Capitolo 24

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Era da circa mezz'ora che Aaron l'aveva lasciata a riflettere su ciò che aveva detto. Ma Avril ancora non riusciva a capirne il significato.

La campanella era suonata, e si alzò da terra per uscire da scuola. Ma prima, doveva scusarsi con Madison e Vanessa. Aveva agito di impulso, quando loro non c'entravano niente.

Sorpassò ed andò oltre le persone che uscivano dalle classi, fino a trovarle lì, sulla soglia della classe, la quale Avril non ricordava di che corso fosse. Si avvicinò a loro, notando il loro sguardo dispiaciuto.

"Avril, davvero scusaci non avremmo dovuto chiedertelo" Madison iniziò, come sempre era solita a fare.

"Sono io a scusarmi. Scusate se ho reagito in quel modo, solo che non avendone mai parlato mi sono fatta prendere dalla rabbia e-"

"Ehi, ehi. Tranquilla, non devi scusarti di nulla. È normale che tu abbia reagito così" le fece un sorriso rassicurante Vanessa.

Avril aveva appena salutato Vanessa e Madison, incamminandosi verso l'auto di Jake per tornare a casa. Li stava aspettando appoggiata appena sullo sportello anteriore, rigirando tra le mani le chiavi di casa. Poco dopo li scorse arrivare, Jake per primo, mentre dietro a pochi metri da lui c'era Cameron, ma non era solo. Stava parlando con una ragazza, la stessa di quel sabato subito dopo che Avril si perse nel bosco, la stessa che era vicino a Cameron quando lei stava ringhiando contro Bart. I capelli ricci e scuri le svolazzavano mentre gesticolava con le mani prive di ogni decorazione: niente anelli, niente smalto. Le guance avevano una leggera sfumatura rosa pastello, lasciando il contrasto con i suoi occhi scuri e completamente al naturale. Insomma, una ragazza acqua e sapone. Tutto il contrario dalle molte ragazze di quella scuola, compresa Avril stessa, che portava quasi sempre una passata di mascara.

Cameron si era fermato a parlare, o meglio, discutere con la ragazza, ancora distante da Avril e Jake, che si era appena appoggiato al fianco di quest'ultima.

"Chi è?" chiese Avril incuriosita, rivolgendosi a Jake.

"Storia lunga" lei fece per ribattere, ma quando vide Cameron andare verso di loro si bloccò.

"Torna" urlò la ragazza ancora al posto dove poco prima erano fermati a parlare.

"Ci penserò, Hailey" rispose Cameron ancora dando le spalle alla ragazza.

La ragazza rimase lì immobile per un istante, con uno sguardo malinconico e arreso. Avril riconosceva quello sguardo: lo stesso di sua sorella poco prima di morire. Ma perché sua sorella doveva essere arresa? O doveva provare malinconia? Avril non se l'era mai spiegato. Era come se tutto ciò che la circondasse, la riportasse ad Azzurra. Perché doveva essere continuamente tormentata da lei e dalla sua morte? Scosse la testa, cercando di togliersi dalla mente tutto quello a cui stava pensando.

"Entri oppure vuoi rimanere lì ancora per un po'?" la derise Jake affacciato al finestrino della macchina.

Avril era rimasta a fissare la ragazza che in quel momento se n'era andata tornando all'interno dell'istituto, non rendendosi conto del fatto che doveva mettersi in macchina per tornare a casa. Perché sentiva che le stava sfuggendo qualcosa?

***

"Devo dirti una cosa importante" sua zia era entrata nella sua camera, poco dopo esser tornata da scuola. Si asciugò le mani ancora umide nello strofinaccio che aveva portato con sé, forse anche senza accorgersene. Probabilmente aveva appena finito le pulizie. I capelli castani erano raccolti con un fermaglio dietro la nuca, ma alcune ciocche svolazzavano davanti al suo viso. Si sedette alla fine del letto, mentre Avril, distesa con un libro tra le mani, abbassò gli occhiali da riposo che usava solamente per la lettura per scrutarla meglio. "Se sei venuta qui per farmi i tuoi soliti discorsi, è meglio che te lo risparmi perché non starò qui ad ascoltare mezza parola di quello che dirai" chiese Avril, impertinente.

La zia Rose emanò un enorme sospiro, afflitta. "Ancora non riesco a capire perché ti comporti così, Avril. Non ti ho mai fatto mancare nulla, non ti ho mai detto di no. Perché sei così arrabbiata con me?"

"Io non sono arrabbiata con te"

"E allora cosa c'è che non va? Mi rispondi sempre in tono brusco... io non capisco, davvero"

Avril avrebbe voluto dirglielo. Avrebbe voluto dirgli che la donna con cui stava parlando le ricordava troppo sua madre. Che quegli occhi color verde agghiacciante una volta l'avevano impaurita; che la sua voce era simile a quella delle urla spinose che l'avevano sgridata un milione di volte; che tutto di lei era simile a sua madre. Ma come poteva giustificarsi solo con questo?

-Flashback

Era seduta alla fine del letto, con una bottiglia tra le mani. Avril aveva rannicchiato le gambe, portandosele fino al petto, mentre la sua schiena combaciava con la sponda del letto. Quel giorno la donna sembrava tranquilla, ma Avril la conosceva fin troppo bene oramai. Sua madre non era mai tranquilla come sembrasse. Scolò nella sua bocca l'ultimo goccio di – quello che pareva agli occhi di Avril- birra, mentre poi la riportava tra le mani, vuota.

"Sai, mi fidavo di te" disse, mentre teneva lo sguardo passivo davanti a lei. "E invece mi hai disubbidito"

"Sono uscita anche io fuori mamma, dovresti rimproverarmi anche a me" Azzurra prese le difese per Avril, entrando all'interno della camera. Si accovacciò vicino ad Avril, mettendosi nella sua stessa posizione. Avril stava tremando: aveva paura. "Non sei sola" le sussurrò all'orecchio Azzurra. Le prese la mano tremolante, facendola combaciare con la sua.

"Voi due" la madre si girò verso di loro. "MI AVETE STANCATO. FATE SEMPRE DI TESTA VOSTRA" si alzò di scatto dal letto dove era seduta, lanciando la bottiglia in vetro contro il muro. Le bambine si rifugiarono tra di loro, proteggendosi dalle scaglie di vetro. Avril alzò lo sguardo per un attimo nel frattempo che sua madre occupava le sue orecchie con le urla, togliendo un pezzo di vetro dai suoi lunghi capelli rossi. Si specchiò in quel pezzetto di vetro, ma non vide nulla sennonché la sua anima in frantumi.

"I-io non lo so..." balbettò non sapendo che dirle.

La zia fece un'espressione confusa, poi però, le rughe del suo viso si estesero tornando alla loro normale forma. "Non fa niente, se non vuoi dirmelo va bene così" divagò, passando lo sguardo nell'ambiente circostante.

"Sai una volta tua sorella mi aveva detto una cosa su di te" sorrise, come al ricordo. "Mi disse che tu eri una persona particolare, diversa. Lei era sempre la solita perfettina che ha tutto nella vita. Si era anche auto criticata" Avril abbozzò un sorriso. "Invece tu no. Eri tutto il contrario. Io gli chiesi cosa c'era che non andava, e lei mi rispose semplicemente: 'Vorrei avere un po' della sua debolezza per sentirmi sola. Sono circondata da molte persone, ma nessuno è davvero in grado di essere accanto a me veramente. A volte preferirei essere sola'." La zia imitò le stesse parole che alcuni mesi prima Azzurra gli aveva confessato. Avril rimase lì, senza dire nulla.

Sua sorella la invidiava? Era impossibile.

Nessuno avrebbe voluto la sua vita al posto di quella di Azzurra.

Nessuno.

Ma Azzurra sì, l'avrebbe voluta.

"Perché sei venuta qui?" Avril interruppe il silenzio.

La zia Rose alzò lo sguardo verso di lei. "Ho trovato un lavoro. Un lavoro come segretaria nella stessa azienda dove lavora Ryan" si fermò un momento. "Solo che sai dove lavora Ryan, no? Riverside è a circa un'ora da qua, è lontano. Dovrei viaggiare ogni giorno per non lasciarvi qui. Perciò ho pensato solo di fare una settimana di prova e vedere se mi assumono" "Per questa settimana siccome dovrò rimanere lì, tornerà una persona a cui tieni molto per controllarvi" sorrise sua zia.

Avril lì per lì non capì. Poi ci rifletté. Si alzò in piedi, lanciando il suo libro sul letto. "Ian!"  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 17, 2017 ⏰

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Forget To Remember || Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora