5º giorno

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Ilaria's p.o.v

Erano ormai cinque, sei, sette giorni.
Avevo perso il conto.
Tutto si era scombussolato dopo la morte di Matt.
Però ero andata avanti.
Avevo portato il mio culo fra rami e rami.
Spostandomi solo ed esclusivamente per via di essi.

Ora ero qui.
Gambe a penzoloni; come un po' tutti i giorni stavo riflettendo.
A volte pregavo. Speravo che la preghiera avesse potuto aiutarmi.

"Ehy Mello, Light. Dove siete? Mi avevate promesso alleanza." Era una voce nuova per me ma il suo volto era quello di un assassino.

"Pssss." Bisbigliai per poi saltare agilmente su un altro ramo.

"Siete voi?" Disse senza timore l'assassino.

"Psss." Ripetei, saltando nuovamente su un ramo nuovo.

Si stava guardando intorno come un'animale perso. I suoi occhi avevano le pupille dilatate.
Chiaro segno di paura.

E fu lì che tirai il coltello.
Alla sua schiena.
Mentre lui non poteva difendersi.
Come aveva fatto lui con Matt.

Ero uscita infine dal mio nascondiglio saltando giù dal ramo ed inginocchiandomi vicino al corpo morto.

"Tu non meriti salvezza." Gli avevo detto mentre dalla sua bocca usciva il sangue.

"Come hai potuto attaccare un ragazzo alle spalle. Soli i codardi lo fanno." Avevo detto ripulendo la sua bocca dal sangue.

"Io ti ho attaccato in questo modo barbaro solo per farti capire quanto sia brutto comprendere di morire ma di non sapere chi ti ha ucciso. Ma tu lo sai chi ha messo fine alla tua vita." I suoi occhi erano fissi su di me, poi iniziarono a spegnersi. L'ultimo rivolo di sangue uscì dalla sua bocca.

Era morto.

Gli chiusi gli occhi. Poi mi alzai e corsi via.

Non amavo uccidere.
Non l'ho mai voluto fare.
Ma lui mi aveva strappato via Matt, lo aveva tolto alla sua famiglia.
Non potevo permettere che vivesse ancora.
Però nonostante ciò sentivo qualcosa di sbagliato.
Qualcosa che non mi sarei mai aspettata di provare per quel ragazzo.
Dispiacere.


Arianna's p.o.v.

Io e Lawliet ce l'eravamo svignata nei boschi una seconda volta, senza una meta precisa.

Gli zaini erano stati tutti presi dagli altri, e per noi non c'era rimasto nulla.

Abbiamo patito la fame e la sete per due giorni e due notti, facendoci forza a vicenda per non morire.

Ora che però stiamo mangiando in silenzio, mi torna in mente la scena del ragazzo morto a cui abbiamo sottratto questo zaino pieno di cibo.

Stavamo saltando da un albero all'altro, per cercare delle prede da uccidere, quando improvvisamente sentimmo un urlo soffocato provenire dal basso.

Lawliet si fermò davanti a me, scendendo dall'albero immediatamente.

"Ma che fai? Risali, o potresti essere ucciso!" gli avevo sussurrato io, ma lui era già giù, e si stava avvicinando ad una sagoma non identificabile dal punto in cui ero io.

"Shhh! Scendi, vieni un po' a vedere"

Mi avvicinai, temendo il peggio, e realizzai che cosa avevo davanti a me.

L'unica cosa che mi permise di riconoscerlo furono quei suoi inconfondibili capelli bianchi, ma per il resto, era veramente impossibile da identificare.

Era quel ragazzo compagno di distretto di Matsuda, mi pareva si chiamasse Near.

Ora assomigliava più a un mostro che a una persona vera: era rivolto a pancia in giù, e aveva la schiena e anche un pezzo di gamba completamente squartato.

Il sangue sgorgava ancora a fiotti da quella grande ferita, sebbene fosse passato non so quanto tempo.

Mi coprii gli occhi, non volendo più assistere a quel macabro spettacolo. Era veramente troppo impressionante: non avevo mai visto una persona ridotta così dal vivo, mi era capitato qualche volta nei film, ma comunque io mi coprivo sempre gli occhi spaventata.

"Probabilmente è stata una belva feroce. Gli strateghi ne combinano di tutti i colori" aveva constatato Lawliet, per poi chinarsi verso il cadavere.

"C-che fai, non avvicinarti!" avevo urlato, disgustata, tirandolo per il braccio.

"Volevo solo.. prendere questo" aveva risposto, raccogliendo uno zaino. Mi ero resa subito conto che si trattava di uno degli zaini che gli strateghi avevano messo a nostra disposizione alla cornucopia.

Lawliet lo aveva raccolto, e poi, dopo aver rivolto un ultimo sguardo pietoso verso Near, ce n'eravamo tornati sugli alberi.

Adesso stiamo mangiando per la prima volta dopo due giorni di digiuno, ma io mi sento veramente una schifezza.

In effetti, è proprio vero: Mors tua, vita mea.

Stiamo davvero mangiando cibo che c'era nello zaino di quel ragazzo, stiamo veramente sopravvivendo grazie alla morte di quel ragazzo. È una sensazione orribile, mi sento una iena che mangia gli avanzi.

Mi viene da piangere, devo sfogare in qualche modo tutta la tensione accumulata in questi giorni.

Come posso vivere a discapito della morte di qualcun altro? Mi sto sentendo orribile...

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