai tutto per filo e per segno, della falsa storia che avevo inventato sulle nostre origini, sul fatto che Adeline Carter fosse rimasta colpita di aver trovato alcuni ragazzi immuni e dello scopo dell'organizzazione chiamata AlfaOmega. Il ragazzo ascoltò senza interrompere nemmeno una volta, perso nelle sue congetture. Alla fine del racconto si strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche e tirò un pugno all'aria. Stringeva i denti cercando di reprimere la rabbia crescente nel suo petto. In un certo senso potevo capirlo, ma quel repertino cambiamento mi aveva fatta sobbalzare.

"In questo tempo non deve essere facile trovare degli immuni ancora giovani....immagino che la C.A.T.T.I.V.O. li stia rapendo o li abbia già decimati in grande quantità" bisbigliai continuando a camminare. Avevamo quasi raggiunto il gruppo di soldati ed il rimanente dei nostri compagni.

"Mi sento un mostro per quello che siamo obbligati a compiere" esordì Tom irato, "La cosa davvero giusta da fare sarebbe aiutare queste persone a sventrare l'Eruzione, combattendo sia la C.A.T.T.I.V.O. sia il virus senza inutili sacrifici di giovani ragazzi sottoposti a brutali prove". Sospirai, mi trovavo in accordo con ogni singola parola pronunciata dal ragazzo.

" Prima o poi tutto questo finirà. Fino ad allora combatteremo per la nostra sopravvivenza! Un giorno la C.A.T.T.I.V.O. ci temerà: saremo noi a distruggere quell'organizzazione una volta per tutte!" dissi infine, fissando davanti a me. Non mi ero mai sentita più determinata.

Non mi interessava se riuscivano a sentirmi a causadi quei ridicoli chip. Noi combattevamo per la libertà, non potevanocontrollarci; non avremmo mai mollato. Questa era la cosa giusta da fare. 

Buongiornooooo! Ecco il nuovo capitolo...spero vi sia piaciuto. Ne pubblicherò un altro prima della fine delle vacanze, che purtroppo passerò a studiare Biologia  -quella brutta persona (Ehmm....per non utilizzare altre parole) della mia professoressa ci ha fissato la verifica il primo giorno dopo le vacanze-. 

Vi auguro Buona Pasqua, rilassatevi pive! 

Domandina: personaggio preferito della saga di TMR? 

Altre domandine *sguardo malefico* vi piace la nuova copertina? Vorrei ringraziare Eldomias, ha fatto davvero un lavoro stupendo! 

E ringrazio anche thebetafangirl per tutto il sostegno! A proposito vi consiglio di leggere la sua nuova storia: "The Angels of Beacon Hills" un crossover tra Teen Wolf e TMR.

Ci vediamo fagiolini! 

The Maze Runner - AFTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora