2. Peter Pan

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Parker corse alla finestra. La brezza gelida le colpiva il viso come spine che le rigavano la pelle. Si sporse dal davanzale scrutando il paesaggio. La sua via fortunatamente non era una di quelle completamente al buio, ma era dotata di ben tre lampioni che illuminavano all'incirca tutto il vicinato. Aguzzò la vista e vide la sagoma di James svoltare alla fine della strada. Senza nemmeno pernsarci un secondo corse giù per le scale e uscì di casa senza prendere la giacca per ripararsi da qualla notte di ghiaccio. Non aveva neanche avvisato i suoi genitori, da una parte per non mettere nei guai suo fratello. Insomma, cosa diavolo ci faceva in giro per le strade di Londra alle tre di notte?
Percorse di fretta e furia tutta la via di casa, fino a girare all'angolo dove aveva visto la sagoma di James svoltare.
Lo vide in lontananza camminare tranquillo e deciso senza mai fermarsi o voltare la testa.
Parker iniziò a correre ma più si avvicinava a lui più le sembrava distante. Provò a chiamarlo più volte, ma James non faceva una piega. Non la sentiva.
Corse più in fretta per cercare di raggiungerlo. Sentiva i piedi doloranti; correre con le pantofole non era granché  confortevole.
La fronte era sudata nonostante il freddo. Non seppe valutare per quanto tempo avesse corso, ma di certo non era più nel suo quartiere.
Senza rendersene conto si ritrovò all'ingresso di Kengsinton Garden, che s'imponeva come una foresta oscura davanti ai suoi occhi. Non era consigliabile frequentare i parchi di notte, ma vedendo la silhouette di James muoversi tra i cespugli del parco, se ne infischiò e temeraria s'immerse nella natura.
Non c'era anima viva, nemmeno spacciatori o ubriaconi,  grandi frequentatori dei parchi dopo il calar del sole. Parker fece un sospiro di sollievo. Almeno non avrebbe incontrarto degli assassini spietati.
Si guardò intorno e si rese conto di aver perso di vista James. Camminò in cerchio senza notare nessun movimento sospetto.
"Maledetto dove ti sei cacciato."
Abbandonò il sentiero per intrifolarsi nella natura. Le piaceva stare in mezzo al verde, ma di certo non a quell'ora. Tutto le pareva minaccioso. Si sentiva un po' Biancaneve, quando per scappare dal cacciatore si ritrova in un bosco terrificante.
In lontananza sentiva uno strano suono. Una specie di musica si stava diffondendo nel parco. Erano dei tamburi e poteva distinguere anche la dolce armonia di un flauto o un qualcosa del genere. Cercò di capire da dove provenisse quella musica e ben presto, dopo varie sfuriate contro i cespugli che le s'impignavano di continuo nel suo pigiama di pail, si ritrovò alla fonte.
Non poteva credere a quello che stava vedendo.
Nascosta dietro un cespuglio, vide un gruppo di ragazzi incappucciati danzare intorno ad un fuoco. Parker rabbrividì davanti alla scena e per un attimo ebbe paura. Era una specie di rito satanico? Per quanto riusciva a vedere, esaminò il volto di tutti i partecipanti alla danza e di quelli invece che suonavano dei grossi tamburi africani. Vide facce sconosciute di adolescenti per poi incontrare, tra i ragazzi che ballavano, lo sguardo di suo fratello. Sembrava assente, come sotto l'effetto di una droga. Arrabbiata e infreddolita, senza alcun timore uscì dai cespugli e raggiunse il fratello.
"Si può sapere cosa diavolo stai facendo?" chiese, prendendo James per un braccio cercando di riportarlo alla realtà.
La musica s'interruppe tutto d'un tratto e i ragazzi smisero di danzare per volgere la loro attenzione sulla rossa.
Solo in quel momento si rese conto di quello che aveva fatto. Era stata così stupida da farsi vedere, gettandosi nelle fauci del lupo senza nemmeno chiamare la polizia o i suoi genitori. Tutti la fissavano con perfidi sorrisi e le si avvicinavano sempre di più. Si guardò intorno per poi rivolgere lo sguardo a James.
"Parker cosa succede?" Girò su se stesso "Cosa ci faccio qui e chi sono questi?" chiese sorpreso e spaventato.
Parker non capiva come facesse a non ricordarsi la sua lunga camminata e il suo animato ballo intorno al fuoco. Sembrava sorpreso quando lei.
"Bene bene bene."
Una voce si fece largo. Una voce che non proveniva da nessuno di quei ragazzi, ma giungeva da una zona buia tra gli alberi.
Dalla penombra sbucò un ragazzo che stringeva in mano uno strano flauto. Indossava dei vestiti verdognoli che lo facevano mimetizzare con la natura circostante. Al polso aveva dei polsini in cuoio e sui fianchi una lavorata cintura da cui pendeva un fodero.
Parker venne subito catturata da quella figura.
Avrà avuto sui diciotto anni se non qualche anno in meno. I capelli castano scuro erano disordinati e alcuni ciuffi gli ricadevano delicati sulla fronte, sotto la quale sbucavano profondi occhi blu. Il suo volto sembrava quello di un angelo innocente, se non fosse stato segnato da una risata che poteva spaventare anche il più coraggioso degli eroi. Parker stranamente non né fu spaventata, ma attratta.
Il ragazzo le si avvicinò. Era alto almeno quanto James.
"E tu da dove sbuchi?" domandò divertito.
La ragazza non capiva più nulla. Non capiva cosa stesse succedendo e chi fosse quella persona davanti a lei.
"So che sono così affascinate che le ragazze davanti alla mia figura perdono la parola, ma ti conviene parlare se non vuoi che ti trapassi con la mia spada." con la mano accarezzò il fodero della sua amata arma.
"Non so perché mi trovo qui, ma non ti permetto di rivolgerti così a mia sorella." disse furioso James, avvicinandosi minacciosamente al ragazzo misterioso.
Questo rise di nuovo.
"Per tua fortuna non ti punirò per queste parole. E non sono in vena di uccidere nessuno stasera." Levò la mano dalla spada e portò i palmi sui fianchi. "È una bella serata dopotutto." continuò cercando conferma nei ragazzi che lo circondavano.
"Quindi non fatemi arrabbiare o ve ne pentirete."
Inutile dire che a Parker non piaceva per niente quel ragazzo. Arrogante e impertinente e in più l'aveva anche minacciata. Come se avesse davvero avuto una spada. Era solo un bambino che giocava a fare il cattivo.
"Se pensi che le tue stupide minacce mi facciano paura ti stai sbagliando. Hai trovato la ragazza sbagliata da spaventare. Non sono tipo da farmi intimorire." disse avvicinandosi coraggiosa al ragazzo dai vestiti verdi.
Questo sghignazzò.
"Sei tosta." Si avvicinò fin troppo al viso di Parker. Si guardarono per diversi secondi. "E sei anche bellissima." disse maliziosamente, con l'intento di metterla in difficoltà e farla cadere ai suoi piedi. Ma non fu così.
Parker non smise di guardarlo in cagnesco.
"Non so chi tu sia, ma io e mio fratello adesso ce ne torniamo a casa." non perse per un momento il contatto visivo che si era instaurato tra loro.
"Giusto non mi sono ancora prsentato. Che maleducato." Si allontanò da Parker e si presentò platealmente.
"Sono Peter. Peter pan." fece una breve pausa. "E voi due non andrete da nessuna parte."
L'ultima cosa che vide fu un segnò di consenso del ragazzo e poi tutto divenne buio.

The real PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora