Il cuore le batteva talmente forte che creddette davvero che le sarebbe saltato fuori dal petto da un momento all'altro. Le gambe rigide e le braccia distese lungo i fianchi intrappolate dalle mani di Peter, appoggiate al gelido pavimento.
"Sei venuto a prendermi?" domandò incredula guardandolo negli occhi. La sovrastava con tutta la sua figura. Non sentiva il suo peso, in quando il ragazzo si teneva leggermente sollevato con le mani, in modo da non far aderire inappropriatamente i loro corpi. Quando respiravano però le loro pance e i loro toraci si sfioravano appena, facendo crescere il desiderio di un contatto più ravvicinato.
"Dubitavi di me?" Si mise in piedi e tese una mano a Parker, aiutandola ad alzarsi.
"Pensavo non t'importasse nulla." disse con una vena involontaria di tristezza.
"Pensavo mi odiassi." La tirò per la mano verso di lui facendola rimbalzare sul suo petto. Parker confusa si ritrovò per l'ennesima volta vicinissima a Peter, con le mani di lui che le stringevano leggermente i polsi come per bloccarla dal volersi liberare. Ma, in ogni caso, lei non ne avrebbe avuto intenzione, almeno non la sua parte irragionevole. Alzò il viso per guardare Peter negli occhi.
Quella parte irrazionale, impulsiva e forse anche stupida, continuava a suggerirle di baciare quel ragazzo, di passare le mani tra i suoi capelli castani; la parte razionale, invece, la voleva ancora sulla difensiva nei confronti di Pan, ed era quella che decise di ascoltare.
Si divincolò dalla stretta liberandosi i polsi.
"Infatti è così." disse cercando di essere il più credibile possibile. Raccolse la candela da terra appoggiandola sulla cassettiera. Pan non disse più nulla.
"James?" Parker venne colpita come un fulmine dal ricordo del fratello sdraiato a terra, addormentato profondamente a causa delle bacche avvelenate da Uncino.
"Sta bene. Tutti i bimbi sperduti si sono risvegliati dopo circa un'ora dal tuo rapimento. Sono qui fuori in attesa del mio segnale."
"Quale segnale?" chiese confusa.
Pan sollevò un sopracciglio.
Quanto era sexy quando faceva quell'espressione con le sopracciglia pensò Parker mordendosi il labbro. Scosse la testa sentendosi terribilmente stupida.
"Il segnale per liberare il coccodrillo." sghignazzò vedendo la rossa confusa.
"Tu cosa? Non puoi semplicemente portarmi fuori dalla finestra volando senza dover liberare un feroce coccodrillo?" Senza accorgersene il suo tono di voce da un sussurro si era alzato decisamente di tono.
Pan incrociò le braccia atteggiandosi da gran maestro.
"Primo: Uncino non la deve passare liscia per quello che ha fatto, ovvero rapirti." Fece una pausa facendo segno a Parker di voltarsi in direzione della porta della cabina.
"Due:.."
Sulla porta spalancata se ne stava appoggiato Uncino con le gambe incrociate e la schiena che aderiva all'uscio.
"Il tuo strillare ha svegliato mezza nave."
Con un balzo Pan si mise davanti a Parker facendole da scudo, sfoderando la spada e puntandola verso Uncino.
"Non ho strillato comunque." sussurrò la ragazza all'orecchio di Peter. Questo sorrise divertito senza commentare per poi assumere il suo solito sguardo da cattivo della situazione.
"Cosa ti avevo detto?" Domandò il capitano a Parker tirando fuori a sua volta la spada.
"Avevo ragione come puoi vedere. È venuto a salvarti e ora morira." Si mise in guardia e affondò la spada in avanti. Peter parò abilmente facendo una giravolta. Quant'era esibizionista pensò Parker roteando gli occhi.
"Non prima di aver ucciso te." Parò di nuovo e con tutta la voce che aveva in corpo emise un ululalto che si diffuse per tutta la cabina rimbalzando sulle pareti.
Quello doveva essere il segnale. Si sentirono infatti degli ululati di risposta provenire dalla foresta. Dopo una serie di affondi e parate, Uncino decise di spostare la battaglia sul ponte indietreggiando un passo alla volta, senza mai abbassare la guardia e continuando a lottare con il suo peggior nemico. Sul ponte della nave era scoppiato una vera e propria guerra. Erano arrivati i bimbi sperduti in loro soccorso. Ognuno di loro stava combattendo con dei pirati. Parker si guardò intorno cercando di star lontano dallo scontro, alla ricerca di una spada. Corse nella cabina del capitano chiudendosi la porta alla spalle. Doveva pur esserci un'armeria. Scrutò nell'oscurità che regnava nella stanza. Vide un gigantesco armadio che in precedenza non aveva notato. Si avvicinò e aprì l'anta facendola cigolare. Dentro c'erano pistole di vario calibro e un paio di spade ben affilate. Parker allungò la mano titubante raccogliendo una spada. Non aveva idea di come usarla, ma almeno ora aveva qualcosa con cui difendersi. Un rumore alle sue spalle la destò. Un pirata alto aveva appena fatto il suo ingresso. Aveva una lunga e sudicia barba. Portava una bandana in testa dalla quale sbucavano dei ciuffi di un colore indefinibile dal quanto erano sporchi.
"Ma guarda chi ho trovato qui. Ciao piccola!" Il pirata sconosciuto le si avvicinò lentamente, senza però puntarle la spada addosso. Parker al contrario la stringeva tra le mani. Si sentiva sul punto di svenire.
"Cose pensi di fare con quella?" dicendo questo il pirata si gettò in avanti prendendo la lama di Parker con una mano, che iniziò a sanguinare. Aveva le mani sudate e l'uomo tirava talmente forte che se la fece scivolare tra mani. Ora era disarmata. Cercò di mantenere il controllo, nonostante le lacrime le rigassero il volto. Il pirata avanzò verso di lei e con un gesto rapido la prese per il collo con un braccio per poi bloccarle le mani dietro la schiena con una sola mano. La mano libera invece la fece scorrere sulla pancia e sui seni della ragazza.
"E ora mi divertirò un po' con te." disse iniziando a baciarla sul collo.
Non riusciva a liberarsi. Era troppo forte e lei troppo debole. La mano del pirata continuava ad esplorarla. Parker non riusciva a non pensare a quello che sarebbe successo. Perché doveve essere così debole? Le lacrime scendevano imperterrite. Prese coraggio e con il tallone pestò con tutta la forza che aveva il piede del pirata. Questo si piegò per il dolore lasciando la presa sulla ragazza che recuperò la spada puntandola verso l'uomo dolorante.
"Stupida ragazzina ora te la faccio pagare." si riprese dal dolore e si scaraventò su Parker una seconda volta, ma in un istante il pirata si ritrovò accasciato a terra con una spada infilzata nella pancia. Parker trattenne il respiro. Aveva ucciso un uomo."Pensi davvero che prova qualcosa per te?"
Uncino saltò su una panca evitando un colpo alle gambe. Con un balzo anche Pan si ritrovò sulla panca senza mai smettere d'intrecciare la lama con il capitano.
"Pensi davvero che resterà qui con te?" Sapeva benissimo quello che Uncino tenatava di fare. Voleva ferirlo, neutralizzare tutta la sua energia e motivazione a combattere.
Provava a non dar peso a quelle parole. Cercava di convincersi che tutto quello che Uncino stava dicendo fosse falso. Con un saltò mortale in avanti saltò a terra e corse sugli scalini, richiamando a se Uncino con un movimento della mano. Lanciò uno sguardo veloce a James. Se la stava cavando bene. Gli aveva detto di aver fatto per anni scherma perciò non era troppo in pensiero per lui. Uncino lo raggiunse.
"Vuole andarsene, Pan. Non vede l'ora di trovare un modo per lasciare questa maldetta isola." sogghignò notando il viso del ragazzo farsi pian piano meno sprizzante ed irritante.
Salirono uno scalino continuando a combattere. Pan abbassò lo sguardò per vedere dove mettere il piede. Essendo di spalle faceva fatica ad indietreggiare facendo le scale al contrario.
"In fondo perché dovrebbe tenere a te? Sei un demone e lei..beh..lei è perfetta." Fecero l'ennesimo scalino.
"Stai zitto." urlò Peter in preda all'ira.
"È dolce, gentile, intelligente. Perché dovrebbe scegliete te? Ti odia. L'ha detto più volte anche a te."
"Smettila!" Pan facendo il gradino successivo inciampò ritrovandosi sovrastato dal corpo di Uncino che gli puntava la spada alla gola.
"Questa volta non indugerò come ho fatto in passato, demone." Uncino iniziò ad esercitare una lieve pressione con la punta della spada sul collo del ragazzo che rimase inerme, guardando il cielo stellato.
"Addio Peter Pan." Il sangue rigava il collo del ragazzo sporcandolo di rosso.
"Nooooo Peter." Parker corse sulle scale e saltando in spalla ad Uncino gli fece perdere l'equilibrio per un secondo, non abbastanza però da farlo cadere. Uncino riprese il controllo di sé prendendo Parker per la sottoveste e buttandola vicino al suo peggior nemico.
"Vuoi dirgli addio tesoro?" disse puntando la spada ora sulla ragazza, senza mai perder d' occhio Pan.
Parker si girò sul fianco fissando Peter incantato a guardare le stelle.
"Peter ti prego. Non arrenderti." Stava piangendo e stranamente non se ne vergognò. "Peter io devo tornare a casa, per molte ragioni, ma questo non significa che io non tenga a te." Allungò una mano dirigendo il viso di Peter verso di lei in modo da guardarlo negli occhi. "Tu non sei un mostro Peter. Sotto la tua maschera da bullo si nasconde un ragazzo meraviglioso pronto a correre in aiuto dei suoi amici in caso di pericolo. Io.."
Lentamente si avvicinò a Peter socchiudendo gli occhi e premendo le labbra sulle sue. Erano morbide come aveva immaginato. E calde. Il cuore le batteva forte e lo stomaco si lamentava, ma era un lamento tanto piacevole. Uncino la prese per un braccio e la gettò giù per le scale.
"Stupida ragazzina." Vedendo Parker svenuta riportò l'attenzione su Pan che per sua sfortuna era sparito.
"Pannnnn!!! Fatti vedere codardo." Gridò talmente forte da far fermare i combattimenti. Tutti iniziarono a scrutare il cielo alla ricerca del ragazzo. Una voce si fece largo sulla nave.
"C'è qualcuno che vorrebbe tanto rivederti." disse Pan ancora invisibile agli occhi degli ascoltatori.
Un ticchettio proveniente dal mare risuonò nella notte.
Uncino iniziò a sudare.
"Il coccodrillo."
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The real Pan
ФанфикOgni settimana a Londra spariscono misteriosamente dei ragazzi, senza lasciare tracce. Parker Cross ha sedici anni: pelle chiara, capelli rossi boccolosi e profondi occhi color cioccolato. Svolge una vita normalissima: scuola, amiche, fratello teppi...