Capitolo 4

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Non sapeva con precisione dove stavano andando, ma non le importava più di tanto. Voleva solamente uscire da quella casa.

"Per tua informazione stiamo andando ad una festa" disse Jake senza staccare gli occhi dalla strada.

Le feste. Da quel giorno erano diventate il suo incubo.

Sospirò profondamente. Forse aveva sbagliato, forse doveva solo chiudersi nella sua camera e restarci. Ma ormai era troppo tardi.

Doveva affrontare il suo incubo, come un nemico in una guerra. Quello che doveva fare era solo vincere.

Avrebbe vinto?

Sempre e solo supposizioni. Perché il futuro non puoi guardarlo come un film, che a causa degli spoiler, sai già cosa accade. Tu non sai niente. Ed è questo quello che fa paura, non sapere nulla.

La macchina si fermò in un parcheggio vicino a un grande locale, mai visto.

Scese dalla macchina e guardò il suo abbigliamento. Non era uno dei più adatti, ma di certo non aveva programmato di andare ad una festa.

Riuscì a udire la musica fino a lì fuori. Pensò che sarebbe tornata a casa leggermente sorda. Magari era una buona cosa per non sentire le chiacchiere di sua zia o Ryan.

"Ci sono delle persone della mia scuola, puoi anche fare amicizia con loro così quando verrai ti sentirai più a tuo agio conoscendo qualcuno" Jake si sistemò bene la giacca di pelle, continuando a camminare, e poi continuò: "Sempre se non andrai in quel cen-"Avril lo stoppò, capendo ciò che voleva dire.

"Non andrò da nessuna parte. Verrò nella tua scuola te l'ho detto" allungò il passo per arrivare più in fretta dentro ed evitare il discorso.

Aprì la porta del locale, devastandosi di una puzza tra alcolici e fumo.

Le luci colorate illuminavano tutto il locale, andando a ritmo di musica. Tutto quello le era troppo familiare. Non ci riusciva. Non riusciva a reprimere i suoi ricordi.

Sentiva qualcuno che la cercava di alzare, dopo che era caduta per terra per il forte giramento di testa. Aprì gli occhi, vedendo che la stanza non girava più come prima. Ci mise qualche secondo prima di mettere a fuoco, notando poi una ragazza davanti a lei.

"Tutto bene?" chiese preoccupata. Aveva un accento particolare – notò Avril ancora in attesa che ripigliasse del tutto i sensi.

Si alzò da terra, con l'aiuto della ragazza, la quale le porse la mano.

"Credo di si..." rispose vaga, non sapendo che risposta dare.

"Sono Vanessa piacere" come aveva immaginato Avril, non era americana. Vanessa non era un nome molto diffuso in America.

"Avril" rispose lei, non dando troppa confidenza.

Diede un'occhiata in giro, ma non vide niente di strano. Tutti ancora ballavano, ma sentiva che mancava qualcosa. Qualcuno.

Si ricordò di Azzurra.

Ma alla fine, cosa le sarebbe dovuto importare di sua sorella che era solamente uscita?

Anche se aveva una sensazione negativa.

Come se dovesse accadere qualcosa. Ma pensò che forse era solo impressione.

"Ascolta, sono venuta qui forzata, potresti accompagnarmi fuori? Dovrei chiamare mia madre così mi viene a riprendere" disse Vanessa, la ragazza mora che aveva appena conosciuto.

Forget To Remember || Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora