Sofia.
Mi svegliai di buon umore e mi fermai ad osservare il bellissimo panorama dinanzi a me. Una camicia sbottonata con il papillon slacciato attorno al collo e dei semplici boxer coprivano l'ormai conosciuto dio greco della bellezza, che si era addormentato sul mio divano.
Andai a preparare la colazione accendendo la radio ma non essendo abituata ad un pasto salutare, in cucina ero un vero e proprio disastro.
- Buongiorno- Matt si alzò dal divano venendomi incontro.
- Buongiorno- dissi raggiante.
- È bello vederti di buon umore, sono io l'artefice di tutto ciò?- chiese speranzoso.
- Credo proprio di no-
- Sei perfida- affermò scherzosamente anche se aveva pienamente ragione.
- Non hai ancora visto il mio lato peggiore-
- Non conosco molto di te, sembra che tu abbia sofferto molto- disse non certo di una mia risposta.
- Non ho avuto un'adolescenza facile- non mi capacitavo del perché mi confidassi con lui, mi sentivo libera di parlare di qualsiasi cosa, o quasi.
- Spiegati meglio- si sporse in avanti con un espressione interessata.
I ricordi di quel periodo riaffiorano all'unisono così come il dolore.
Notando il mio irrigidimento Matt riprese la parola:
- Sai, ti capisco, non è facile combattere contro i vecchi dispiaceri, ad esempio le tue crêpes bruciate-
Corsi a spegnere i fornelli: ero veramente un'incapace in cucina in particolare modo con Matt a distrarmi.
- Ti porto a far colazione da Pino-
Matt acconsentì con un cenno del capo e affrettò a rivestirsi.
- Smettila di spogliarmi con lo sguardo, se mi vuoi basta chiedere- commentò accorgendosi della mia faccia inebetita.
Sbuffai ironicamente e andai a cambiarmi: mi coprii con un paio di jeans, t-shirt, giacca di pelle e stivaletti con il tacco e con nonchalance uscii dalla camera con un velo di trucco e la coda alta.
- Guardare ma non toccare- ribattei alla sua affermazione precedente.
Uscimmo di casa diretti al bar, con Matt incurante del fatto che indossasse gli abiti della sera prima e non appena entrammo, vidi Pino compiaciuto.
- Buongiorno tesoro- ci sorrise.
- Ciao Pino, per me il solito- dissi.
- E per...?-
- Matthew- rispose gentilmente- prendo lo stesso-
Ci sedemmo ad un tavolino aspettando la colazione ma fummo interrotti dallo squillo del suo cellulare.
Il suo volto mutò l'espressione, dalla serenità alla preoccupazione, era teso, sembrava irriconoscibile, aveva sicuramente ricevuto una brutta notizia.
Corse via lasciandomi sola nel bar ma non ci rimasi male, anzi mi dispiacque vederlo così.
- Tutto bene?- mi sussurrò Pino.
- Si- dissi incerta.
- Comunque dimme che questo durerà più de un giorno- sembrava scongiurarmi- mi sembra un bravo ragazzo- concluse.
L'angoscia provata si prolungò per l'intera giornata, così mandai un messaggio a Matt." Tutto ok?"
Seguitò la sua risposta.
" Diciamo di si"
" Andrebbe meglio se venissi da te?"
" Sono all'ospedale"
L'ultimo messaggio mi creò un'enorme nodo in gola e dopo essermi fatta dire l'indirizzo, lo raggiunsi. Il motivo di quel mio fare protettivo era ancora oscuro.
Lo trovai all'ingresso dell'ospedale con il volto rigato dall'angoscia. Lo abbracciai a lungo, un abbraccio sincero che stando alla sua stretta, pareva rassicurarlo.
Dopo circa dieci minuti ci sedemmo su una panchina dove stetti ad ascoltare il suo racconto:
- A vent'anni mi sono trasferito in America, a New York, dopo aver vissuto per anni con solo mia madre. I miei hanno divorziato non appena saputa la notizia del mio improvviso arrivo; mio "padre"- mimò con due dita le virgolette nel pronunciare quel nome- è scappato proprio a New York ma non abbiamo un rapporto, solitamente vado da lui per chiedergli dei soldi poiché nessuno dei due si è mai interessato all'altro. Ho vissuto per 6 anni a New York finché proprio mio padre mi ha informato della malattia di mia madre, così sono corso a Roma ed ora lei ha avuto un peggioramento, i medici mi hanno detto che non è niente di grave, ma io non ne starei certo- concluse.
Mi strinsi a lui ancora di più per informarlo della mia vicinanza affettiva.
- Ti prego raccontami qualcosa della tua vita- mi implorò con uno sguardo supplichevole.
- Ti ricordi il meccanico dell'officina? Ecco quello è mio padre, il ragazzo con la bambina è mio fratello tuo coetaneo e mia madre viaggia sempre per lavoro. Non penso sia il momento più adatto per raccontarti i miei problemi, perciò rimanderei questo discorso ad un'altra volta- Matt annuì capendo le mie parole.
- Qui andrà per le lunghe, che ne dici di venire a casa mia così ti rilassi un po'?- proposi.
Matt accettò e durante il viaggio in macchina approfondì il discorso della malattia di sua madre: Simona aveva un tumore ancora alle fasi iniziali, perciò più facile da gestire anche se Matt aveva difficoltà a vederla soffrire, come biasimarlo, nessuno si sarebbe sentito meglio davanti alla sofferenza altrui, o quasi nessuno.I ricordi del passato si stavano rinfrescando facendo sempre più male.
Ci sono ferite che guariscono, altre che non si rimargineranno mai, solo l'abitudine di conviverci ci fa andare avanti.
Dopo essersi fatto una doccia, Matt divenne evidentemente più rilassato, scacciando via tutti i cattivi pensieri.
- Puoi dormire nel mio letto- lo invitai.
- E tu dove dormirai?-
- Oh, ovviamente nel mio letto, è pur sempre casa mia-
Mi stesi nel letto e poco dopo sentii la sua presenza. Il calore della sua pelle, il profumo, i capelli ancora umidi e i lenti respiri rendevano il tutto poco lucido. Mi avvicinai a lui finendo a contatto con il suo petto scolpito. Matt si strinse a me e quello fece traboccare la goccia nel vaso.- È impossibile resisterti- disse con un sussurro.
- Non resistermi-
Con uno scatto si posizionò sopra di me avvicinando la distanza a pochi centimetri. Si scaraventò sulle mie labbra con un bacio passionale, voglioso, spostandosi poi sul lobo dell'orecchio. Lo strinsi a me mentre lui fece scivolare le sue mani sotto la mia camicia da notte, salendo delicatamente fino a raggiungere il seno ma improvvisamente si bloccò.
- Non porti il reggiseno?- sorrisi maliziosamente- dio, sei fantastica- riprese il suo percorso più eccitato che mai, facendomelo capire dalla protuberanza nei suoi boxer. Gli tolsi la maglietta mentre lui fece lo stesso con la mia camicia da notte, spogliandoci pian piano del tutto per poi lasciarci andare al piacere.Non provavo determinate emozioni per qualcuno da anni ormai, lui invece era entrato come un tornado nella mia vita.
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A breve pubblicherò l'altro capitolo, non smettete di leggere la storia, anzi aiutatemi a farla crescere e continuate a informarmi delle vostre opinioni tramite i commenti.
Baci :*
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Labbra rosso fuoco
Romance"Matthew, vigile del fuoco di New York, è costretto a trasferirsi nell'eterna Roma dove però trova impossibile non sentirsi attratto dalla bellissima Sofia.. Cosa potrà mai accadere se un pompiere incontra una ragazza che non ha paura di bruciarsi?"...