13° Capitolo:

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Attenzione: ci sono descrizioni che possono risultare forti per un pubblico sensibile. Inoltre è presente un linguaggio forte.

Buona lettura e grazie mille per le così tante visualizzazioni <3

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" Entra nella sua casa sapendo bene che la madre non è presente. Getta la maglia sporca a terra mentre raggiunge la sua stanza da letto. Si ferma spaventata e sorpresa fuori all'entrata. Gennaro è seduto sul suo letto con i denti chiusi e i pugni serrati. Il suo petto è ingrossato come le sue narici. È arrabbiato, infuriato. La guarda con disprezzo ed odio.

<< Cosa ci fai qui?>> domanda Maria coprendosi con una maglia trovata sulla sedia,

<< o' saje chell ca' si dic adess?>> si alza minacciosamente, <<Ca' te vir' cu Amelia!>> si avvicina a Maria che intanto cerca di allontanarsi.

La schiena della donna diventa tutt'uno con la fredda parete bianca e Gennaro ad un palmo da lei, continua a dire: << Ma cos me fai sentì? Ca' te si vasat cu quell?!>>.

Intanto Maria trema sotto gli occhi ormai neri e accecati dalla pazzia di Gennaro. Alcune lacrime escono dagli occhi della ragazza sapendo benissimo cosa le aspetta, ma non si muove, continua a tremare e rimanere ferma in quel punto ormai presa dalla paura.

<< E cheste song cos ca' aggia sentì?>> continua lui.

Ma questa volta ad accompagnare la sua frase, c'è il rumoroso suono della sua mano che violentemente sbatte contro il viso della sua amata. Maria gira la testa e porta la sua mano tremante sulla guancia ormai arrossata.

<< Ricòrd ca' te ha abbandonàt! Si sul mia! Te agg ritt ca' nun te aia' avvicinà a lei!>> ed ecco un altro sonoro ceffone sulla sua delicata faccia.

La prende per i polsi e brutalmente la getta sul pavimento. Maria si rannicchia su se stessa e con dolore le lacrime scendono con sempre più rapidità.

Gennaro si avvicina a lei e coi piedi colpisce ripetutamente il fragile corpo della donna sottomessa. Non ha pietà di lei! La guarda coi suoi occhi feroci e colmi di disprezzo verso la donna che tanto giura di amare.

Maria tossisce e alcune gocce di sangue cadono sul pavimento accompagnato dalla saliva e le lacrime.

<< Si na' zoccòl!>> ripete tra un calcio ed un altro, << Si sul na zoccòl e' merd!>>.

Sputa sul suo corpo ormai ricoperto da lividi ma la sua vendetta non è terminata qui. No! La sua vendetta era ancora lunga, dolorosa, frustrante per la povera Maria.

La prende per i capelli sforzandola ad alzarsi. La getta sul letto e sbottona i suoi pantaloni pronto per servire la sua vendetta.

La guarda con quegli occhi da maniaco mentre lei stringe i suoi insieme alle mani che stringono le lenzuola. Le sue gambe tese ora sono ricoperte da graffi e lividi. Le grida di dolore e aiuto si espandono per tutta la casa, ma nessuno osa entrare li e aiutare la povera vittima.

<< Ecco cosa faccio alle puttane! Sei la mia puttanella con l'abito bianco, ricordalo!>> le dice prima di alzarsi ormai soddisfatto e uscire da quella squallida stanza dove Maria ormai in completa disperazione prega Dio per un aiuto.

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Al settimo atto mi alzo. L'avviso prima di allontanarmi da lei e scendere per raggiungere il bagno.

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