14.Il flauto di Pan

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I bimbi sperduti avevano organizzato una splendida festa d'addio per James e Parker. Il cibo abbondava più del solito e tutt'intorno all'accampamento erano state posizionate delle lanterne che creavano un'atmosfera molto suggestiva. Alla festa era stata invitata anche la principessa Giglio Tigrato, con cui Parker aveva legato in pochi giorni, nonostante il loro interesse per lo stesso ragazzo. Giglio Tigrato vedendo Pan così cambiato capì che Parker era la scelta migliore per lui. Era riuscita a trasformarlo in un ragazzo altruista, nonostante cercasse ancora di nasconderlo dietro ai suoi atteggiamenti da superiore.
"Perché hai deciso di tornare a casa?" chiese Giglio Tigrato infilzando un pezzo di carota con la forchetta. Si erano sistemate al limitare della foresta per avere un po' di privacy e poter intrattenere una conversazione tra ragazze.
"Io non appartengo a quest'isola. E nemmeno James. Abbiamo una vita a Londra. Non possiamo rinunciare a tutto." rispose guardando la principessa giocare con le ultime carote che aveva nel piatto.
"James la pensa allo stesso modo?"
Parker si voltò alla ricerca del fratello. Stava parlando allegramente con un bimbo sperduto.
"Ne abbiamo parlato per ore. E siamo giunti alla conclusione che anche a lui manca casa."
Giglio Tigrato appoggiò il piatto a terra alzando un angolo della bocca.
"E Peter?"
Sentirlo nominare le spezzò il cuore. Sapeva già il dolore che avrebbe provato una volta aver lasciato il ragazzo per sempre.
"Peter è stato comprensivo." fece un respiro profondo. "Mi mancherà. Mi mancherà tutto di questo posto. Mi mancherai tu. Mi sei stata vicina per tutto il tempo, e questo tuo gesto l'ho davvero apprezzato."
Giglio Tigrato sorrise mostrando una fila di dentini perfetti, per poi allargare le braccia ed abbracciare Parker.
"Mancherai anche a me Key."
Decisero infine di riunirsi al gruppo per passare il resto della serata tutti insieme per un'ultima volta.
Peter stava appoggiato ad un tronco, lo sguardo basso e le braccia incrociate. Cercava di non pensare a quello che sarebbe successo di li a poche ore. Voleva pensare solo al presente. Al presente in cui Parker non l'aveva ancora abbandonato. S'incamminò verso la ragazza, un punto rosso tra la folla. Stava parlando allegra con Felix. Quanto amava vederla sorridere.
Le si avvicinò apponggiando un mano sul suo fianco e tirandola verso di se sussurandole all'orecchio.
"Vieni con me." Pan dopo la breve sosta, riprese a camminare, accertandosi di sentire il passo leggero di Parker dietro di lui. Raggiunsero una radura vicina all'accampamento, tanto che si potevano sentire le risate e il chiacchiericcio dei bimbi sperduti.
Pan dava ancora le spalle alla ragazza.
"Volevo darti una cosa per non dimenticarti di me."
Parker intravedeva qualcosa tra le mani di Peter. Qualcosa che luccicava.
"Non potrei mai dimenticarti in ogni caso Peter." disse dolcemente.
Pan con un balzò volò alle spalle della ragazza. Le prese i capelli, facendoseli scorrere tra le dita. Era talmente morbidi che fu difficile lasciarli andare. Li spostò su una spalla, lasciando ben scoperto il collo della ragazza. Quanto la desiderava. Cercò di scostare dalla mente certi pensieri concentrandosi solo sul regalo.
Parker sentì qualcosa di fresco sfiorarle la pelle. Era una collana con una catenina sottile e un ciondolo d'orato che le scendeva appena sotto al seno.
Prese il ciondolo tra le mani, per vedere di cosa si trattasse. Era un piccolo flauto di Pan. Lo stesso flauto che aveva visto suonare tante volte al ragazzo.
"È bellissimo." Disse senza riuscire a smettere di sorridere. Pan la prese per i fianchi avvolgendola con le braccia e iniziando a baciarla sul collo scoperto, non riuscendo più a trattenersi. Parker tirò in avanti la testa sospirando. Si girò di scattò mordendosi il labbro. Peter avvicinò le mani al corsetto di Parker, iniziando a slacciarle il nodo che lo teneva tirato.
"Se vuoi posso fermarmi." Parker non rispose limitandosi a scuotere la testa, con uno sguardo che avrebbe potuto farlo sciogliere. Voleva Peter, lo voleva come non mai. Prese il controllo della situazione spingendolo contro un albero, facendo aderire i loro in corpi in maniera perfetta. Il cuore le martellava nel petto. Lo baciò, sentendo le sue labbra calde con un leggero gusto di menta. Trattene il respiro sentendo le mani di lui esplorare sotto la sua maglietta per poi toglierla e lasciarla semplicemente in reggiseno. Stavolta fu Pan ad invertire la parti, girandosi e facendo appoggiare la schiena di Parker sul tronco. Le mani di lei si muovevano tra i capelli del ragazzo, scompigliandoli con il suo tocco. Parker fece scendere sempre di più le mani, fino a raggiungere la cintura che gli teneva stretta la casacca verde militare. In un attimo la slacciò. In breve tempo si ritrovarono senza più nessun tessuto che poteva separarli. Peter la prese in braccio, con le gambe di Parker che gli avvolgevano i fianchi.
"Hai paura?" chiese Peter. Parker gli sorrise.
"No. Con te mai."
I loro corpi inziarono a muoversi ritmicamente. Le loro pelli nude scivolavano l'uno contro l'altra. Con le mani le teneva le gambe per non farla scivolare. I loro cuori battevano forte come mai avevano fatto prima. Avrebbero voluto stare li in eterno, continuare a baciarsi a stringersi a sentirsi vicini come non mai, ad essere un'unica cosa. Parker aveva immaginato la sua prima volta. Immaginava sarebbe successo in un letto caldo, con delle coperte morbide che l'avvolgevano ed un dolce profumo che si diffondeva per la camera. Quella non poteva definirsi proprio la prima volta che aveva tanto immaginato, ma era meglio di quello che poteva desiderare.
"Ti amo, ragazzina."
"Anch'io."
Il sole stava ormai calando sprofondando dietro l'oceano e portandosi via gli ultimi tocchi di luce di quella lunga giornata.

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