Erano passate alcune settimane dallo scontro con Uncino. Lui e la sua ciurma erano salpati la mattina seguente, senza lasciare traccia del loro passaggio sull'isola, se non il loro ricordo.
Non era mai stata tanto felice come in quei giorni. Tutti erano allegri; cantavano e ballavano senza mai fermarsi. Persino Pan era più sopportabile del solito. Almeno una volta al giorno Parker intratteneva un'accesa litigata con il ragazzo per le cose più disparate. La stupì scoprire che battibeccare con Pan era una delle cose più divertenti che faceva nell'arco della giornata. Litigavano certo, ma con una passione così travolgente che Felix continuava a domandarsi divertito, quanto tempo ci sarebbe ancora voluto prima che i due si saltassero addosso. James cercò di non farsi troppe domande su quale relazione ci fosse tra Peter e sua sorella. Era la prima volta che la vedeva così persa inconsapevolmente per un ragazzo e la cosa, doveva ammetterlo, lo faceva un po' ingelosire. La sua sorellona aveva un altro uomo nella sua vita e nel suo cuore ormai.
Un pomeriggio Parker dopo aver sbrigato le sue solite faccende di bimba sperduta, s'immerse nella foresta alla ricerca della laguna che l'aveva tanto colpita in passato. Pan aveva fatto realizzare una doccia solo per lei, perciò non aveva più bisogno di recarvisi. Era proprio come la ricordava. Pacifica, magica, isolata. Bastava guardarla per reprimere i pensieri indesiderati e trovare la quiete. Ed era quello di cui aveva bisogno. Continuava a pensare a Londra, a casa sua, a sua madre, a suo padre, ad Alice e a tante altre cose di cui sentiva la mancanza. Loro d'altro canto non avrebbero ancora potuto sentire la mancanza di lei e suo fratello, o chiedersi dove fossero finiti. Pan le aveva spiegato che il tempo passava in modo diverso sull'isola.
Raggiunse una roccia ai margini della laguna e vi si sedette sopra stringendosi le gambe al petto.
Avrebbe voluto lasciare l'isola che non c'è? A questa domanda non sapeva trovare risposta. Se non ci fosse stato Peter forse sarebbe stato più facile, ma ora era diverso. Ora tutto ruotava intorno a lui.
"Perché hai lasciato l'accampamento?"
Pan comparve tutto d'un tratto facendo sobbalzare Parker.
"Potresti non sbucare così all'improvviso?" disse alzandosi di scatto. "Prima o poi mi farai venire un infarto." Iniziò a cammirare sulle rocce allontandosi dal ragazzo che la guardava divertito.
"Parker dove diavolo stai andando?"
Non si voltò per rispondergli. Era troppo concentrata su dove metteva i piedi; quelle rocce erano umide e se non stava attenta sarebbe caduta in acqua.
"Sto cercando un posto dove stare tranquilla." Scelse accuratamente una nuova postazione e si sedette guardando verso la laguna.
"Cosa c'è che non va oggi ragazzina?" domandò mantendo la distanza che Parker aveva voluto creare tra loro.
Non rispose subito a quella domanda. Era troppo difficile dire quello a cui stava pensando, troppo doloroso. Ma doveva dirglielo.
"Io e James torniamo a Londra." disse trattenendo le lacrime. Stava per piangere e non volendo farsi vedere da Peter in quelle condizioni, si alzò ed iniziò a correre verso la foresta.
Una mano la trattenne dal scappare. Parker puntò lo sguardo a terra sentendo la prima lacrima bagnarle la guancia.
"Perché?" chiese Peter con un sussurro.
"Perché è la cosa giusta da fare."
Non voleva guardarlo in faccia. Non voleva vedere la reazione del ragazzo alle sue parole. Faceva troppo male.
"E questo quello che vuoi? Lasciare l'isola che non c'è, lasciare i bimbi sperduti?" fece una pausa respirando profondamente. "Lasciare me?"
Parker non rispose.
"Guardami Parker, ti supplico." La ragazza a quella frase carica di dolore non seppe resistere e alzò il viso ormai in un bagno di lacrime voltandosi verso Peter.
"Non voglio perderti." sussurrò avvicindosi alla sua guancia e stringendola a se.
Si allontanò leggermente dal suo viso in modo da guardarla negli occhi. Erano così belli. Di un color cioccolato fuso che potevano far innamorare chiunque li guardasse.
"Io ti amo."
Parker rimase senza fiato. Il cuore le martellava nel petto. Sentiva le farfalle nello stomaco e tutto il dolore svanì per un istante. Non poté più trattenersi. Avvicinò le labbra a quelle di Peter, sfiorandole leggermente. Il suo respiro caldo la faceva impazzire. Infine lo baciò. Un vortice di emozioni la travolse. Quanto aveva desiderato quel bacio, aveva immaginato tante volte le sue labbra combaciare perfettamente con le sue, e tutti i suoi sogni ora erano realtà. Una magnifica realtà. Pan la avvolse con le braccia stringendola forte a se, come se potesse volare via da un momento all'altro. I loro cuori battevano all'unisono creando una combinazione perfetta. Fu un bacio lungo, intenso e straordinariamente romantico.
Parker con una mano sul petto di Pan lo fece allontanare quel poco che le permetteva di vedere i suoi occhi.
"Ti amo anch'io."
Per la prima volta lo vide sorridere. Un sorriso sincero e spontaneo.
Parker ricambiò quel sorriso per poi incupirsi.
"Ti amo Peter, ma devo tornare a casa. Quella è la mia vita. Devo finire la scuola, ho tanti progetti per il mio futuro. Non sono fatta per restare una ragazzina per sempre. Sono pronta per diventare grande."
Peter l'avvicinò a se stampandole un dolce bacio sulla fronte.
"Non so come farò senza di te. Sei divenata tutto per me e niente potrà mai cambiare quello che provo." fece una pausa incapace di continuare. "Questa sera vi riporterò a casa."
La prese per mano e insieme s'incamminarono verso l'accampamento con la luce calante del sole.
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The real Pan
FanficOgni settimana a Londra spariscono misteriosamente dei ragazzi, senza lasciare tracce. Parker Cross ha sedici anni: pelle chiara, capelli rossi boccolosi e profondi occhi color cioccolato. Svolge una vita normalissima: scuola, amiche, fratello teppi...