"Scusami davvero, non volevo dirtelo, anzi ritira tutto quello che ho detto, non fa niente, solo che alcune volte non so tenere a freno la mia lingua e le cose mi escono fuori in automatico, non ci rifletto e-" Madison cercò di aggiustare subito la situazione non appena vide la faccia di Avril sorpresa e scossa allo stesso tempo.
"Ehi, tranquilla" gli rispose lei. "Non hai fatto niente di male, forse ho sbagliato anche io a non parlarvene prima, ma non ho mai avuto nessuno con cui confidarmi quindi..."
Avril non aveva mai parlato con nessuno dei suoi genitori, neanche Vanessa sapeva di loro. Vanessa era al corrente solo di sua sorella, al contrario di Madison che non sapeva nulla.
Avril ricordò che lei non era stata l'unica a non parlare mai di loro, anche Azzurra con tutti gli amici che aveva non aveva mai nominato neanche una sola volta sua madre e suo padre.
Una volta Avril glielo aveva chiesto e lei gli aveva risposto: 'Sono cose della nostra vita privata che nessuno dovrebbe mai sapere. Il dolore lo viviamo noi, non loro, loro non sanno niente. Quindi, cosa cambia dirlo o no? Nessuno è in grado di condividere il dolore con te. Il dolore non si condivide, rimane unico e indistruttibile.'
Ma lei era stanca di dare ascolto agli altri. Voleva provare a condividere un pezzo della sua vita con qualcuno che non fosse sé stessa. Anche a costo di pentirsene.
"Andiamo fuori al cortile" ordinò Avril dimenticandosi delle lezioni che avrebbe avuto dopo.
Madison e Vanessa la seguirono silenziosamente, mentre si sedevano sopra a una delle panchine scolorite dal sole.
"Puoi anche non farlo, non sei costretta" la rassicurò Vanessa al suo fianco.
Avril scosse la testa "No, io devo farlo. Non posso tenere sempre tutto per me"
Prese un sospiro e iniziò ad aprire la bocca, richiudendola dopo pochi secondi. Da cosa avrebbe cominciato? Dall'inizio?
"Avevo sette anni quando a mio padre venne diagnosticato un tumore. All'epoca non sapevo neanche cosa fosse. Passarono mesi, e lui iniziò a sentirsi sempre più male, fino a quando un giorno la sua anima se ne andò. Ero così distrutta, vuota da non riuscire a crederci che mi avesse davvero lasciato. Che ci avesse lasciato. Amavo molto mio padre, come nessun'altra persona" deglutì rumorosamente. "Come se la cosa non bastasse, ci si mise anche mia madre a peggiorare le cose. Iniziò ad essere un alcol dipendente, una fottuta drogata di alcol" l'odio si fece sentire nel sangue ghiacciato di Avril. "Non si rendeva più conto della situazione, voleva come liberarsi di tutta la sofferenza che aveva. Ma chi non lo voleva? In quella casa tutti volevamo indietro l'uomo che avevamo tanto adorato, ma lui non poteva tornare da noi"
"O mio Dio" Madison aveva gli occhi lucidi.
"Mia madre iniziò a scaricare tutto quello che teneva dentro su di noi, talmente intontita dall'alcol. Ci litigava, ci urlava contro, e avevo persino iniziato a contare goni volta che ci dava uno schiaffo. Fino a quando non ho perso il conto. Alla fine, la signora che abitava vicino a noi aveva capito che qualcosa non andava, e chiamò la polizia. Automaticamente vennero gli assistenti sociali e ci dissero che dovevamo trasferirci da mia zia in America. E così facemmo. Io, e le mie sorelle, Azzurra e Linda" Vanessa trasalì al sentire il nome di Azzurra, ricordandosi di quella notte tanto calda quanto disastrosa.
"Mia sorella, Azzurra, il 10 giugno scomparve" Avril si girò verso Madison, ancora ignara della storia. "Il giorno dopo fu ritrovata morta da una coltellata profonda. La stessa coltellata l'ho sentita anche io quando ho saputo che anche lei non c'era più. Era come se avessi provato il suo stesso dolore. Io non sapevo più a che pensare della mia vita. Non sapevo, e non so, come andare avanti"
Avril si alzò dalla panchina chiudendo gli occhi e stringendo i pugni. "Questo per colpa sua! Questo perché se..." sospirò, alzando il tono di voce. "SE LEI, MIA MADRE, NON AVESSE INIZIATO A BERE, NOI SAREMMO ANCORA A LONDRA, CON IL CUORE ROTTO SOLO PER NOSTRO PADRE! INVECE, NON SOLO CI HA ABBANDONATO PER COLPA DI QUEL FOTTUTO ALCOL, MA SE N'E' ANDATA ANCHE LA PERSONA DI CUI MI FIDAVO DI PIU', MIA SORELLA. TUTTO QUESTO NON SAREBBE SUCCESSO, E DUE PERSONE, COMPRESA LA CAUSA DI TUTTO CIO', SAREBBERO RIMASTE NELLA MIA VITA!"
"Avril..." la richiamò Vanessa sull'orlo del pianto.
"Non puoi dare la colpa a lei di ciò che è successo" disse Madison, mentre alcune gocce salate le rigavano la guancia.
"SI INVECE!" Avril non ne poteva più.
Scappò via da quel cortile, ormai ombrato dalle nuvole che coprivano il sole, dirigendosi dentro la scuola sotto i richiami delle sue amiche.
Iniziò a sentire le lacrime bagnare il suo viso, e si fermò un attimo per riprendere fiato.
Si appoggiò sul muro, facendo scivolare la schiena lungo di esso, fino a toccare terra.
La terra, l'unica cosa stabile nella sua vita. L'unica che non si muoveva. Ma anche la terra aveva i suoi terremoti: si poteva distruggere tutto, come poteva rimanere tutto intatto. Ma in Avril, non era rimasto niente di intatto. Tutto era distrutto.
I singhiozzi si fecero sentire, ma li trattenne, notando di essere nel corridoio della scuola. Una persona stava venendo verso di lei, ma lei non aveva le forze per alzarsi e andarsene.
"Avril?" la chiamò il ragazzo difronte a lei.
Aaron?
"Cosa è successo?" era da giorni che Avril non sentiva la sua voce. Lo aveva incontrato in giro per la scuola, alle lezioni e si erano scambiate solo poche parole.
Avril non rispose, perciò Aaron si sedette accanto a lei.
I suoi capelli castano scuri erano leggermente scompigliati, mentre un paio di occhi tra il verde e il marrone la guardavano con aria preoccupata.
Avril si asciugò le lacrime, non volendo più piangere davanti a lui. Tirò su con il naso ed espirò l'aria.
"Capisco, non vuoi parlare" Aaron la capì, "Però voglio dirti io una cosa"
Avril chiuse gli occhi, lasciando dire ad Aaron quello che lei aveva bisogno di sentire.
"Non so cosa sia successo, ma non ho neanche bisogno di saperlo perché so che è qualcosa che ti far stare male e quindi non voglio che tu me lo ripeta. Prima te l'ho chiesto solo perché è una cosa che ti esce spontanea in queste situazioni" si fermò un attimo, poi continuò "Non sono bravo a fare discorsi di incoraggiamento o cose del genere però voglio solo dirti che qualsiasi cosa ti sia capitata, si andrà avanti. Passerà. Ogni cosa andrà in secondo piano se lo vorrai tu. Devi solo deciderlo. Devi solo decidere di dimenticartene perché ci sarà qualcosa di più importante che ti farà sentire felice. In primo piano c'è sempre la felicità. Certo, ciò che ti ha fatto star male rimarrà sempre dentro di te, ma sarà più leggero prima o poi. E se questo non succederà adesso, succederà dopo. Ma succederà"
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Forget To Remember || Cameron Dallas
FanficA volte la vita è una battaglia. Una battaglia di dolore, sofferenza e ostacoli. Come per la diciassettenne Avril Hall, la quale tutto le era stato strappato davanti ai suoi occhi. Dopo un'infanzia poco vissuta e disastrata dai problemi, credeva ch...