Londra era forse la città più uggiosa che potesse esistere sulla faccia della terra. Era bellissima e piena di fascino ma il tempo non lo era altrettanto. Una giornata poteva iniziare con un sole raggiante e concludersi con un'irritante pioggia; ogni londinese che si riespetti ha sempre un ombrello rintanato in borsa.
Quel mattino si presentava soleggiato, anche se, data la condensa sui vetri delle finestre, doveva essere estremamente freddo.
Parker aprì l'anta dell'armadio e si mise alla grande ricerca di qualcosa da indossare per la scuola. Senza pensarci troppo s'infilò una felpa verde (presa in prestito dal fratello) che metteva in forte risalto i suoi lunghi capelli rosso fuoco che si distribuivano arruffati sulla schiena concludendosi con grossi boccoli e dei semplicissimi jeans. Non si era mai definita un'esperta di moda, principalmente perché non era un ambito che la interessava. S'infilò le sue amate converse nere e raggiunse il corridoio.
"James ti conviene essere pronto. Altrimenti ci vai da solo a scuola".
Sua madre riteneva che fosse ancora troppo presto per permettere a suo figlio di quattordici anni di andare a scuola da solo, perciò spettava a Parker il delizioso compito di accompagnarlo a scuola.
Bussò due volte alla porta della sua camera e il ragazzo si presentò già con la giacca e lo zaino in spalla.
"Sono pronto. Non c'è bisogno di fare tutto questo casino."disse ancora mezzo addormentato.
Nonostante avesse due anni in meno di Parker sembrava più grande di lei. Forse era dovuto all'altezza. James era già alto un metro e settanta mentre lei era una nanetta che a fatica raggiungeva il metro e sessanta.
"E poi, perché tu lo sappia, non mi dispiacerebbe per una volta andare a scuola senza baby sitter." disse guardando divertito la sorella.
"Anche a me non dispiacerebbe non doverti accompagnare, ma se dovesse succedere la mamma mi ucciderebbe."
In fila indiana scesero la scala e si ritrovarono davanti all'ingresso. La loro era la tipica casa inglese con moquette rossa e mobili vintage.
"Mamma noi andiamo." annunciò James uscendo da casa seguito dalla sorella.
"Fate i bravi."
La voce della donna sembrava provenire dalla cucina. Essendo una scrittrice di ricettari passava praticamente tutte le sue giornate a inventarsi nuove ricette e a metterle su carta, dando gioia a molte donne della sua età che compravano assiduamente i suoi libri.Per arrivare a scuola dovevano usare la metro, e non c'è nulla di peggio di una stazione metropolitana alle otto del mattino. Era persino difficile respirare dal tanto accalcarsi di persone.
Parker prese al volo il quotidiano del mattino che veniva distribuito gratuitamente ogni giorno all'ingresso della metro.Riuscirono a salire su un vagone appena prima che le porte si chiudessero e trovarono un buco dove sistemarsi. La ragazza iniziò a sfogliare il quotidiano interessata.
"È sparito un altro ragazzo." disse mostrando l'articolo a James. "È il sesto questa settimana." continuò preoccupata.
Il fratello non sembrava mostrarle tanta attenzione.
"Hai capito quello che ho detto?"
Gli diede una pacca sul collo per riesvegliarlo dai suoi pensieri.
"Si ho capito." disse massagiandosi il collo.
"La cosa assurda è che spariscono ragazzi maschi solo tra i 14 e 18 anni. Dovrebbe interessarti la cosa dato che rientri in questa fascia d'età." cercò invano di impaurirlo e metterlo in guardia.
"Probabilmente sono scappati di casa perché non sopportavano più le sorelle iperprotettive" rispose James lanciandole un'occhiataccia.
Parker finse una risata e richiuse il quotidiano. Mancavano ancore tre fermate prima del loro arrivo; per passare il tempo si mise ad osservare le persone che le stavano intorno. C'era una donna sulla cinquantina che indossava una giacca di un rosso acceso ed ingioiellata dalla testa ai piedi. Era abbastanza ridicola ma il suo sguardo trasmetteva tenerezza. Per la maggior parte invece erano uomini in giacca e cravatta che stringevano al petto la loro ventiquattrore e ragazzi con zaini e borse pronti ad affrontare un'altra giornata di scuola.
Dopo cinque fermate era arrivata l'ora di scendere e sgusciando tra la calca riuscirono a liberarsi.
Si avviarono all'uscita della metro quando Parker venne sorpresa alle spalle da Alice, la sua migliore amica.
"Buon primo giorno della settimana Key." annunciò con un largo sorriso Alice.
Aveva i capelli biondi raccolti in uno chignon disordinato e indossava i suoi nuovissimi occhiali da nerd, che andavano tanto di moda. Non era mai stata invidiosa della sua bellezza, lo era piuttosto del suo riuscire ad essere perfetta anche con una camicia a quadri da uomo e senza un filo di trucco.
"Non ricordarmelo. Sto già facendo il conto alla rovescia per il weekend" sbuffò sistemandosi lo zaino su entrambe le spalle.
"Forse non l'hai notato ma ci sono anch'io." intervenne James scocciato.
"Non passi inosservato fidati." disse lanciandogli un'occhiata maliziosa.
James gli sorrise incrociando il suo sguardo.
Parker intando assisteva alla scena disgustata guardando prima il fratello e poi l'amica e viceversa.
"Tu non fare la pedofila." indicò Alice che sghignazzava.
"E tu non guardare con quegli occhi la mia migliore amica."Chiaccherando del più e del meno raggiunsero la scuola di James. Dopo una camminata di dieci minuti raggiunsero il loro liceo e iniziò una normalissima giornata di scuola, che si concluse con una rissa nel corridoio tra due ragazzi dell'ultimo anno. Non capirono bene cosa avesse causato quell'atto, ma dalle voci c'era di mezzo una ragazza.
James avrebbe finito scuola nel tardo pomeriggio e sarebbe tornato a casa con il gruppo dei suoi amici teppisti, così li aveva nominati Parker. Si ficcavano sempre in qualche guaio, sia a scuola che fuori da scuola.Alice e Parker decisero di passare il pomeriggio insieme passeggiando per Piccadilly Cyrcus e guardando le vetrine.
"Hai pensato se accettare l'invito al cinema di Cris?" chiese Alice a Parker mentre stava ammirando un meraviglioso abito blu su un manichino.
"Non penso che accetterò." disse accostando l'amica davanti alla vetrina.
"Uno dei ragazzi più fighi della scuola ti chiede di uscire e tu vuoi dargli buca?".
Ripresero a passeggiare lungo la via facendo a volte lo slalom tra le persone.
"Semplicemente non è il mio tipo."
Alice la guardò di sbieco.
"Key quel ragazzo è il tipo di tutte."
Mentre Parker era intentanda a guardare una vetrina, vide qualcosa sfrecciare sopra la sua testa, come un grande uccello. Si voltò di scatto verso l'amica.
"L'hai visto anche tu?" chiese ma dall'espressione che assunse Alice, capì che non si era accorta di nulla.
"Ho visto sfrecciare qualcosa sopra le nostre teste, una sagoma di qualcosa." ora si sentiva un pazza.
"Te lo sarai immaginato." concluse l'amica prendonda a braccetto. "O magari stai diventanto matta." la prese in giro sorridendo.
Cambiarono presto argomento, anche se Parker non riusciva a togliersi dalla testa quello che aveva visto. Era sicura di non esserselo immaginato.Quella sera non riusciva a chiudere occhio. Era stanca. Stanchissima, ma continuava a ripensare a quello che aveva visto o forse creduto di vedere. A cena non ne aveva parlato, né con i suoi genitoti né con suo fratello. Aveva paura che l'avrebbero presa in giro fino alla sua vecchiaia.
Decise di alzarsi e andare a bere una bella tazza calda di camomilla per calmarsi un po'. Raggiunse la cucina con il suo pigiama a pois e prese la sua tazza preferita.
Una volta pronta la agguantò e a passi cauti tornó al piano di sopra. Stava per entrare in camera sua quando sentí un tonfo provenire dalla camera di suo fratello. Probabilmente era caduto dal letto, non era la prima volta che capitava, ma per sicurezza volle controllare. Appoggiò la tazza sulla moquette e si avvicinò alla porta della camera di James. Per prima cosa avvicinò l'orecchio ma non sentì nulla. Portò la mano alla maniglia e aprì lentamente la porta. La prima cosa che la colpì fu la corrente gelida che arrivava dall'interno della stanza. Spiò dentro con l'occhio. Il letto di suo fratello era sfatto e vuoto. Sul pavimento non c'era nessuna sagoma che sarebbe potuta essere quella di James. Aprì del tutto la porta e s'irrigidì.
La finestra era spalancata con le tende che svolazzano e di suo fratello non c'era traccia.
STAI LEGGENDO
The real Pan
FanfictionOgni settimana a Londra spariscono misteriosamente dei ragazzi, senza lasciare tracce. Parker Cross ha sedici anni: pelle chiara, capelli rossi boccolosi e profondi occhi color cioccolato. Svolge una vita normalissima: scuola, amiche, fratello teppi...