XXVII - Di animali morti, incendi e incontri piccanti

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La luce filtrava poco dalle pesanti tende di broccato, lasciando la stanza quasi in penombra. Forse era meglio, perché nascondeva parte dei problemi e dei guasti di quella stanza, ma allo stesso tempo sembrava che la polvere e l'ombra opprimente stessero per divorare tutto, compresa lei.

Clary sospirò e tirò le tende bordeaux ai lati della finestra, sollevando grosse nuvole di polvere. Scoraggiata, lanciò un'ultima occhiata alla camera: il letto a due piazze, un baldacchino, era più o meno intatto, mala scrivania traballava e aveva dovuto metterci sotto un calzino a pecorelle appallottolato. Il tappeto era praticamente diventato la lettiera degli animali che in quei lunghi anni di abbandono avevano popolato la casa - ed erano stati quasi del tutto brutalmente scacciati nemmeno mezz'ora prima da un'Isabelle più che decisa a non ospitare qualche topo rognoso nel suo letto (1) - e puzzava come una fogna. La cacciatrice l'aveva già arrotolato e aspettava solo l'arrivo di qualcuno per farsi aiutare a gettarlo via, dato che era alto almeno due volte lei e pesante più o meno come un materasso, visto quant'era doppio.

C'erano due comodini con la vernice scrostata ai lati del letto e una lampada piena di ragnatele mentre, appeso al soffitto, il lampadario di cristallo e candele aveva perso molti pezzi finemente intagliati.

Ah, c'era anche un cactus ammuffito - davvero molto ammuffito - in un angolo, un armadio in cui aveva trovato la carcassa di un opossum (2) e una porta traballante che dava sul bagno più antigienico che avesse mai visto.

- Raziel, Clary, tu non puoi capire! Ho trovato una tana di scarafaggi nel mio letto! - praticamente urlò Jace, facendo irruzione nella stanza della fidanzata. Si grattava da tutte le parti, quasi come se temesse di avere ancora gli insetti addosso, e il collo e i polsi stavano già incominciando ad arrossarsi.

La rossa gli rivolse un piccolo sorriso: - Be', credo che sia la scusa perfetta per farti rimanere qui con me, allora. - ribatté, prendendogli il borsone dalle mani e poggiandolo accanto al suo, poco lontano dall'armadio e dall'opossum di cui ancora non si era liberata.

- Mi sembra una magnifica idea... - Jace si chinò a baciarle piano il collo, stringendole i fianchi: - ... Mia cara futura signora Herondale.

- Ottimo. Ora sbarazzati dell'opossum, amore. - Clary sbatté le palpebre ripetutamente, con un sorriso angelico che non avrebbe ingannato nemmeno un cieco.

Il cacciatore sgranò gli occhi, atteggiando i lineamenti in una smorfia esageratamente oltraggiata: - Ma... ma io... vengo qui, inizio a coccolarti e tu... tu mi dici di sbarazzarmi di un animale morto?! - starnazzò, falsamente esterrefatto.

- Mi sembra il minimo, considerando che sei venuto qui pretendendo d'infilarti nel mio letto senza nemmeno un invito a cena o un mazzo di fiori. - scherzò debolmente la shadowhunter, aprendo le ante dell'armadio. - Forza, prendi questo coso.

Jace entrò nella stanza, lasciando che la porta si richiudesse alle sue spalle, e fece una smorfia alla vista dell'animale putrescente. Si guardò intorno e afferrò la coperta impolverata sul letto per avvolgerci dentro la carcassa, avvolgendola ben bene dentro la stoffa verde pisello.

- Anche quello? - chiese, indicando il tappeto.

- Ce la fai? Non è esattamente il momento esatto per cadere dalle scale, sai?

- Certo che ce la faccio. Fosse solo anche per non farmi due viaggi con addosso puzza di pipì e putrefazione. Raziel, i miei capelli potrebbero cascare tutti solo a un metro di distanza da quel tappeto! Avrò bisogno di qualcosa come tre docce per togliermi l'odore di dosso! - borbottò, piegandosi sulle ginocchia e caricandosi il tappeto su una spalla.

Bussarono alla porta proprio mentre il cacciatore si stava dirigendo verso essa, e fu costretto a bloccarsi all'ultimo secondo con un borbottio indistinto.

Shadowhunters - City of MarbleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora