XXXI - TONIGHT, WE RISE! RISE IN REVOLUTION!

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NOTA BENE: Non ho mai fatto cose del genere, ma ci tenevo a farvi sapere che ho scritto il terzo paragrafo con Rise degli Skillet sparata nelle orecchie (la stessa del titolo e della citazione) e il quinto, invece, con Demons degli Imagine Dragons. Con questo non dico che dobbiate per forza ascoltarle, ma in specie la prima vi fa capire esattamente lo stato d'animo e la forza che ho tentato di mettere in queste parole, quindi vi sarei estremamente grata se metteste almeno Rise leggendo il terzo paragrafo ^_^









Our future's here and now,
here comes the countdown!
Sound it off, this is the call!
Rise in revolution!
It's our time to change it all,
rise in revolution!
Unite and fight, to make a better life!
Everybody one for all,
Sound off, this is the call, tonight, we rise!
Rise.
Tonight, we rise.
Rise.
Tonight, we rise!
[Skillet - Rise]



Luke riprese la sua forma umana, incrociando lo sguardo di uno dei tanti ibridi lì presenti e facendogli imperiosamente cenno di passargli i vestiti che stringeva in mano.

Le cose stavano andando bene, davvero bene, sul fronte guerriero: avevano sbaragliato i Nephilim, fin troppo pochi per poter sperare di vincere, e il mannaro sapeva benissimo che Melchizedeck era riuscito a catturare uno dei prigionieri evasi. Non gli aveva mai detto chi fosse, né perché avesse tanta importanza, ma non ci aveva pensato poi molto nemmeno lui: perché preoccuparsi di un tizio già spacciato?

Certo, le cose non andavano esattamente come dovevano andare su tutti i fronti, e c'era ancora da lavorare, ma Luke confidava che avrebbero potuto ricompattarsi alla fine della battaglia, dopo aver conquistato Alicante: gli ibridi incominciavano ad avere dubbi, dato che se anni prima si erano uniti volontariamente alla causa, adesso le nuove generazioni di bambini cresciuti sotto il controllo del suo amante iniziavano a farsi delle domande, come se fosse davvero giusto combattere in nome di qualcun altro e venir trattati come schiavi, se non ci fosse altro nel mondo, se non potessero avere una vita migliore.

Ovviamente tutto quello era vero, ma non sarebbe di certo stato Lucian a rivelarlo loro, portando ancor più scompiglio: per adesso, i sovversivi erano pochi, controllabili, quel piccolo mucchietto che aveva avuto modo di interagire con le grandi città mondane. Gli altri, cresciuti in cattività, erano facilmente controllabili, sebbene istigati dai rivoltosi.

E poi, be', Luke non l'avrebbe mai ammesso volontariamente, ma li temeva. Melchizedeck trattava quegli incroci alla stregua di uno schiavista, ma lui si rendeva conto che le cose erano ben diverse: soltanto perché non istruiti, gli ibridi erano tutto tranne che innocui per loro.

Fate che bevevano sangue, stregoni capaci di diventare lupi e vampiri con le ali, queste erano solo alcune delle più svariate stranezze che si trovavano in circolazione, e lui sapeva che già si stava lavorando alla creazione di licantropi non feriti dall'argento, succhiasangue capaci di stare alla luce del sole, stregoni senza segni demoniaci evidenti in nessun caso e perfino fate capaci di mentire: cos'avrebbe impedito loro, un giorno, guidati da un buon capo, di rendersi conto dell'immensa potenza che possedevano e sottometterli tutti, perfino Melchizedeck, che si vantava di essere il più forte tra gli incroci, ma poi disprezzava il suo stesso miscuglio di razze.

Si avviò verso l'ingresso della grotta, che si collegava tramite corridoi di roccia e gallerie sotterranee ad un intera base sottoterra.

"Non si può accedere da qui, signore, ordini di Melchizedeck", disse la guardia, facendosi avanti per bloccarlo: "Dovrete entrare dall'altro lato".

"E, di grazia, perché?", domandò, irritato.

La guardia gli rivolse uno sguardo controllatamente inespressivo: "Sorveglianza, signore, non so altro. Ordini di Melchizedeck.", ripeté.

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