Incubo

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Prima del capitolo vorrei ringraziarvi tutti perché il libro è arrivato a 5000 visualizzazioni!!! Mai avrei pensato di poter veder comparire quel numero, eppure è arrivato. Grazie mille, soprattutto a voi che continuate a leggere ogni capitolo.
Ne approfitto per avvisare che tra poco il libro giungerà alla conclusione, perciò aspettatevi un bel finale!

Buona lettura.
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Sofia.

Bussarono alla porta ma io ero impegnata in cucina.
- Matt apri tu?- gli urlai cercando di farmi sentire fino al salone.
- Ok- rispose Matt e con molta pigrizia decise di fare questo faticoso gesto.

Aprì la porta bloccandosi davanti ad essa. Non capii il perché di questa reazione finché non mi avvicinai per scoprire il motivo di quel silenzio.
Dall'amara sorpresa lasciai cadere il piatto che tenevo in mano, provocando la rottura in mille pezzi di esso così come avvenne con il mio stato d'animo.

L'incubo si stava riappropriando dei miei sogni.
La figura che meno mi sarei aspettata di vedere ancora nella mia vita era davanti a me: Gianfranco.

Matt gli chiuse istintivamente la porta in faccia senza lasciarlo parlare.
L'insistenza di quell'uomo era però impressionante; suonò il campanello così tante volte che tutto il condominio si era affacciato a vedere cosa stava accadendo.

Tutto avvenne in fretta e il tempo per soffermarsi a pensare era inesistente.
Ormai al limite della sopportazione dell'assordante rumore, aprii.

Lui se ne stava comodamente appoggiato sull'uscio della porta con sguardo impassibile, quasi fiero di trovarsi lì.

- Che ci fai qui?- urlò Matt con lo sguardo infuriato.

- E da quando in qua tu frequenti persone del genere?- ribattè seccamente Gianfranco.

- Vai fuori!- disse prontamente Matt.

- Dopo la tua chiamata ero perplesso sul perché mi avessi fatto il suo nome- commentò suo padre indicando nella mia direzione- poi però tua madre mi ha detto che ti porti a letto questa sciaquetta!

Un secondo prima che Matt colpisse il padre con un pugno, riuscii a bloccarlo. Matt non capì, anzi era alquanto sorpreso. Certo, sarei stata la prima a volerlo colpire, ma volevo spiegazioni sul perché fosse ritornato.

- Perché sei venuto?- chiesi freddamente.

- Hai perso anche la memoria? No, perché se è così ti sei scordata di scriverlo nella tua denuncia-

-Di cosa parli?-

- Fai pure finta di niente eh. Parlo di questa- e mi tese dinanzi a se un foglio in cui vi era una comunicazione giudiziaria, anzi una denuncia.

Non erano le denunce risalenti al periodo dei fatti, ma era di qualche settimana fa. In quel documento io denunciavo Gianfranco Galanti per aver corrotto la giuria e il giudice del tribunale durante il processo.
Sapevamo tutti che quell'accusa era più che fondata, ma vi era un grande problema: non ero stata io a denunciarlo.

- Io non ti ho denunciato, anche se avrei voluto, ma sappiamo entrambi come sarebbe andata a finire!- risposi fermamente.

- Con il lavoro che faccio questa denuncia mi costa la reputazione e lo sai bene, quindi non te la caverai così facilmente-

Stentavo a credere che dopo quello che era successo proprio lui venisse a dirmi quelle cose.
Quell'uomo non aveva dignità e vergogna.

- Sai mi sono informato molto su di te e cosa direbbe l'agenzia per cui lavori se vedesse queste foto?-

Mi mostrò le foto.
Ero scioccata.

Quelle erano le foto del servizio fotografico, photoshoppate con materiale pornografico.
Tutto quello che riuscii a pensare era riconducibile a una sola parola: schifo.
Dopo momenti di confusione tutto mi fu chiaro: l'unico a cui avevo parlato di ciò che riguardava la mia adolescenza era Matt ed era l'unico che avrebbe potuto fare quella denuncia e oltre a ciò, mi fu chiaro il perché dell'insistenza del mio capo a posare per quel servizio fotografico misterioso. Lei, infatti, era la sola a possedere le foto originali.

- Quindi cara mia puttanella, o ritiri la denuncia o queste foto potranno finire nelle mani sbagliate- concluse soddisfatto.

- Vattene- dissi inizialmente sussurrando.

- L'hai voluto tu!- continuò lui sorridendo.

- Vattene!-

E questa volta non solo urlai, ma la mia mano finì velocemente sul suo viso provocando un intenso rumore e un arrossamento sulla guancia.

Ero nera dalla rabbia.
Nulla aveva senso.

Come un fulmine a ciel sereno, arrivò improvvisamente una chiamata per Matt che provocò un silenzio tombale.

Rispose ed impallidì.

-Mamma sta morendo-

Queste furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.

Labbra rosso fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora